RIFIUTI: SOTTO INCHIESTA LA GARA PER LO SMALTIMENTO ATO SUD
Firenze – E’ finita sotto inchiesta la gara da 140 milioni di euro per il servizio di raccolta e smaltimento dell’Ato (l’Autorità di ambito) Toscana sud, che riguarda i 103 Comuni delle ex province di Arezzo, Siena e Grosseto, compresa la Val di Cornia. E assieme ai consulenti della gara finisce sotto la lente anche Sei Toscana, l’attuale gestore a sud.
Lo stesso raggruppamento comprendente il colosso fiorentino Cooplat (con in più la Cft) che si è messo di traverso nell’Ato della Toscana centrale (Firenze, Prato, Pistoia) contestando davanti al Tar l’aggiudicazione provvisoria assegnata a Quadrifoglio, Publiambiente, Asm di Prato e Cis. Ma l’inchiesta sulla gara Toscana sud porta anche nuovi guai per Luciano Nataloni, ex cda di Banca Etruria.
L’articolo completo, tratto da Repubblica, può essere letto a questo indirizzo: http://firenze.repubblica.it/cronaca/2016/03/09/news/toscana_rifiuti_sotto_inchiesta_maxi_appalto_da_140_milioni-135072305/
______________________
COMITATO PER I BENI COMUNI SULLE INDAGINI DELLA PROCURA
Riportiamo integralmente un commento del Comitato beni comuni sull’argomento.
«Non ci sorprende la notizia che la Procura di Firenze avrebbe emesso vari avvisi di garanzia verso i responsabili dell’affidamento del servizio rifiuti urbani, da parte dell’ATO Toscana Sud, a Sei Toscana.
Anzi, diciamo subito che era l’ora che qualcuno indagasse su quelle scelte che, da molti anni, definiamo in evidenti violazioni di leggi, con il risultato pratico e concreto che siamo gli ultimi nella raccolta differenziata e i primi nel costo del servizio.
Lo abbiamo scritto e detto in conferenze stampa molte volte e, nonostante il coraggio e la libertà di cronaca dimostrata dalla Stampa locale, nessun responsabile di quelle scelte sbagliate ha voluto correggersi e cambiare rotta.
L’ultima volta è stato detto e registrato agli atti del Consiglio Comunale del Comune di Grosseto del 10 febbraio scorso, davanti a tutti i responsabili dei partiti di governo della città, competenti, perché noti avvocati o professori di Diritto o ex dirigenti del Coseca: non è lecito cedere annualmente con un contratto ad un soggetto privato le materie raccolte vendibili alle industrie, senza sapere quantità, qualità e valore registrati a consuntivo dell’anno precedente per lo stesso servizio, quindi senza sapere il probabile valore economico di ciò che si cede.
Inoltre, non si può mettere a gara un servizio e al contempo mettere condizioni tali che solo un singolo soggetto può valutare e concorrere alla gara.
Il tutto è spiegato con evidenti conflitti di interesse tra decisori politici e soggetti interessati solo a garantire il combustibile alla filiera dell’incenerimento.
Le alternative più convenienti ci sono e le abbiamo sempre indicate, ma ridicole sono
le risposte date dai responsabili delle scelte politiche locali, secondo cui bisogna aspettare che prima il mondo imprenditoriale decida di investire negli impianti di recupero di materia e, solo dopo la loro realizzazione, le Amministrazioni pubbliche potranno organizzare la raccolta differenziata spinta dei rifiuti e l’offerta sul mercato delle materie raccolte in modo differenziato. Con tali scelte si inverte completamente la logica economica, che impone gli investimenti solo a fronte di piani finanziari certi e concreti di utilizzo degli impianti da realizzare.
E’ ovvio che nessun imprenditore può investire in queste province quando tutte le scelte delle Amministrazioni pubbliche locali sono andate solo ed esclusivamente a favorire gli interessi legati alla filiera dell’incenerimento».
Comitato per i Beni Comuni