EDITORIALE: POCA “LIBERAZIONE” E POCHI LAVORATORI?

L’EDITORIALE                                   di Giuseppe Trinchini trinchini

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EDITORIALE: POCA “LIBERAZIONE” E POCHI LAVORATORI?

Corriere Etrusco “numero 145” del 03 maggio 2016.

1 maggio 2016Una festa “Della Liberazione” e una “dei lavoratori” un po’ strane in questo 2016 in Val di Cornia.

Il 25 aprile a Piombino  abbiamo avuto come “ospite d’eccezione” l’ex sindaco Anselmi, rimasto comunque molto legato “nel solco della continuità” alla città e alle sue dinamiche; idem il 1° maggio a Venturina, dove “ospite d’eccezione” è stata anche qui l’ex sindaca di Campiglia, anche lei ancora molto legata, nonostante gli incarichi istituzionali, al suo Comune.

Filo che univa le due manifestazioni è stata la scarsissima presenza del popolo e dei lavoratori.

Tolti i consiglieri comunali, i membri della locale federazione PD, gli addetti ai lavori, gli immancabili  e i precettati, la partecipazione in entrambe le manifestazioni era davvero ridotta ai minimi termini.

I motivi potrebbero essere molti, dalla crisi economica alla sfiducia nella politica, fino al potenziale maltempo. Ma il principale è stato, secondo molti commentatori, l’appropriarsi, da parte di qualcuno, di due eventi come il “25 Aprile” e la “Festa del lavoro” che invece dovrebbero essere di tutti indistintamente.

Rifondazione Comunista ad esempio ha commentato così la presenza sul palco dell’on Velo. Un’autorevole esponente del PD e del Governo «che contraddice le ragioni della manifestazione e introduce una contraddizione pesante e un elemento divisivo nel sindacato, perché […] ha votato tutti i provvedimenti che mirano a parcellizzare e distruggere il movimento dei lavoratori, a cominciare dal Job Act; in quanto esponente del Governo è una controparte nella contrattazione per esempio del pubblico impiego; e si tratta di una deputata del PD e ciò fa insinuare il dubbio che il sindacato abdichi alla propria autonomia instaurando, a Piombino e in Val di Cornia una stagione di collateralismo con un Partito».

Risultato oggettivo, a prescindere dai perché, è stata la ridotta partecipazione da parte della popolazione e dei lavoratori che non comprendono più, e quindi preferiscono stare a casa, come hanno fatto anche gli agricoltori locali, che hanno lasciato questo 1° maggio per la prima volta i trattori fermi, segno dello sfiorire di una bella tradizione, e forse anche dei valori ad essa legati.

Giuseppe Trinchini

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CORRIERE ETRUSCO N° 145

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