PIOMBINO: SENSO DI IMPOTENZA, BALLANDO SUL TITANIC
Piombino (LI) – Riportiamo l’ultimo editoriale di Valerio Perna dal sito “L’Etrusco” e una replica tratta dai “social Networks” dell’assessore piombinese Claudio Capuano, sul futuro di questa città. Nell’invitarvi a leggere attentamente i due commenti vogliamo ricordare ai nostri lettori che a Piombino questa amministrazione si è presentata con lo slogan “nel solco della continuità” con la precedente giunta, di cui condivide una parte degli assessori.
Per stimolare la discussione sul futuro di questo territorio possiamo ricordare un vecchio proverbio che dice «A questo mondo “c’è chi fa bene”, “c’è chi fa danni”, e “c’è chi fa discorsi”, ma che a domanda, tutti e tre ti risponderanno di essere il primo…».
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A PIOMBINO, IL SENSO DI IMPOTENZA
di Valerio Perna
Questo termine fu coniato nel secondo dopoguerra per definire la situazione dell’Europa quando si trovò a fare da comprimaria alle due superpotenze vincitrici, gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica. Dopo aver esercitato per secoli la sovranità assoluta sulle sorti del mondo, si trovò in una condizione che creava smarrimento: in una insostenibile leggerezza dell’essere, tanto per parafrasare dal famoso libro di Milan Kundera. Fatto sta, che la supremazia culturale, politica e militare dell’Europa era svanita nel breve giro di qualche lustro. Anche i possedimenti coloniali scricchiolavano e si annunciavano i preliminari della prossima decolonizzazione, per di più da pagare a caro prezzo in termini di uomini e mezzi.
Lo stesso senso di impotenza si vive oggi nel microcosmo piombinese, e senza quelle prospettive di boom economico che di lì a poco si concretizzarono negli anni Cinquanta, innescate materialmente e psicologicamente dal piano Marshall (con buona pace di chi lo avversava).
Oggi la città è silenziosa. Le persone parlano meno, le auto e i famigerati motorini circolano meno, i rumori della fabbrica sono comparsi. Ne ha guadagnato la qualità della vita? Sicuramente no! L’attenuazione dell’inquinamento è una circostanza favorevole se accompagnata dall’equilibrio psico-fisico. Nel nostro caso non è così. È presente una sofferenza silenziosa, diffusa, capillare, dovuta all’assenza di prospettive di lavoro.
Le statistiche correnti raccontano che il 44% dei giovani italiani nati tra il 1981 e 1995 si pone l’obiettivo di trovare un lavoro all’estero. Sono i figli dei baby boomers, nati tra il 1946 e il 1968, una generazione felice, che ha ottenuto molto, forse troppo.
La civetta dei quotidiani locali scriveva oggi, 20 maggio, in maniera emblematica: “Il governo deve intervenire presso le banche perché siano finanziati gli investimenti di Aferpi”. Ecco gettata la maschera, con buona pace dei premi ricevuti dal patron Rebab e con buona pace delle illusioni alimentate in città in questi ultimi due anni.
Il senso di impotenza è diffuso. Iniziamo dall’Amministrazione comunale. Mi racconta un assessore: “Il dramma è non sapere niente. Noi le notizie le leggiamo sui giornali come il cittadino comune”. Poi il Sindacato. Non ha interlocutori. Quindi i politici nazionali di riferimento, che ricordano i bei tempi quando si facevo pressioni in Finsider e si appianavano tutte le questioni.
Concludiamo con una nota positiva. Siamo certi che gli investimenti alla fine si faranno, magari con una firmetta del governo all’insaputa dell’Europa. Quindi arriverà il forno elettrico e sarà seguito dalla logistica portuale e da un settore di nicchia agro-alimentare. I cassaintegrati saranno quindi riassorbiti o pensionati. Anche i giovani avranno qualche prospettiva.
Il problema è che Piombino non è un paese, ma una città di circa 30.000 abitanti, in progressiva decrescita. Qual è il punto di arrivo? Il miglior consigliere comunale di opposizione mi disse 20 anni fa’: “I piani della maggioranza prevedono una popolazione di 20.000 abitanti per Piombino”. Non capivo i motivi di quella previsione. Ora ci siamo. Avevano capito tutto.
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CAPUANO: «NON SI PUO’ BALLARE INDIFFERENTI SUL TITANIC»
Non so se condividere o meno, o solo in parte… Il futuro, anche quello più imminente, è indecifrabile… Non credo, però, che i problemi, le incertezze, le difficoltà che Valerio Perna richiama nel suo editoriale riguardino solo Piombino. Mi giro intorno guardando più in là, lontano, anche molto più lontano; ma non trovo da nessuna parte né certezze, né ricette risolutive.
Tutto e ovunque è ormai concentrato sul presente, sulla fugacità del quotidiano, sul mordi e fuggi. Valori e sentimenti sono diventati merce rara. E tra il passato che non c’è più e il futuro che ancora non esiste, non resta che questo misero presente, così “precario” e insoddisfacente. Ed in cui, sappiamo ormai bene, che tutto ciò che ci troviamo, di ricevuto, o di costruito, è tutt’altro che scontato. Ma sappiamo altrettanto bene che la storia, non nuova a periodi come questo, non si é mai comunque fermata.
Proprio guardando alla storia, credo però che non dobbiamo lasciarci andare in attesa di ciò che verrà, crogiolandosi nella rassegnazione, nella lamentela, nella critica di tutto, nel torpore di un passato che non scalda e che, nolenti o volenti, non verrà più. Non credo in definitiva che dobbiamo passare le nostre giornate, per dirla alla Becket, “aspettando Godot”… Credo piuttosto – ricorrendo a metafore che ben più si attagliano alle mie esperienze passate – che si debba far di tutto per provare a metterci del nostro, impegnandosi perché, sanate le falle più gravi, la nave ritrovi la rotta e, prima o poi, un approdo sicuro.
L’alternativa, aspettando che la nave affondi, magari ballando indifferenti come sul Titanic, o polemizzando col comandante, o con l’equipaggio, o prendendosela con Dio, non servirà a salvarci. Forse è giunto il momento, anche a Piombino, di tirarci su le maniche, polemizzando di meno e impegnandoci di più, come persone, come cittadini e come comunità.
Claudio Capuano
(Facebook del 23-5-2016)
Purtroppo con la mentalità che ha distrutto la zona,pensando al solo acciaio per conquistare i voti,ha portato a questa situazione. Non è mai stato aperto ad iniziative private per diversificare,si è insegnato a non pensare e quindi non esiste spirito di iniziativa,ma solo attesa che lo stato crei occupazione. E’ inutile far proclami e illudere la gente con articoli giornalistici(?) non ci sono idee e il tessuto è distrutto. La colpa? non si vuol vedere o dire ma è solo di chi ha comandato tutto il territorio.
Sinceramente non riesco a comprendere la difficoltà di Aferpi a trovare un supporto finanziario.
Sono sicuro che le istituzioni politiche e sindacali si saranno accertate che, nell’atto costitutivo di Cevitaly (socio unico, proprietario di Aferpi), compaia il legame verso Cevital Group, che se ne faccia economicamente garante.
Questa verifica non ha motivo di essere stata omessa, visto che la costituzione di una società è rappresentata da un atto pubblico, oltretutto, nel presente caso, redatto presso uno studio notarile piombinese.
A questo punto, se c’è la garanzia di Cevital Group, che ha oltre 10.000 dipendenti ed un giro di affari superiore ai due miliardi di dollari all’anno, che problema c’è a concedere un finanziamento di poche centinaia di milioni ?
… o forse no ?
Paolo,le banche non ti concedono 700/900 milioni di euro per finanziare un progetto come quello di cevital per il semplice motivo che il mercato dell acciaio è saturo… o forse perché hanno capito che questo vuol prendere i soldi per farci altro.anche il russo di severstal aveva promesso milioni e milioni di investimenti…..
Hai perfettamente ragione, tuttavia ti vorrei dire che, per interpretare correttamente quanto ho indicato prima, è utile leggere con attenzione l’atto costitutivo di Cevitaly…
” …L’alternativa, aspettando che la nave affondi, magari ballando indifferenti come sul Titanic, o polemizzando col comandante, o con l’equipaggio, o prendendosela con Dio, non servirà a salvarci.” , non si capisce questa frase del Sig. Capuano, forse è stata trascritta in maniera sbagliata. In ogni modo, nessuna alternativa ci salverà per il semplice fatto che non esiste e nella situazione attuale è impossibile crearla.
Vogliamo scommettere che se Piombino desse in mano le sue sorti, almeno per un paio d’anni, a quegli stessi tecnici/amministratori/marketer che hanno fatto rinascere Amburgo (Germania), qualcosa comincerebbe a girare? Conosco perfettamente quella città e (con le dovute proporzioni ovviamente) ha avuto un lungo periodo di crisi invertito solo successivamente alla riunificazione tedesca. Ora è tornata a brillare e sapete attorno a cosa? Al suo porto… Ma di esempi simili ce ne sono tanti. Comunque, vi lascio un link, se vi va di leggere e guardare il video http://www.videovacanze.com/335/la-rinascita-di-amburgo-germania/
Grazie Carlo.
“se Piombino desse in mano le sue sorti, almeno per un paio d’anni, a quegli stessi tecnici/amministratori/marketer che hanno fatto rinascere Amburgo…”, noi non abbiamo bisogno di quei tecnici, ci bastano le favole che ci raccontano.