EDITORIALE: IL FUTURO, QUESTO SCONOSCIUTO
L’EDITORIALE di Giuseppe Trinchini
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EDITORIALE: IL FUTURO, QUESTO SCONOSCIUTO
Corriere Etrusco “numero 147” del 25 maggio 2016.
Una situazione complessa attende tutti noi nel prossimo futuro, a partire dall’ultimo rapporto IRES-CGIL che fotografa una situazione di grande preoccupazione per la Toscana. Accanto alla frenata delle assunzioni a tempo indeterminato e ad un aumento patologico dei voucher, il rapporto parla anche di un -25% della produzione industriale rispetto al 2007, e nuova crescita della cassa integrazione (da 9.2 a quasi 12 milioni di ore).
Una possibile risposta al declino economico in atto la da l’economista americano Jeremy Rifkin che parla di voltare pagina, e investire in innovazione, per dare vita a quella che lui chiama la terza rivoluzione industriale basata sulla “sharing economy”, l’economia della condivisione, che avrà nelle sue vene sangue digitale e come ricettori una rete internet pervasiva, quella che viene definita «l’internet delle cose».
Al continuo declino del Pil corrisponderà una diminuzione della produttività e dell’occupazione, e l’economista annuncia 20 anni di bassa crescita. Questo a causa dell’attuale crisi che, unita a quella ambientale causata da due rivoluzioni industriali basate su combustibili fossili, richiede oggi una risposta diversa. Un diverso modello economico per il mondo da realizzare nei prossimi 30-40 anni.
«Quello di cui abbiamo bisogno – commenta Rifkin – è una terza rivoluzione industriale basata su digitalizzazione delle comunicazioni, digitalizzazione dell’energia, digitalizzazione di mobilità e logistica. Servirà un lungo periodo di aggiustamento, ma la via è tracciata. Intere industrie sono già scomparse. L’internet delle cose aumenterà questa tendenza. Ci saranno morti e feriti, aziende spariranno e altre nasceranno. Ma il bilancio finale sarà positivo».
Queste analisi però sono lontane anni luce dalle questioni di cui si discute oggi anche nel nostro territorio, concentrato più su “narrazioni felici” e progressiva perdita di diritti del lavoro, magari in cambio di una manciata di mesi in più di cassa integrazione. Ma una cosa è certa: o noi entriamo nel futuro o il futuro mangerà, senza alcun rimorso, questo territorio e questa nazione.
Giuseppe Trinchini
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P.s. Riporto un commento di Patrizio Calarese dalla provincia di Teramo:
Solo la Val di Cornia?…Anche qui nel teramano stiamo assistendo alla desertificazione industriale, il turismo non é in grado di occupare tutti per 365 giorni l’anno, e penso non sará mai possibile.
La mia domanda é: come si acquisteranno i beni e i servizi, prodotti altrove a basso costo, se comunque non si ha un reddito? …questo modello di economia non funziona, in una famiglia se tutti spendono e nessuno lavora, una volta consumata ogni risorsa si finisce per morire di fame.
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