AFERPI, NOVITÀ SUL BLOCCO TFR E SU CONTO ANTICIPO
Piombino (LI) – E attesa per oggi la sentenza della Cassazione che potrebbe dopo anni sbloccare i soldi del Tfr (trattamento di fine rapporto) ai lavoratori ex Lucchini. Intanto è stato fruttifero l’incontro fra il ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda e l’amministratore delegato Aferpi Fausto Azzi che si è tenuto la scorsa settimana.
Sono state infatti sbloccate dal Ministero dello Sviluppo Economico le garanzie di «Sace», la finanziaria 100% partecipata di Cassa Depositi e Prestiti (quella che gestisce i libretti postali per intendersi, ndr), per il fido di Aferpi per circa 23 milioni di euro, anche se l’azienda spera che l’esposizione del nostro Governo potrebbe attivare anche ulteriori finanziamenti, facendo salire l’importo totale) e garantire così, la continuità produttiva dei laminatoi.
Ora per avere liquidità va terminata la parte burocratica con le banche per l’erogazione del prestito, ma con la firma a garanzia del Governo (e in molti si chiedono se sia legittimo che il nostro governo faccia da garante ad un impresa 100% straniera) le banche possono prestare soldi con la sicurezza che qualcuno alla fine glie li restituirà con gli interessi. Soddisfatti, ma prudenti, i segretari di Fim, Fiom e Uilm, perché la notizia garantisce per adesso la continuità produttiva.
E oggi intanto c’è attesa anche per l’udienza pubblica in Cassazione, che dovrebbe mettere la parola fine sulla vicenda del maxi risarcimento di 400 milioni chiesto dal ministero dell’ambiente nel 2013 all’amministrazione straordinaria Lucchini, «per danni ambientali».
IL Ministero dell’Ambiente è stato sconfitto sia in primo che in secondo grado, e se anche la Cassazione darà parere negativo, il commissario straordinario Piero Nardi aveva annunciato di avere la possibilità di versare il Tfr entro tre mesi.
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ARTICOLO 1 /CAMPING CIG: ORA FINITE LE FAVOLE E’ TEMPO DI FARE FATTI
Riceviamo e pubblichiamo integralmente sull’argomento un analisi dell’associazione “Articolo1 /Camping CIG”.
Piombino: dodicesimo mese dell’Era Cevital. Apprendiamo che sono state sbloccate dal MISE le garanzie di Sace, partecipata di Cassa Depositi e Prestiti, per dare ad Aferpi la possibilità di ottenere crediti dalle banche (circa 50 milioni di finanziamenti) e garantire la produzione dei laminatoi.
Un pannicello tiepido è stato applicato su una brutta piaga che necessita del chirurgo.
Aferpi non ottiene la fiducia delle banche neanche per le necessità “di cassa”, cioè per pochi spiccioli in confronto a quanto occorre per realizzare il progetto sottoscritto nell’ Accordo di Programma (SIDERURGIA con due forni elettrici, AGROINDUSTRIALE, LOGISTICA E PORTO): serve un miliardo di Euro, su cui attualmente Rebrab non è in grado di garantire nulla. Eppure il gruppo Cevital fu presentato come “Un gruppo in salute, che non ha debiti ma che percepisce 500 milioni di utili ogni anno, che negli ultimi 15 anni ha visto una crescita annuale del 34% e che dal 2012 ha deciso di investire all’estero “.
Noi lavoratori, nell’ approvare a larga maggioranza gli accordi sindacali difensivi al momento del passaggio in Aferpi, abbiamo pagato un duro prezzo sia in salario che in diritti per realizzare quel piano e oggi pretendiamo che gli accordi sottoscritti tra Azienda Sindacati e Governo siano rispettati integralmente con la piena realizzazione del PIANO INDUSTRIALE E SOSTENERE LA MASSIMA OCCUPAZIONE DEL PERSONALE e che, in caso contrario, sindacati, istituzioni (se occorre, anche la magistratura) ci tutelino da quella che potrebbe configurarsi come una “truffa” ( per usare il termine che usò Landini in piazza a Piombino).
Nulla è dato di sapere neanche a proposito dei 42,5 milioni dovuti (entro la fine di maggio) da Aferpi a SMS Demag, cifra necessaria per avviare i progetti di dettaglio dei nuovi impianti siderurgici.
Qui non si tratta più di ordinarie difficoltà momentanee. Ora siamo di fronte alla crisi finanziaria del piano complessivo concordato; crisi profonda e dall’ esito imprevedibile, che rende necessaria una decisa svolta nella conduzione di tutta la partita.
Come lavoratori ormai da un anno in cassa integrazione siamo molto preoccupati delle ipotesi, che il “Piano industriale di Aferpi” possa realizzarsi solo in parte e in tempi molto più lunghi di quanto fatto credere ai lavoratori e che quindi è necessario comunque premere sulla diversificazione economica per la tutela dei posti di lavoro. E’ necessario inoltre aver presente l’ ipotesi realistica del crollo sostanziale di gran parte del “Castello Incantato” (per ora fatto solo di carte) costruito da Cevital, propagandato da Rossi e Giuliani e garantito da Renzi.
Ecco alcune linee di azione a nostro avviso necessarie per una svolta sostanziale.
1) Richiesta di un incontro urgente con il presidente del Consiglio Renzi, da parte dei sindacati per una verifica definitiva delle capacità finanziarie di Aferpi nel sostenere il piano concordato, per verificare una volta per tutte la validità e l’attuabilità del progetto Piombino nella sua totalità cosicché non diventi un MIRAGGIO per i lavoratori e le loro famiglie ; in caso negativo si prenda atto della inaffidabilità dell’ interlocutore e il Governo si assuma dirette responsabilità per la tutela del settore secondo le linee di un Piano Siderurgico Nazionale.
2) Impegno di tutte le forze politiche, sindacali e istituzionali ( in primis i Sindaci della Val di Cornia) per la preparazione di una manifestazione a Roma, con presidio sotto palazzo Chigi per il giorno dell’ incontro: solo con una massiccia presenza si può imporre il “Caso Piombino” come caso di valenza nazionale e si può tentare di evitare che l’ incontro risulti solo una ennesima manovra dilatoria. Anche localmente, ogni appuntamento istituzionale importante sul tema, dovrà essere sottolineato da presidi e delegazioni di lavoratori e cittadini.
3) Forte accelerazione nell’ impegno delle istituzioni per lo sviluppo di una diversificazione economica nella “area di crisi complessa” : procedure burocratiche di emergenza per le autorizzazioni, aumento dei fondi per l’ incentivazione all’ insediamento di nuove imprese; avvio tempestivo delle bonifiche dei siti inquinati con trattamento e riciclo dei rifiuti del SIN (premesse di ogni posssibile diversificazione), difesa delle aree portuali dal rischio di un monopolio Cevital, “sblocco” del tratto finale della strada n. 398.
Finite le favole, è tempo dei fatti».
Coordinamento art. 1 – Camping CIG
Riporto stralci:
” sindacati, istituzioni (se occorre, anche la magistratura) ci tutelino da quella che potrebbe configurarsi come una “truffa” ( per usare il termine che usò Landini in piazza a Piombino).”
Questa faccenda passerà alla storia come la più grande truffa del secolo, a cui seguirà necessariamente:
” l’ ipotesi realistica del crollo sostanziale di gran parte del “Castello Incantato” (per ora fatto solo di carte) costruito da Cevital, propagandato da Rossi e Giuliani e garantito da Renzi.”
Mi pare di rammentare che Rebrab abbia già beneficiato di 50 milioni di denaro pubblico, erogato a favore del ‘Privato Incolpevole’ per le bonifiche (fino ad oggi non fatte).
Poi ha beneficiato delle integrazioni salariali dei propri dipendenti, sostenute dallo Stato in termini di Cassa Integrazione, Solidarietà, etc.
Adesso si aggiungono altri ventitrè milioni (che paiono destinati a diventare cinquanta) garantiti dallo Stato, il quale finirà senz’altro per rimetterceli.
Il tutto per tirare malamente avanti un anno, senza fare nulla di costruttivo.
In questo modo siamo buoni tutti a fare il ‘Grande Imprenditore Salvatore di Piombino’.
Se c’era un modo per far rimpiangere le Partecipazioni Statali, anche in termini di minore danno alle Pubbliche Finanze, è stato trovato.
Si infatti,senza contare che questo tra un anno può salutare tutti senza alcun obbligo.e intanto quel poco che lamina lobfa per se visto che tutto il vergella che fa lo porta in Algeria..
Ma è stato nominato personaggio dell’anno…, d’altronde lui fa il suo mestiere, è un imprenditore capitalista, mentre il mestiere di quelli che l’hanno nominato qual è?
Credo che nella vicenda ci sia stato tirato dentro per i capelli. se davvero gli interessava laminare e vendere a lungo tempo non aspettava un anno e mezzo x fare il preventivo del forno e ripeto,solo per fare il preventivo perché il vero e proprio ordine non esiste.
Concordo.
Mi risulta infatti che chi ha cooptato Rebrab, lo abbia rassicurato sugli aspetti finanziari dicendo che ‘i soldi c’erano’.
Chiaramente si riferiva alle nostre tasche e l’intento penso fosse quello di replicare, con un interprete più credibile, il copione scritto per Kahled al Habahbeh; la cui recita era stata malamente interrotta al primo atto, allorché si era venuti a sapere che si trattava di un galeotto.
Tuttavia, adesso sembra che – fortunatamente – qualche limite a cacciare soldi pubblici venga interposto e lo ritengo un gran bene; anche perché penso che al ‘rilancio industriale’ non credano nemmeno i registi di questa commedia.
Reputo, infatti, che a loro basti che venga movimentata una grossa somma di pubblico denaro, affinché, nei vari passaggi di mano, ne resti un bel po’ appiccicato alle dita.
La cosa incredibile è il continuo sperpero di denaro pubblico a sostegno di una industria che ha chiuso perchè non riusciva più a stare sul mercato, per il menefreghismo di chi ci lavorava ( naturalmente non di tutti ma quante se ne sentono in Piombino) e per l’incompetenza (evidentemente) dei propri dirigenti.
Nel mondo anglosassone non se ne meraviglierebbe nessuno, sarebbe la cosa più naturale del mondo, ma dato che siamo in Italia la nostra cara fabbrica diventa una mangiatoia pubblica che la politica (da sempre) ha utilizzato per ottenere voti e consensi.
Allora giù con ammortizzatori sociali infiniti, solidarietà, soldi per le bonifiche, finanziamenti garantiti dalla Cassa Depositi e Prestiti ecc.
Mi dispiace ma l’economia globale non va in questa direzione, la “fabbrica di stato” (quanti in Piombino la vorrebbero vedere rivivere in tutto il suo “splendore”..bei tempi…stipendio garantito e gonfiato, tutti i diritti possibili, insomma una piccola casta e se poi a fine anno si va in rosso il governo ripiana il debito) non può esistere in una economia sempre più competitiva e soprattutto Piombino non può pensare di vincere la sfida con industrie che investono da decenni su innovazione e ricerca.
Piombino ha investito (da quando è diventata privata) in innovazione e ricerca???
A questo punto possiamo tranquillamente affermare che Cevital (almeno su questo progetto industriale) non è credibile e non riuscirà a trovare finanziamenti all’estero.
E’ inutile tirare fuori il complotto delle banche italiane e dei produttori di acciaio del nord, a Cevital i soldi non glieli danno semplicemente perchè investire un miliardo di euro in Italia è semplicemente da pazzi.
Si investe in paesi dove i tassi di crescita sono a due cifre e non lo zero virgola, dove le aziende non sono ingessate da una miriade di leggi e circolari interpretative e soprattutto in aziende che investono in ricerca, in nuovi prodotti ecc e non in fabbriche che tirano a campare da decenni con gli ammortizzatori sociali perchè non hanno i soldi nemmeno per gli stipendi.
Ma poi dico io ..ad inizio crisi l azienda aveva 800 mln di euro in cassa… ferma subito la produzione invece di continuare a produrre in perdita e fai tu Lucchini stessa il forno elettrico…lo stato mette o soldi x 2 anni di cig e si riparte.e invece no.si finisce i soldi in cassa…se ne prendono altri e si fa i debiti,si prende una multa per disastro ambientale da 400 mln di euro …e poi il resto lo conoscete…e la buffonata è che nel frattempo a chi continua a lavorarci si tagliano stipendibe diritti con il consenso dei sindacati.mentre i veri artefici del disastro continuano imperterriti a gestire il tutto come nulla fosse…
Beh, invece del forno elettrico, venne lanciato, per un importo paragonabile, il progetto del Mini-Mill (che nessuno è mai riuscito a capire quali vantaggi economici avrebbe potuto portare) e vennero emessi gli ordini ai fornitori della parte tecnologica.
Solo a quel punto si sono accorti che era un progetto insostenibile e gli ordini sono stati annullati, pagando profumate penali ai fornitori prescelti e dando, in questo modo, il colpo di grazia all’economia dello stabilimento.
Pensare che tutto questo sia accaduto solo per incompetenza è, a mio parere, molto benevolo ed ottimistico.
Il mini mill serviva a laminare le bramme e trasformarle in rotoli di lamiera.operazione che invece di fare sul posto dovevi farla fare a Taranto x poi far tornare i rotoli qui in magona.il progetto fu abbandonato perché scoppiò la crisi della General Motors che era il cliente x eccellenza di tali prodotti.
E’ vero; è precisamente ciò che a suo tempo è stato detto.
Però, se quello era l’intento, significa che la Magona rappresentava l’obiettivo di mercato fondamentale, se non addirittura unico, del nuovo impianto.
A quel punto, qualunque persona men che sprovveduta, prima di affrontare un investimento di quella portata, avrebbe preliminarmente stipulato un accordo quadro con Arcelormittal che la impegnasse commercialmente.
Poi poteva darsi che le vicissitudini dei mercati internazionali avrebbero comunque fermato il progetto; ma almeno i costi sostenuti sarebbero stati, come minimo, suddivisi fra le due aziende.
Così non è stato e le spiegazioni possibili, per mio modo di vedere sono due:
– o il management è stato di un’ingenuità più che puerile (e ci credo il giusto)
– o la storia è un’altra (ed a questo sono maggiormente propenso a credere).
Chissà perché “il passato” assomiglia tanto al presente ?!, rileggo l’articolo del 2014, con la famosa foto dell’ Anselmi a fianco del buon Khaled, (ecco uno stralcio): “Il Commissario Straordinario di Lucchini Piero Nardi ha incontrato oggi i Dr. Khaled Al Habahbeh e Ali Ghammagui che attraverso la società SMC Group hanno manifestato l’interesse per Piombino. I rappresentanti di SMC Group hanno ribadito il loro interesse e asserito di avere la capacità di strutturare un fondo per il progetto in accordo con istituzioni finanziarie e investitori privati. Al termine dell’incontro sono state anche analizzate le necessità a breve termine per trovare le soluzioni per la continuazione della produzione a caldo”.