AFERPI: «UNA NARRAZIONE FELICE, CHE VIVE IN UN ETERNO PRESENTE»
Piombino (LI) – Giovedì 4 agosto, i lavoratori di Aferpi, Gsi Lucchini e Piombino Logistics hanno incrociato le braccia con uno sciopero di 24 ore per rivendicare che il progetto Cevital sia realizzato nella sua interezza. I sindacati dei metalmeccanici Fiom, Fim e Uil hanno organizzato 4 pullman che hanno portato i lavoratori a manifestare sotto la sede del Ministero dello Sviluppo economico proprio quando era in corso l’incontro cruciale tra azienda, governo e sindacati per il futuro dell’acciaieria di Piombino Ex Lucchini/Aferpi. (ARTICOLO IN AGGIORNAMENTO).
Poco più di duecento i lavoratori Aferpi arrivati a Roma con 4 autobus e alcune auto. Verso le 13.45 è iniziato il presidio sotto il Ministero dello sviluppo economico nei pressi di via Veneto a Roma. Molti slogan e striscioni hanno preso di mira il governatore Enrico Rossi, l’imprenditore algerino Issad Rebrab (che non presente, sostituito da Fausto Azzi) e il presidente del Consiglio Matteo Renzi.
Presenti all’interno del dicastero, il ministro Carlo Calenda, Enrico Rossi e Fausto Azzi, raggiunti, poco prima delle 15, dai segretari provinciali di Cgil, Cisl e Uil con le Rsu dei lavoratori e alcuni rappresentanti sindacali nazionali.
Alla fine dell’incontro molta tensione davanti al Mise, con la rabbia dei lavoratori che montava e si è fatta sentire anche nei confronti dei sindacalisti, con alcuni operai che vedendo la situazione hanno iniziato a gridare “è finita! è finita!”.
Questo perché anche l’incontro di oggi, seguendo quanto uscito da quello del 1° agosto, non ha dato ai lavoratori quelle sicurezze che si attendevano, con Aferpi che ha sì confermato, per l’ennesima volta, di voler andare avanti nel suo progetto, pur ammettendo gli ovvi ritardi.
Ricordiamo che due sono i problemi segnalati dal commissario di governo Piero Nardi e che potrebbero portare alla risoluzione del contratto con l’imprenditore algerino:
1) i finanziamenti, sia per la produzione che per gli investimenti programmati nell’accordo di programma del 2015;
2) il mancato riassorbimento dei lavoratori a novembre.
Su quest’ultimo punto i sindacati, e con loro l’Amministrazione comunale di Piombino, hanno insististo affinché si vada in solidarietà e non ci sia un passaggio dalla cassa integrazione Lucchini a quella in Aferpi. L’argomento sarà affrontato in un incontro dedicato a settembre, pur con i tempi che si fanno sempre più stretti (Aferpi ha parlato del 30 ottobre come data del passaggio) e con le famiglie sempre più in condizioni critiche.
In tutto questo contesto nessuno ha parlato degli operai dell’indotto. Venerdì 5 agosto, dalle 10 alle 12 è comunque in programma un’assemblea con tutti i lavoratori al Centro giovani.
Paolo Francini dell’associazione “Articolo 1 – Camping CIG”, contattato durante il viaggio di ritorno ha così commentato a caldo: «Dall’incontro è uscito che sembra che finanziamenti ancora non ci siano, ne per quanto riguarda il circolante, ne per quanto riguarda gli investimenti. Per quanto riguarda le assunzioni probabilmente salta il passaggio in “solidarietà” ma ci sarà direttamente il passaggio in Aferpi in “Cassa integrazione” per i 720 dipendenti ancora in Lucchini in A.S., ed entro la metà di settembre si terrà sempre a Roma un nuovo incontro per ragionare sulle nuove tempistiche.
Come Camping CIG abbiamo chiesto ai sindacati al termine dell’incontro di partire da subito con una mobilitazione fortissima, sin dai prossimi giorni, per trasformare il caso Piombino, da qui a settembre, in un’emergenza nazionale per il Governo, ma non solo, per arrivare alla verità, e cioè che questo progetto oggi sembra giunto al capolinea, e che va costruita un alternativa per la siderurgia e gli altri settori produttivi della città».
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COMUNICATO STAMPA UFFICIALE FIOM-FIM-UILM:
Incontro Aferpi al Mise.
Dall’azienda una narrazione felice di un eterno presente che non affronta il nodo vero che rimane la natura finanziaria dell’operazione.
Come fim fiom e uilm, che continuano a credere nel progetto di far tornare a fondere acciaio a Piombino, abbiamo chiesto chiarezza rispetto allo stato dei finanziamenti sia sul circolante sia sul progetto complessivo della acciaieria, senza avere risposte chiare.
Vengono confermate le assunzioni di tutti i lavoratori entro il 6 novembre così come da accordo del 3/6/15.
Così come rimane aperta tutta la questione del rapporto fra slittamento del cronoprogramma e esaurimento degli ammortizzatori sociali che scadano a giugno del 2019.
Abbiamo chiesto all’azienda chiarezza rispetto a eventuali nuovi cronoprogrammi che assumendo le difficoltà date dal nuovo piano industriale per avere garanzie perché nessuno sia lasciato senza una soluzione. Da questo punto di vista il governo assumendo le nostre preoccupazioni ha proposto una nuova riunione con anche il ministero del lavoro entro la prima settimana di settembre e sulle nuove tempistiche.
Fim-Fiom-Uilm nazionali
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Aferpi, ex-Lucchini: Fim, rispettare i tempi e garantire gli ammortizzatori per tutti
Nell’incontro di oggi al Ministero dello Sviluppo Economico alla presenza del Vice Ministro Bellanova, l’AD di Aferpi conferma la prosecuzione del Piano per il rilancio di Piombino attraverso interventi di manutenzione e una produzione che si attesta intorno alle 45 mila tonnellate nei mesi luglio-settembre. Resta però il nodo complesso legato al sistema creditizio bancario, che a tal proposito vede nella vicenda un advisor per dare un contributo affinché le banche sostengano il progetto.
Per la Fim Cisl bisogna stringere i tempi nel rispetto del Piano, che resta líunico elemento di salvezza per i circa 2300 lavoratori di Piombino e il rilancio industriale dellíarea. Evidenziamo però, preoccupazione, soprattutto rispetto alla tempistica di attuazione del piano e sul nodo finanziario, a cui si somma la gestione degli ammortizzatori sociali, in particolare líestensione a tutti i lavoratori del contratto di solidarietà. Su questi tempi abbiamo fissato un nuovo incontro al MiSE con il Ministero del lavoro nella prima metà di settembre.
Roma, 4 agosto 2016
Ufficio Stampa Fim Cisl
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IL COMMENTO DEL VICE SINDACO DI PIOMBINO STEFANO FERRINI
«Oggi incontro al Mise per Aferpi. Situazione difficile e complessa, i problemi ci sono e non vanno minimizzati. Un progetto però c’è e la volontà della proprietà di andare avanti pure, testimoniata da una nuova proposta industriale, dalla scelta di trovare un intermediario per la ricerca di finanziamenti, dalle risorse sinora investite e da quelle che Rebrab ha detto al Ministro Calenda di voler mettere, dai documenti presentati in Regione e Comune per realizzare il progetto al momenti sia sul siderurgico che sulla logistica.
Tra i problemi indubbiamente quello del rientro in Aferpi a novembre, come da accordo firmato, di tutti i dipendenti ex Lucchini utilizzando il contratto di solidarietà e non la cassa integrazione. Fiom Fim ed Uilm lo hanno posto con forza ed anche il Comune di Piombino ha chiesto all’azienda di non chiudere su questo argomento. Entro i primi quindici giorni di settembre ci sarà una riunione operativa con delegazioni ristrette per affrontare questo tema e nella seconda metà un’altra per gestire le novità del progetto industriale. Le soluzioni di problemi difficili passano da discussioni difficili che però vanno fatte, scorciatoie non ce ne sono. A meno di illudere le persone».
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M5S PIOMBINO: SI PUO’ MORIRE DI SPERANZA?
Riceviamo e pubblichiamo integralmente.
«Un’altra fumata nera. Ieri molti lavoratori AFERPI ed EX- Lucchini erano sotto la sede del MISE nella trepidante attesa di ricevere un segnale, una novità di qualsiasi tipo, una nuova speranza a cui aggrapparsi, ma dopo ore di attesa sono stati messi di fronte all’ennesimo rinvio. Anche noi eravamo lì, convinti che dopo più di un anno si sarebbe fatta un minimo di doverosa chiarezza sulla vicenda, ma niente di tutto ciò è avvenuto. Tutto rimandato a metà settembre, tutto rimandato all’ennesimo tavolo, dove peraltro, non si parlerà di tempistiche , di impianti e finanziamenti, ma di come gestire gli ammortizzatori sociali per riuscire a mantenere in forza tutto il personale, in pratica di come tenere in vita il malato. In questo momento così drammatico ci sentiamo di rivolgere un appello a tutte le parti in causa: basta trincerarsi dietro posizioni di rendita.
Qualcuno continuerà a dire che noi scommettiamo politicamente sul fallimento del progetto, che siamo gufi, novelle cassandre e chi più ne ha più ne metta, ma a questi signori ci sentiamo di dire che è il momento di sapere semplicemente la dovuta verità. E che sia chiaro. Verità non certo dovuta a noi, né ad altra parte politica o sindacale, ma a migliaia di lavoratori che non hanno, ad oggi, alternative concrete. Lavoratori, molti dei quali, in una fascia di età e con formazione professionale, che li pone nettamente fuori dal mercato del lavoro. Verità dovuta soprattutto ai lavoratori dell’indotto, che da maggio hanno esaurito anche la NASPI e presto finiranno in mezzo ad una strada.
Se, come ribadito anche ieri, l’azienda conferma la volontà di andare avanti con il progetto e chiede la fidejussione della Cassa depositi e Prestiti, è ormai inderogabile che risponda chiaramente ad alcune domande. Certamente non deve rispondere a noi, ma al MISE con la massima trasparenza. Come pensa di finanziare il progetto? Interamente tramite finanziamento bancario o in parte con capitali propri? Ed in che percentuale? Quanti oneri finanziari produrrà questo indebitamento, quali saranno i livelli produttivi necessari a coprire gli oneri e quali mercati si pensa di aggredire? Come si pensa di coprire gli oneri nel periodo che intercorre fra l’accensione del finanziamento e la fatidica prima colata di acciaio? Quest’ultima domanda risulta ancora più attuale alla luce dell’ultima relazione trimestrale del commissario Nardi.
Insomma, occorre un banalissimo piano economico-finanziario, cosa che viene richiesta dalle banche anche per aprire una semplice attività commerciale. La solita risposta, che non ci sono alternative o piani B, non è più accettabile. Ora occorre capire se il piano è sostenibile o meno, e non solo come atto dovuto ai lavoratori, ma perché in ballo c’è ancora molto: sviluppi portuali e 398. L’unica cosa che questo territorio non si può permettere è di compromettere altre potenzialità dietro ad un progetto irrealizzabile e sia ben chiaro che come chiunque altro speriamo il contrario, ma non vorremmo mai morire di speranza. Vale la pena di sottolineare l’assenza del Sindaco Giuliani in una fase così delicata e soprattutto ci chiediamo perché il governatore Rossi, che su Piombino ha scommesso la sua attività politica, non si è degnato di scendere a parlare con i lavoratori a lui tanto cari al termine dell’incontro. Intanto attendiamo fiduciosi che i ministri competenti si degnino di rispondere alle interrogazioni presentate dai nostri portavoce in Senato, interrogazioni alle quali evitano sistematicamente di rispondere».
MoVimento 5 Stelle Piombino