CAMPING CIG: “STATE SERENI” NOI STIAMO CON IL SINDACATO
Piombino (LI) – Riceviamo e pubblichiamo integralmente due comunicati di “Articolo 1 – Camping CIG” in risposta a quanto scritto ieri dal Sindaco di Piombino Massimo Giuliani e dal suo vice Stefano Ferrini. Le osservazioni che l’associazione di lavoratori fa sono molto interessanti e meriterebbero una attenta lettura nonostante la lunghezza di quanto scritto.
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SE AFERPI NON MANTIENE GLI IMPEGNI NON E’ COLPA DEI GUFI
Il Sindaco e il Vicesindaco, in un recente comunicato, se la prendono con “una minoranza di lavoratori” per nascondere le responsabilità delle istituzioni. Non sappiamo se si riferissero anche a noi, ma per quanto ci riguarda possiamo tranquillamente invitarli a “stare sereni”: noi lavoratori in CIG ( a 800 euro al mese) siamo rispettosi della istituzione Sindacato e rimandiamo con facilità ai mittenti le accuse di dividere i lavoratori e tentare di isolare i Sindacati; quei sindacati (tutti! … a proposito di unità dei lavoratori) che noi abbiamo difeso (il Sindaco lo ha fatto?) nel nostro ultimo comunicato, in riferimento alle assemblee di fabbrica promosse dall’ azienda . Si, perché in una Repubblica fondata sul lavoro (Art. 1 …) il sindacato è nostro, di tutti i lavoratori iscritti, e nessuno più di noi ha interesse a difenderne la natura di luogo aperto alla discussione (anche aspra se occorre), di strumento di difesa del salario, dei diritti, della democrazia in fabbrica. Quando critichiamo i dirigenti che a nostro avviso sbagliano è perché sappiamo che la forma di divisione più pericolosa è quella tra apparato e lavoratori, come succede quando alcuni dirigenti praticano una linea che guarda più alle compatibilità e agli interessi del sistema di potere politico-istituzionale dominante (cui il Sindaco appartiene) che non alle esigenze dei lavoratori.
Se Aferpi, dopo piu’ di un anno, è al punto zero del proprio piano industriale ( a parte aver tagliato le buste paga dei lavoratori e tolto loro una serie di diritti) non è certo addebitabile alle osservazioni nostre, o di altri gruppi. Anzi, le critiche ci sono proprio perché delle promesse fatte non se ne è mantenuta una.
E’ proprio perché il progetto ha mostrato, fin dall’ inizio, delle preoccupanti falle ai fini della fattibilità e della sostenibilità finanziaria, che ancora oggi Cevital rincorre inutilmente le banche, le quali certo non hanno consultato noi per riscontrare l’ insufficiente credibilità necessaria per rischiare i corposi capitali necessari; oppure cerca vie d’uscita da “ultima spiaggia”, come la cessione del controllo a fondi internazionali ( sono solo voci “in libertà ?) che rimetterebbero tutto in discussione (compresi i nostri posti di lavoro) , forti delle convinte professioni di “assenza di alternative” al piano che avrebbe risolto ogni problema!
Chi ha creduto, in modo acritico, al grande progetto dai piedi di argilla ( amministratori, dirigenti politici e sindacali), e non altri, devono essere chiamati a rispondere delle cose che non vanno; da parte loro, infatti, si è accettato l’avvento, a Piombino, del gruppo algerino come se fosse una nuova religione, un dogma, sino alla accettazione passiva del nuovo “piano truffa”, presentato dall’azienda a loro insaputa (almeno così affermano). Peccato che tale piano preveda centinaia di esuberi e la fine dell’indotto (altri mille lavoratori circa). Contro tutto questo chiedevamo, all’uscita dal Mise, di organizzare una forte mobilitazione, facendo diventare Piombino un caso nazionale da risolvere, con Rebrab o senza di lui; e affermando che i lavoratori non possono essere carne da macello di coloro che nel corso del tempo ( nella siderurgia di Piombino) sono stati presentati come i salvatori della Patria, ma in realtà hanno salvato solo i loro interessi.
Proprio ai salvatori della Patria le istituzioni si sono affidate, concedendo loro tutto ciò che volevano, dal punto di vista urbanistico, ambientale e della riduzione di salario e diritti dei lavoratori. Tanto che l’ azienda, forte del “ …non abbiamo alternative”, rilancia: vuole sottrarsi alla V.I.A. (forse sperando nell’ acquiescienza di istituzioni che si sono messe con le spalle al muro ) e cerca con le “assemblee padronali” in fabbrica, nel momento in cui annuncia più di 700 “esuberi” (cioè 700 lavoratori, 700 famiglie) di mettere all’ angolo i sindacati.
Se le istituzioni avessero fatto il loro mestiere da tempo doveva essere pronto un piano B, non solo per evitare il disastro, caso mai il progetto Aferpi non si realizzasse, ma a anche perché la siderurgia non potrà, comunque , fornire lavoro a tutti. Dire a Piombino ” o Aferpi o morte” significa mettere la comunità sotto il ricatto permanente di dover accettare qualsiasi condizione l’imprenditore vorrà imporre al nostro territorio.
Eppure un “piano B” a Piombino, “in nuce” c’è già. Si tratta di mettere a frutto le discussioni che per decenni si son fatte sulla diversificazione economica ( e su tanti aspetti ci troveremmo d’ accordo), declamandola senza mai attuarla con convinzione e coraggio. Si tratta finalmente di metter mano , o meglio di azionare le ruspe, per rimuovere gli enormi cumuli di rifiuti speciali e pericolosi e bonificare ciò che va bonificato ( lavoro immediato per molti e tutela del lavoro futuro). Si tratta di dare “un colpo di reni” alla questione della 398 fino al porto, (magari evitando percorsi in contrasto con le necessità cittadine) : tanti anni di colore uniforme dei governi locale, regionale e nazionale, (governi del partito del Sindaco), hanno inchiodato questa città ad un semiisolamento che pesa come un macigno su qualsiasi ipotesi di sviluppo. Si tratta di potenziare i collegamenti ferroviari, ma per gli interessi della città, non per regalare altre aree preziose di territorio ad una azienda che non ne ha bisogno. Si tratta di guardare alle aree portuali come un bene pubblico prezioso che non si cede alla cieca per mezzo secolo all’ imprenditore squattrinato di turno. Si tratta di salvaguardare una siderurgia moderna ed ecocompatibile, cosa che si può realizzare solo nell’ ambito di un Piano Siderurgico Nazionale, concetto che dovrebbe esser caro anche al partito del Sindaco, considerandone la storia. Temiamo purtroppo che l’ accettazione supina degli approdi recenti di quella storia consentano all’Amministrazione attuale solo di assecondare le leggi selvagge del liberismo globalizzato, facendo “marketing territoriale” nella accezione peggiore del termine, quella di svendita del territorio. Magari salutando l’ arrivo in loco di rifiuti pericolosi da ogni dove (da collocare non lontano da aree turistiche) e la demolizione delle navi come l” ingresso nell’ economia del futuro.
Se il Sindaco e il suo Vice non hanno in mente nient’altro che l’intervento esterno di un imprenditore a cui consegnare le chiavi della città, dichiarino la loro incapacità a governare e ne traggano le debite conseguenze. Ci possono essere idee alternative che non prevedono né salvatori venuti dal cielo, né di rendere sudditi i cittadini e i lavoratori di Piombino.
Piombino 19/08/2016
Coordinamento Art. 1 – Camping CIG
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AFERPI VUOLE ALLONTANARE GLI OPERAI DAL SINDACATO
In questi giorni Aferpi ha lanciato un programma di “comunicazione” al quale ha dato un nome latino,“loquimur” (parliamo), che dovrebbe dare una vernice culturale ad una operazione in concorrenza ai sindacati , incontrando in assemblea i lavoratori dell’unico settore in marcia in questi giorni.
Gli obiettivi dell’ azienda che a noi appaiono chiari in questo programma di incontri con i “collaboratori” sono molteplici:
– il primo e il più importante, strategico, è quello di stabilire in fabbrica nuove relazioni sociali e sindacali, nelle quali non c’è spazio per le rappresentanze sindacali dei lavoratori e si stabilisce che gli unici intermediari tra lavoratori e Direzione sono capi e capetti. La verità è solo quella ufficiale dell’azienda e chiunque dica qualcosa di diverso é un sabotatore e un fomentatore.
Tra l’altro, è vera la voce che dice che gli stessi Sindacati sono stati convocati per essere rimproverati di non sostenere abbastanza l’ azienda?
– Un altro obiettivo, altrettanto grave, è quello di dividere i lavoratori e fare figli e figliastri . Nell’assemblea si è esplicitamente affermato che i lavoratori ancora in CIG della ex Lucchini ed ex Lucchini servizi verranno assorbiti a novembre da Aferpi, ma per restare in CIG straordinaria (dato che “non ci sono le condizioni” per utilizzare lo strumento dei contratti di solidarietà a rotazione) e di conseguenza diventeranno esuberi allo scadere della stessa. Ci sono quindi lavoratori più garantiti ed altri non garantiti, anzi, già destinati a restare disoccupati.
Senza parlare dei lavoratori dell’indotto, di cui nessuno parla nemmeno piu’.
Terzo obiettivo: il ricatto. Nessuno ha mai detto che saranno quei 721 (o 719, o 740; le cifre sono ballerine) che attualmente sono fuori ad essere espulsi nel novembre 2018; chiunque può rientrare nel numero, se non fa il bravo; e ci risulta che alcuni settori, come gli impiegati, hanno già capito la lezione, se è vero, come è vero, che nessuno, o pochissimi, hanno partecipato all’ultimo sciopero.
Due notazioni a margine: secondo la stampa la Direzione Aferpi afferma che il piano industriale perseguito è quello dimezzato, da noi denominato “piano-truffa” (un forno elettrico e due colate continue), mentre al MISE ha sostenuto (così almeno ci hanno riferito le delegazioni sindacali) che il piano originario sottoscritto nell’ Accordo di Programma non è modificato; la Direzione avrebbe inoltre affermato che “non ci sono le condizioni” per i contratti di solidarietà neanche da parte del governo (ma a noi è stato detto che il governo è “impegnato” a concederli). Cosa è che Aferpi sa più di noi?
Dato che l’ azienda chiede, in maniera diretta o indiretta, aiuti finanziari alle pubbliche istituzioni, perché non rispetta gli accordi sottoscritti con Governo, Regione e Sindacati? Le firme dei sindacati e dei lavoratori sono buone solo per imporre rinunce e non valgono nulla per il rientro di tutti i 2200 lavoratori ex Lucchini?
Ai lavoratori diciamo: DOBBIAMO DIRE BASTA! Non vi fate incantare dalle sirene dell’azienda; contestate le “adunate di indottrinamento” del padrone; difendete la vostra dignità, informatevi, ragionate con la vostra testa; criticate i dirigenti sindacali che sbagliano ma difendente con forza l’ istituzione del Sindacato e il suo ruolo, come sancito dallo Statuto dei Lavoratori e dalla Costituzione della Repubblica !
La Costituzione non va cambiata, va attuata !
L’ Italia deve essere una Repubblica fondata sul lavoro !
Piombino 16/8/2016
Coordinamento ART. 1 – Camping CIG