PIANO AFERPI: ASSOCIAZIONI E OPPOSIZIONI CHIEDONO CERTEZZE
Piombino (LI) – Certezze per un piano industriale ancora indefinito che possa garantire la propria sostenibilità economica, impegno per una reale diversificazione economica, per le bonifiche, per le dismissioni, per lo sviluppo reale del territorio.
L’ampia discussione che si è svolta questa mattina nel corso del consiglio comunale aperto sulla siderurgia ha fatto emergere questi come temi più urgenti in un momento cruciale della vicenda Aferpi, mettendo l’accento sul ritardo che purtroppo si è accumulato negli anni .
La siderurgia rimane un settore produttivo da difendere, come polo siderurgico di qualità con tecnologie non inquinanti, ma al tempo stesso è necessario impegnarsi concretamente per far partire gli altri settori complementari che diversifichino lo sviluppo, porto, turismo balneare, culturale, della cantieristica da diporto, agricoltura di qualità, produzione vinicola e olearia.
Al consiglio, che era stato chiesto dalle forze di opposizione, sono intervenuti durante la discussione della mattina i sindaci dei Comuni della Val di Cornia, l’amministratore delegato Aferpi Fauso Azzi, i sindacati, con gli interventi di Fausto Fagioli (Fim), Luciano Gabbrielli (Fiom), Vincenzo Renda (Uilm), Sabrina Nigro (ugl), le associazioni di categoria con Diego Nocenti (CNA), Legambiente con il suo coordinatore locale Adriano Bruschi, le associazioni Camping Cig, Restiamo Umani, rappresentati dall’intervento di Claudio Gentili e di Pavolini per l’associazione “Comitato Per”.
Il richiamo forte a una politica industriale da parte del governo e di tutte le istituzioni è stato un leit motiv ribadito con forza da molti intervenuti.
la discussione è stata aperta dal sindaco che ha fatto una panoramica ampia e dettagliata delle vicende industriali del territorio dall’arrivo della multinazionale russa Severstal in poi, ripercorrendo le fasi del commissariamento, dall’opera molto difficile di Nardi per salvare l’occupazione, cercare nuovi acquirenti, mettere in liquidazione l’azienda.
“Adesso ci troviamo sicuramente in un’impasse di cui dobbiamo prendere atto – ha detto Giuliani – in un contesto piuttosto sfavorevole anche per la contrarietà degli industriali siderurgici del nord nei confronti dello sviluppo di Piombino, ci sono poi i problemi dell’investitore e c’è il grosso problema con le banche. Un sistema bancario che non è assolutamente in salute e che pare non rispondere in maniera positiva al progetto industriale Aferpi. E’ importante trovare dei punti comuni di pressione sul governo che verrà e sulla proprietà per portare a compimento il progetto che rimane un progetto strategico”.
L’ad Azzi ha fatto un resoconto del lavoro svolto all’interno dell’azienda e con il governo in questi mesi.
“Tutto questo lavoro ha consentito di dare una chiara idea del progetto di Rebrab – ha detto Azzi – ma l’incertezza verso l’investitore rimane comunque evidente. Nonostante ciò siamo alla ricerca di finanziamenti per il capitale circolante anche se le difficoltà persistono.”
Un richiamo all’unità d’intenti per il raggiungimento di un obiettivo comune è arrivato dai sindaci Soffritti e Bandini mentre il sindaco di Suvereto Giuliano Parodi ha evidenziato il ritardo e le incertezze collegate al piano a due anni di distanza dalla sua presentazione.
Fonte Comune Piombino
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GLI INTERVENTI INTEGRALI:
INTERVENTO “COMITATO PER…”
Inizio questo intervento in rappresentanza del “Comitato PER” ripetendo per l’ennesima volta in questo consiglio comunale di FERMARE la cessione del Quagliodromo, e di FERMARE il tracciato della SS398 che passa sotto le finestre dei piombinesi.
Questo comitato non è contro la produzione siderurgica, ma un’azienda che occupa già oggi circa 900 ettari, non può pretendere ulteriori spazi.
Ribadiamo inoltre ancora una volta il concetto NO ACCIAIO-NO PORTO.
In questo momento storico carico di incertezze, le forze politiche e chi amministra questo territorio deve bloccare le concessioni portuali richieste dall’azienda per 50 anni e la variante AFERPI.
Ricordiamo inoltre che le “varianti urbanistiche” spettano ai rappresentanti dei cittadini nei Consigli Comunali. Questa variante “ad personam” a partire dal nome, è invece piovuta dall’alto dell’accordo di programma; un accordo che l’imprenditore non ha rispettano, se non per le assunzioni in solidarietà, che in realtà si stanno trasformando anch’esse in un ulteriore carico di costi a carico della collettività, e potrebbe sembrare solo un atto dovuto da parte dell’azienda per aspettare la scadenza del primo luglio 2017 quando Aferpi passerà totalmente sotto il controllo di Cevital.
VOGLIAMO LE BONIFICHE
Invitalia ha chiesto altri 18 mesi per fare ulteriori carotaggi per nuove indagini e analisi, bisogna pertanto spingere per ottenere i finanziamenti dallo Stato e partire con le fin troppo attese bonifiche del SIN.
Non esiste ancora un progetto preciso. Le istituzioni insieme ai cittadini devono decidere quale è il reale indirizzo che si vuole dare a questa città tra siderurgia, turismo, aree retro-portuali, agroindustriale, porticcioli turistici, eccetera, per poter iniziare rapidamente con una pianificazione adeguata.
Sproniamo la politica nazionale e locale a far partire con urgenza le bonifiche, che sono il PRIMO PASSO per far ripartire Piombino, per il bene di questo territorio e per il bene di chi ci andrà a lavorare.
Concludiamo dicendo che non si può fare tutto e il contrario di tutto, una nave da crociera accanto ad un polo di smaltimento navi; un porticciolo turistico di fronte a dei cumoli da smaltire; un’area siderurgica che occupando il quagliodromo confinerà con un outlet.
Siamo stanchi di questa “schizzofrenia amministrativa” che non porta la città da nessuna parte. In tutta questa confusione abbiamo il dovere di tutelare il nostro territorio che è l’unica eredità che abbiamo in prestito, e che dobbiamo restituire responsabilmente alle future generazioni.
COMITATO PER
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ASSOCIAZIONE ARTICOLO 1 – CAMPING CIG, LAVORO SALUTE E DIGNITA’, RESTIAMO UMANI:
nel corso della riunione del Consiglio comunale di Piombino il 6 dicembre 2016
Anzitutto voglio precisare che questo mio intervento rispecchia le posizioni di tre associazioni della società civile: Coordinamento Articolo 1 – Camping CIG (di cui faccio parte); Lavoro, Salute, Dignità; Restiamo umani. A nome di tutte e tre le associazioni, rileviamo che quello a cui stiamo partecipando non è un Consiglio Comunale della Val di Cornia aperto, in cui tutti i partecipanti hanno pari dignità. Si tratta invece di una passerella organizzata dal solo Consiglio comunale di Piombino, all’interno della quale il padrone di casa si prende il diritto di stabilire l’importanza dei vari interventi, concedendo graziosamente un tempo commisurato a questa importanza.
Facciamo nostra la proposta, già avanzata da altri, che l’istituto dei Consigli Comunali realmente aperti a tutti, da tenersi in locali adeguati per favorirne la partecipazione e con una pubblicizzazione ampia, da tenersi con una periodicità definita, venga inserito nei regolamenti comunali di tutti i Comuni della Val di Cornia.
La crisi acuta che ha colpito la Val di Cornia (e soprattutto quello che per tutto il secolo passato è stato il settore trainante dell’economia locale, la siderurgia) è conseguenza diretta della crisi mondiale e data dal 2008. A partire da quegli anni la Lucchini/Severstal ha deciso di liberarsi degli impianti piombinesi, non prima di avergli “tirato il collo” come si dice, spremendo al massimo quanto rimaneva. È di quegli anni l’acuirsi della crisi debitoria e la politica di rinviare i pagamenti ai fornitori, mandando sul lastrico decine di piccole imprese, e costringendo agli ammortizzatori sociali e al licenziamento centinaia e poi migliaia di lavoratori dell’indotto. Colpevole è stato in quel momento il comportamento delle forze di governo locali e del sindacato, che hanno lasciato deteriorare la situazione sia della fabbrica che dell’indotto senza valutarne le conseguenze, senza farne oggetto di una vertenza unica che imponesse interventi governativi e ricercasse soluzioni adeguate. Solo con l’abbandono della multinazionale Severstal e la perdita di migliaia di posti di lavoro in un colpo solo ci si è resi conto della gravità della situazione e si è cercato di metterci una pezza. Ma come? Il Governo ha dato mandato ad un commissario straordinario di ricercare un compratore per la società ex-Lucchini a qualunque costo!
Non ha stabilito regole, non ha fissato paletti, se non quello dell’assorbimento del maggior numero di occupati (ma non quelli dell’indotto e non tutti in siderurgia!), non si è minimamente preoccupato di formulare un piano di indirizzo nazionale per la siderurgia, visto che la crisi riguardava ormai tutto il comparto, almeno quello primario. Lo stesso vale per le istituzioni di governo locale e regionale, alle quali sarebbe dovuto competere di realizzare una programmazione di indirizzo economico sul territorio: su quali settori puntare, dove indirizzare gli investimenti; quali infrastrutture realizzare per accompagnare lo sviluppo. Niente di tutto questo, aspettiamo il messia.
In queste condizioni ci siamo ritrovati a dipendere ancora una volta da capitale multinazionale: un Jindal interessato solo al pacchetto clienti, poi un Kaled al quale sono stati stesi tappeti rossi, sino al momento che il commissario Nardi (un tecnico, badate bene, non i politici o i sindacalisti) non ne ha dimostrato la natura truffaldina.
Da due anni ormai, si è trovato il messia: ci si è voluti affidare ad un altro investitore estero, per il quale non sono bastati i tappeti rossi, ma si sono costruiti ponti d’oro (è il caso di dirlo!), fino a proclamarlo salvatore inviato dalla Provvidenza e personaggio dell’anno. Lui, il salvatore, da due anni si gode questo stato di grazia senza fare assolutamente niente, senza realizzare neanche una delle immaginifiche promesse del suo “Piano più bello d’Europa”.
Ci è voluto un suo rappresentante, il dottor Azzi, per dirvi che eravate stati creduloni, che un programma come quello presentato, con i tempi dichiarati “nemmeno Mago Merlino”.
E quindi ecco il nuovo piano, questo sì razionale e serio! Però….. però i tempi saranno dilatati fino al 2022; però non verranno reimpiegati tutti i lavoratori; però non vogliamo vincoli ambientali e non vogliamo fare le bonifiche; però ci servono altri territori; però la strada per il porto non deve farci concorrenza; però (e questo è il però più grosso) il governo deve obbligare le banche a finanziarlo, perché lui i soldi non ce li vuole mettere, altrimenti diverrebbe “l’imperatore di Piombino” (parole del suo collaboratore, dottor Azzi). Tutto generosamente concesso, tranne l’ultimo che non si può fare; ma anche su questo terreno qualcosa si concede: certificati bianchi, finanziamenti a fondo perduto, riduzione dei costi dell’energia….
Nessuno dei governanti locali e dei sindacati si è mai opposto o ha provato a discutere su richieste come le concessioni portuali per 50 anni senza uno straccio di programma: per farci che? Con quali prospettive? Con quali garanzie? O come la pretesa di non sottoporre alla Valutazione di Impatto Ambientale i nuovi impianti: Con quale diritto? Vogliamo ripetere gli errori del passato e lasciare libertà di inquinamento ad un imprenditore? O come la richiesta di concessione del quagliodromo: possibile che con tutto il territorio già disponibile non ci sia un’alternativa che salvaguardi un patrimonio naturalistico ed una parte di territorio importante per lo sviluppo del settore turistico/balneare? E comunque, è giusto che gli interessi di un imprenditore vadano a violare gli interessi di una intera comunità? Quest’ultima considerazione vale anche per il tracciato della 398: è possibile che la volontà del singolo si contrapponga agli interessi del porto e di una intera collettività?
Noi rifiutiamo questa logica e chiediamo con forza che le scelte vengano riconsiderate e si tenga conto degli interessi della Val di Cornia:
- Si riconsideri la scelta operata dalla Regione di non assoggettabilità alla VIA;
- No alla concessione del territorio definito quagliodromo;
- Il tracciato della 398 deve essere quello già stabilito da precedenti amministrazioni e che incontrava il favore della cittadinanza, in quanto rispettoso degli interessi della maggioranza.
- No alle concessioni portuali per tempi esagerati senza programmi verificabili e attuabili, non da Mago Merlino
- Per quanto riguarda il cosiddetto Piano Aferpi, noi consideriamo che esso ha completamente cambiato le condizioni per le quali i lavoratori furono chiamati al referendum ed accettarono tagli di salari e di diritti. Conseguentemente, si deve di nuovo aprire una trattativa con Aferpi, con gli obiettivi di
o Recuperare il salario ed i diritti persi, dato che l’entità del progetto non li giustifica più.
o Annullare la clausola oggi in vigore che permetterà ad Aferpi di avere mano libera su livelli produttivi ed occupazionali, su destinazioni d’uso e quant’altro a partire dal 1° luglio 2017
Ci sono altri aspetti che riteniamo fondamentali nella discussione che dobbiamo sviluppare nel nostro territorio:
- Uno lo accennavo in un passaggio precedente: dobbiamo fare pressione su qualsiasi governo per la preparazione di un piano siderurgico nazionale nel quale vengano stabilite linee guida di politica siderurgica, alle quali i produttori possano e debbano adeguarsi;
- Altro aspetto determinante è la considerazione che le caratteristiche socioeconomiche della nostra zona sono mutate. Le nuove esigenze della produzione siderurgica e le tecniche di produzione non consentono più di pensare che l’impianto siderurgico sia l’unico elemento di sostegno economico del territorio. A fianco di un polo siderurgico di qualità, con tecnologie non inquinanti, affiancati a settori di sviluppo tecnologico da realizzarsi in sinergia con università e centri di ricerca, con processi di verticalizzazione da favorire, ma con una intensità di mano d’opera molto minore è necessario pensare ad altri settori complementari che diversifichino lo sviluppo: pensiamo prima di tutto alla valorizzazione del porto, da realizzarsi senza processi di monopolio; pensiamo al turismo balneare da mettere in sinergia con tutti i siti della costa, ma anche il turismo culturale, con la valorizzazione dei siti archeologici e lo sviluppo museale, ma anche a quello della cantieristica da diporto; pensiamo ad una agricoltura di qualità, alla valorizzazione delle vocazioni che stanno emergendo in maniera autonoma e senza il conforto di politiche di sostegno; pensiamo alla produzione vinicola ed olearia….
Fino ad oggi su questo terreno di una diversificazione dello sviluppo, a parte alcune dichiarazioni di principio, soprattutto in periodi di campagna elettorale, niente è stato fatto. Proponiamo che venga costituito un tavolo di discussione e concertazione, che veda la presenza, oltre che delle amministrazioni locali, dei sindacati, delle organizzazioni di categoria, delle associazioni civili, di singoli cittadini che lo vogliano, affinché ciascuno possa dire la sua per impegnare il governo del territorio ad attuare le scelte che il tavolo prenderà.
La discussione di oggi, come molte altre prima, in questa sede o altrove, ci sembra avere l’unico scopo di perpetuare quella che abbiamo definito la narrazione felice e il continuo rinvio. Già da tempo sentiamo dire, nelle riunioni e negli incontri privati, che dobbiamo aiutare Rebrab. A questo tipo di ragionamento ci coglie un attimo di perplessità: ma cosa dobbiamo dargli di più? Gli abbiamo regalato una fabbrica, il salario dei lavoratori, i loro diritti, tutto il territorio che voleva, tutto il tempo che voleva, ci genuflettiamo ad ogni suo capriccio, modifichiamo l’assetto del territorio secondo i suoi ordini, finanziamenti a fondo perduto, certificati bianchi, costo dell’energia ridotto, anche la festa a base di champagne: che altro dobbiamo fare?
Noi non ci stiamo! A meno che, nella replica, il dottor Azzi non tiri fuori un assegno che copre le spese per gli investimenti promessi, noi consideriamo purtroppo la vicenda Aferpi rovinosamente conclusa. Dopo due anni di promesse prendiamo atto che non solo il progetto presentato era da Mago Merlino, ma che tutta l’operazione della Cevital era costruita su basi inesistenti, sia sul piano industriale che su quello finanziario, con promesse che servivano solo ad abbagliare chi voleva essere abbagliato.
Invitiamo pertanto le amministrazioni e i sindacati a prendere atto da subito di questa realtà e a richiedere al governo di attivare una nuova procedura di amministrazione straordinaria, con l’obbligo di mantenere i livelli produttivi e di costruire subito il nuovo treno rotaie. Contemporaneamente si avviino i lavori di bonifica, nominando un commissario ad hoc, come sbocco occupazionale immediato per i lavoratori rimasti senza prospettive e senza ammortizzatori sociali; su questi ultimi il governo stabilisca già i termini della loro erogazione fino al ristabilimento delle condizioni occupazionali. Ripeto: il tempo delle narrazioni felici è finito; ora è tempo di lavorare tutti insieme per costruire un’alternativa di sviluppo credibile e realizzabile. Noi facciamo proposte, che possono anche essere sottoposte a critica; speriamo di non essere ripagati con promesse al bromuro e rinvii alle calende.
ASSOCIAZIONE ARTICOLO 1 – CAMPING CIG,
LAVORO SALUTE E DIGNITA’,
RESTIAMO UMANI