ASA: «MAI IL CONTROLLO DELL’ACQUA AL PRIVATO»
Livorno, 6 dicembre 2016 – Pubblichiamo un comunicato congiuto dei sindaci di Livorno, Suvereto e Volterra che non vogliono la privatizzazione del gestore dell’acqua ASA.
«I sindaci del Pd hanno finalmente gettato la maschera – iniziano i sindaci – e nel verbale dell’assemblea di Asa, la società che gestisce il servizio idrico sulla costa livornese, hanno fatto mettere nero su bianco il loro parere favorevole al consolidamento di Iren. Ancora una volta si cera di mascherare una porcheria che va contro l’indirizzo dato dai cittadini con il referendum del 2011 manipolando le parole: là dove c’è scritto “consolidamento”, bisogna invece leggere “privatizzazione”.
Con questa operazione, infatti, Iren si propone di rivedere lo statuto dell’azienda, di cancellare la norma che prevede che la figura del Direttore Generale sia nominata dai soci pubblici, di eliminare la possibilità che il presidente del Consiglio di gestione, anch’egli scelto dai sindaci, abbia il diritto di veto sull’approvazione e le modifiche del piano strategico, e di guadagnare di fatto un’influenza dominate sull’intera società dell’acqua.
I sindaci del Pd, insomma, sono pronti a consegnare il servizio nelle mani del privato, depotenziando il ruolo del pubblico e sconfessando l’esito del referendum del 2011.
Noi sindaci di Livorno, Suvereto e Volterra, però non lo permetteremo: oggi ci siamo opposti al disegno di Iren, presto chiederemo l’istituzione di una commissione ad hoc che analizzi la proposta del socio privato e alla fine presenteremo una nostra contro proposta.
Quel che è certo è che non ci bastano le finte rassicurazioni con cui i vertici i Iren hanno “rassicurato” i sindaci del Pd: che il 51% delle quote dell’azienda rimanga in mani pubbliche è poca cosa rispetto alla reale dirigenza aziendale. Così come non è sufficiente la promessa di 55 milioni di euro di investimenti promessi dal socio privato che, in realtà, non verserà un euro ma si limiterà ad aumentare l’espeosizione di Asa con le banche. Rendendo l’azienda, di fatto, più precaria e scalabile. Un progetto folle, cui ci opporremo senza tregua».