AFERPI: SPICCIOLI DA REBRAB, MA NIENTE PIANO INDUSTRIALE
Roma – Non deve aver avuto molto effetto la lettera inviata lo scorso 10 gennaio dal Ministro Calenda al patron di Cevital, visto che siamo di fronte ad un nuovo incontro fallimentare (quello di martedì 7 febbraio) tra il ministro italiano e l’imprenditore algerino Issad Rebrab che sarà oggi 8 febbraio a Piombino allo stabilimento Aferpi per concordare con l’azienda la strategia d’azione.
Sul piatto da parte di Rebrab infatti solo venti milioni di euro per l’acquisto dei blumi indispensabili per il treno rotaie, mentre slitta ancora la promessa di un nuovo piano industriale, con relativo cronoprogramma, che l’imprenditore promette questa volta entro marzo. Presenti alla riunione con il ministro Carlo Calenda, anche il nuovo ceo di Cevital Said Benikene, il presidente della Regione Enrico Rossi, l’ad di Aferpi Fausto Azzi, e il commissario Lucchini Piero Nardi.
Nessuna comunicazione da parte dell’azienda e silenzio anche da parte del ministero. Anche i sindacati, che non erano stati coinvolti nell’incontro, non hanno avuto informazioni ufficiali sul contenuto della riunione e attendono, sulla base degli impegni presi con il Governo, la convocazione del Ministro nel giro di pochi giorni di Fim, Fiom, Uilm e Ugl per fare il punto e decidere sul da farsi.
Sembra che, come suo solito (e supponiamo continui così fino al 1° luglio prossimo, ndr.) il presidente di Cevital abbia ribadito ancora una volta la sua intenzione di rispettare gli impegni presi a luglio 2015 alla firma per l’acquisto dello stabilimento, ma di fatto è ancora tutto fermo, e il progetto del forno elettrico, cuore del piano che prevede anche logistica e agroindustria, sembra sempre più lontano.
Il problema è che il Governo non ha soluzioni pronte, e nonostante le innumerevoli domande poste lo scorso anno anche qui sul Corriere Etrusco, Calenda non ha mai neanche valutato l’ipotesi di un alternativa a Cevital, e oggi, con le difficoltà presenti anche a Taranto, il Ministro non sa a che “santo” rivolgersi per risolvere la questione Piombino, e sta pensando seriamente a fare l’unica cosa che si fa in Italia da venti anni a questa parte: far slittamento in avanti i termini contrattuali siglati al momento dell’acquisto di Lucchini.
Visto che il piano non è mai partito, Calenda potrebbe imporrebbe quindi a Rebrab di rispettare gli obblighi della Prodi bis sul mantenimento dell’occupazione oltre la scadenza del 30 giugno di quest’anno, prendendo tempo, e garantendo la prosecuzione degli ammortizzatori sociali, ormai rimasti l’unico interesse degli Ex dipendenti Lucchini, facendo così “sopravvivere” il treno rotaie, che oggi ha ancora delle commesse da terminare.
Ma Calenda non ha capito che Piombino non è abitata solo dai 2000 Ex Lucchini, molti dei quali anche già trasferiti fuori da questo territorio. Questa situazione, sta logorando il tessuto sociale di tutta la Val di Cornia, che non vede più nessun futuro. Se oggi non c’è futuro nella siderurgia, fuori dallo stabilimento ce n’è ancora meno, perché i 1000 ettari di terreni da bonificare del SIN sono ancora lì, e sono un freno di non poco conto per qualsiasi tipo di diversificazione del territorio, che ha gia perso altri due anni “aspettando Rebrab” (parafrasi di “Aspettando Godot” di Beckett, ndr) e con il nuovo slittamento, continuerà a tenere Piombino in una sorta di bolla temporale fuori dalla realtà, magari in attesa delle prossime elezioni, per lasciare il “cerino” allo sfortunato che verrà dopo.
Giuseppe Trinchini
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ARRIVA IL TFR, MA SOLO PER GLI EX LUCCHINI
I coordinatori della Rsu Aferpi di Fim, Fiom e Uil, hanno richiesto informazioni dettagliate per quanto riguarda il meccanismo per il riparto dei crediti da parte di Lucchini in Amministrazione straordinaria.Questo quanto pubblicato in un recente avviso sindacale.
«Già da oggi e nei prossimi giorni solo ed esclusivamente per i lavoratori ex Lucchini che hanno stipulato con le finanziarie la cessione del quinto verrà spedita una raccomandata contenente i moduli che dovranno essere compilati e riconsegnati entro il 28 febbraio direttamente agli uffici di Lucchini in As – spiegano le Rsu – si tratta di due allegati, uno da far compilare rispettivamente dalla finanziaria con cui è stato stipulato il prestito, e l’altro dal lavoratore stesso.
Tutti coloro che non riescono a riconsegnare la documentazione entro il 28 febbraio potranno riscuotere la propria spettanza con uno slittamento delle tempistiche, ma non rischiano di perdere il proprio credito chi non ha cessioni del quinto in busta paga non riceverà nessuna comunicazione e gli verrà pagata la passività nei tempi dettati dalla procedura, che secondo quanto dichiarato dal Commissario straordinario al Ministero è prevista per il 15 aprile.
Nei prossimi giorni l’Amministrazione straordinaria invierà una raccomandata a tutti coloro che non fanno più parte della forza lavoro (pensionati, dimissionari…) in cui sarà richiesto la conferma del codice Iban e i dati necessari per la riscossione della passività. Le informazioni dovranno essere riconsegnate via e-mail o tramite fax agli indirizzi e numeri indicati nella raccomandata stessa».
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