CALLAIOLI, “IL COMUNE NON HA IL CONTRATTO CON REBRAB”
AGGIORNAMENTO: Piombino (LI) – Il consigliere Fabrizio Callaioli (Prc) in un ordine del giorno che è stato discusso il 31 marzo scorso, chiede al Consiglio Comunale di accedere al contratto firmato da Rebrab, a meno di tre mesi dal 1 luglio 2017, giorno in cui Cevital prenderà, a meno di novità, il pieno controllo dello stabilimento e delle banchine portuali.
Il consigliere Fabrizio Callaioli, ha manifestato il proprio imbarazzo per il fatto che il Comune di Piombino ad oggi non ha ancora il contratto con tutti i relativi allegati firmati da Rebrab il 30 giugno 2015.
Dopo aver fatto richiesta delle prime 40 pagine del Contratto con Cevital alla conservatoria dei registri di Volterra (richiesta che ha un costo oneroso perché per un cittadino sono richiesti 16 euro ogni 4 pagine e lo stesso e composto da numerosi allegati, ndr.) a questo punto Callaioli reputa indispensabile conoscere integralmente i termini degli accordi sottoscritti in occasione della vendita e il piano industriale allegato al contratto, per effettuare le opportune considerazioni e valutazioni alla luce del prossimo incontro con Cevital che si dovrebbe tenere a partire dal 6 aprile prossimo.
Per questo ha chiesto al Sindaco (presente in aula il Vice Ferrini, ndr.) ed alla giunta di impegnarsi per ottenere, dalla conservatoria dei registri immobiliari di Volterra, la copia del contratto di vendita della fabbrica ex Lucchini spa sottoscritto da Cevital e dal Commissario Nardi, nonché di tutti gli allegati quanto prima.
Gli altri consiglieri di opposizione intervenuti hanno posto la questione del futuro di Piombino dopo il 1 luglio prossimo (Pasquinelli M5S, ndr.), mentre altri su quale sarà il destino delle banchine portuali dopo la scadenza del 15 giugno (Ferrari FI, ndr.) e per concludere perchè ancora non sono state avviate le bonifiche (Bezzini Altra Pb, ndr.).
Il PD ha riconosciuto lecita la richiesta di Callaioli e quindi l’ordine del giorno è stato approvato all’unanimità.
Il vice sindaco Ferrini ha confermato che per la giunta il tempo dell’attesa è finito e che è arrivato il tempo di agire.
Nei banchi del pubblico erano presenti numerosi operai appartenenti principalmente al Camping CIG e all’UGL, che hanno applaudito più volte all’intervento di Callaioli ed agli altri interventi, compresi quelli della maggioranza dopo la condivisione della richiesta.
Speriamo solo che i tempi per avere i documenti siano brevi e siano resi pubblici integralmente.
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RIFONDAZIONE: ANCORA SU AFERPI, MA COME È POSSIBILE?
Questa è la domanda che ci siamo posti ieri, quando abbiamo saputo, che il comune di Piombino, non solo non aveva copia del contratto di acquisto di Aferpi, ma che addirittura, non aveva mai pensato di chiederne una alla conservatoria dei registri di Volterra. Ma facciamo un passo indietro.
Il PRC con ordine del giorno del capogruppo Callaioli, aveva chiesto di acquisire copia dei contratti e degli allegati del contratto di acquisto sottoscritto da Rebrab per comprare la fabbrica.
Cosa tra l’altro già chiesta da una senatrice del m5s e prontamente liquidata dal ministro con la scusa che tali atti sarebbero segreti.
Niente di più falso! Ma la competenza non può essere sostituita dalla buona volontà.
E invece oggi c’è bisogno di competenza. Mai avremmo creduto però, che l’amministrazione comunale non avesse una copia dei contratti!
Ed allora ecco che vengono fuori le domande.
Ma come si pensa di tutelare questo territorio, i suoi cittadini e i lavoratori, se non si conoscono nemmeno i termini della compravendita? Di che cosa parla il sindaco quando si reca al mise?
Sulla base di che cosa vengono date le concessioni?
Come l’amministrazione formula le delibere necessarie per l’attuazione del piano industriale, se quello ufficiale è tra gli allegati al contratto depositato a Volterra e mai richiesto?
Michela Batistoni
PRC Piombino
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UDC: BASTA COMPLOTTISMO, REBRAB I SOLDI QUI NON LI INVESTE
Dopo la tragicomica commedia di giovedì al MISE, a detta dei presenti, tutta la città dovrebbe fare un esame di coscienza e chiedersi se davvero è il caso di perseverare con questa pantomima.
Oramai la chiave di lettura è chiara, sono stati quasi regalati 900 ettari di territorio, accettando un fantomatico piano industriale senza le giuste garanzie, spacciandolo per diversificazione, visto che di logistica ed agroalimentare non se ne sente neanche più parlare.
E’ stata innescata una lotta con la lobby dell’acciaio gridando a cospirazioni e complotti, allontanando forse gli unici compratori del settore concretamente interessati, pretendendo di trovare qualcuno disposto a bruciare soldi propri per mantenere un modello economico superato e dato per fallito ufficialmente dal 2012.
Un territorio ridotto a farsi mantenere dallo Stato, con una parte della città intimidita da un sistema consociativo ancorato al passato, senza il coraggio di uscire allo scoperto, proponendo un modello economico al passo con i tempi.
Purtroppo ora è difficile uscirne, qualsiasi iniziativa contro l’attuale proprietà dovrà pagare un prezzo elevatissimo, in caso contrario a luglio Cevital avrà carta bianca e potrà fare tutto ciò che vuole delle aree di sua pertinenza.
E’ evidente che Rebrab di soldi propri non vuole o non può investirne, il che è imprendiotorialmente comprensibile.
E’ altrettanto vero, come del resto era prevedibile, che non vi sono stato istituti di credito che abbiano ritenuto fin dall’inizio credibile il progetto industriale per la ex fabbrica Lucchini, ma per due anni volutmente non ne è stato tenuto conto.
Il problema ora è la perseveranza su posizioni non più difendibili, paralizzando una città intera, sostenuta dalla mentalità assistenzialista radicata in una parte del mondo del lavoro, oramai sempre più minoritaria, e dall’incapacità di alcune componenti della politica di prenderne le distanze.
Questo sistema oltretutto sta creando forme di gelosia sociale che vede sempre meno manifestazioni di solidarietà e di partecipazione alle problematiche industriali.
Le tante partite IVA ed i loro collaboratori con introiti spesso di gran lunga inferiori ai minimi sindacali tradizionali non sono più disponibili a comprendere le difficoltà di chi da anni è comunque assistito da solidarietà o cassa integrazione.
E’ legittimo pensare che tutta la vicenda Cevital-Aferpi avesse finalità tutt’altro che industriali, ma molto più mirate verso il prolungamento del percorso assistenziale.
Alla fine il tanto vituperato Jindal o qualcun altro, con il benestare di FEDERACCIAI e di un governo sempre meno autorevole, dovrà accordarsi con Rebrab per salvare il salvabile a condizioni innegoziabili ed insindacabili.
A fronte di ciò, serve un percorso di salute pubblica asettico alle ingerenze del passato, che apra una stagione di profonda riflessione, per poi ripartire con piccoli passi concreti, ben distanti dai tanti annunci roboanti miseramente falliti.
Dovrà chiudersi la stagione del complottismo puerile e del pregiudizio sistematico, ma soprattutto quel sistema lobbistico e pseudoclientelare, che non ha permesso in passato l’affermarsi di una classe imprenditoriale libera ed indipendente dalle subdole logiche che hanno fossilizzato e contaminato parte del mondo del lavoro nel nostro territorio.
Luigi Coppola
UDC PROVINCIA DI LIVORNO