AFERPI: DI CERTO SOLO LA CASSA INTEGRAZIONE FINO A FEBBRAIO 2020?
Piombino (LI) – Bicchiere mezzo pieno o bicchiere mezzo vuoto? Comunque sia con il decreto del 23 giugno 2017 il Governo ha sancito amministrativamente la divisione, preesistente nei fatti, dei lavoratori Aferpi in tre gruppi distinti, e la mancanza di qualsiasi piano industriale trasforma in ipotesi i progetti Cevital per Piombino al punto che non si parla neanche più di forno elettrico. Riportiamo integralmente il comunicato del Vice sindaco Ferrini e quello del Camping CIG sul medesimo argomento. Ogni lettore si faccia in libertà la propria idea sulla materia.
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FERRINI: «AMMORTIZZATORI SOCIALI PER 32 MESI»
«Un’importante conferma da parte di Inps e azienda sul pagamento delle retribuzioni ai lavoratori Aferpi». Il vicesindaco e assessore allo sviluppo economico Stefano Ferrini torna sugli esiti della riunione di martedì scorso al Mise con i sindacati, durante la quale è stato confermato che, per motivi tecnici, l’anticipazione degli ammortizzatori sociali ai lavoratori fino al 30 giugno in solidarietà, sarà fatta da parte di Inps e non dell’azienda.
«Ci attendiamo che il pagamento si verifichi nei tempi e nei modi definiti ma è comunque importante il fatto che sia stato confermato quanto emerso negli incontri precedenti, ossia il mantenimento della stessa retribuzione per tutti i lavoratori con la garanzia della copertura con ammortizzatori sociali per 32 mesi».
Ai 18 mesi della cassa integrazione in deroga attivata dallo strumento del decreto ministeriale, infatti, che scadono il 31 dicembre 2018, potranno essere aggiunti ulteriori 14 mesi di cassa integrazione ancora disponibili, con la possibilità di mettere in sicurezza i lavoratori fino ai primi mesi del 2020.
«Dal momento che Piombino non è comunque una città che vuole vivere di ammortizzatori sociali, – continua Ferrini – l’obiettivo deve essere la ripresa produttiva di Cevital nei tempi e modi previsti dall’addendum al contratto. Nel frattempo auspichiamo che il governo, insieme alla regione e all’amministrazione comunale, possa mettere mano a tutto questo, sia per rispetto verso coloro che vorrebbero poter lavorare ma che in una situazione di stallo sono impediti, sia di coloro che ogni mattina devono alzare la saracinesca dei negozi rischiando in proprio per portare avanti la propria attività privata.
Auspichiamo che, come più volte sottolineato dal sindaco Giuliani, possa essere preso in considerazione dal governo la necessità della messa a punto di un nuovo accordo di programma che abbia come obiettivi quello della fine dei lavori al porto, con riferimento alle banchine ancora da realizzare, il completamento del secondo tratto della 398 e delle bonifiche nelle aree ex Lucchini».
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CAMPING CIG: AVREMO TRE GRUPPI DISTINTI DI LAVORATORI
Il rompicapo dei salari Aferpi: c’è chi avrà la busta Aferpi, chi Aferpi + INPS, chi solo INPS?. Nella complessità burocratica della operazione il rischio di forti ritardi nei pagamenti non è ancora scongiurato e le certezze le avremo solo al momento della erogazione del 15 agosto. Non è questione solo di disagio economico per soggetti già duramente provati da sostanziose decurtazioni.
C’è un aspetto altrettanto preoccupante. Con il decreto 23 giugno il Governo ha sancito amministrativamente la divisione, preesistente nei fatti, dei lavoratori Aferpi in tre gruppi distinti (un unico cedolino aziendale non modifica la sostanza) con diversa posizione nei confronti dell’ azienda: una ulteriore divisione del fronte dei lavoratori che indebolisce le potenzialità di difesa di diritti, salario e occupazione e potrebbe prefigurare l’ individuazione di potenziali esuberi. I sindacati confederali avevano rivendicato, giustamente, di mantenere per tutti un univoco rapporto normativo-salariale con l’ azienda: al primo ostacolo, hanno scelto di desistere senza ulteriori mobilitazioni. Ma l’ errore originario viene da lontano: consentire gia’ nell’ accordo sindacato-azienda del 2015, che Aferpi gestisse a piacimento il contratto di solidarietà, scegliendo nominativamente chi dovesse lavorare e chi no.
L’ esperienza ci dice che un modo “efficace” per chiudere una grande azienda soffocando le reazioni è quello di erodere a piccoli passi la situazione occupazionale, produttiva e commerciale, contemporaneamente dividendo il piu’ possibile il fronte di resistenza, costringendolo alla sola difesa della immediata sopravvivenza economica individuale. Se si continua cosi’, si va dritti alla estinzione della siderurgia piombinese.
Non se lo possono permettere i lavoratori; non se lo puo’ permettere la città, per la quale una siderurgia meno invasiva ma moderna ed ecocompatibile è nei fatti condizione indispensabile alla stessa diversificazione economico-produttiva e al rilancio di tutta la Val di Cornia. Per questo, a partire dalla energia delle mobilitazioni del 29 giugno, bisogna “battere il ferro finché è caldo” e chiamare le forze in campo a rivendicare quanto necessario sia per sopravvivere oggi che per costruire il domani:
- GARANZIE non vaghe sulla puntualità della erogazione di salari e stipendi, compresa la quota di equiparazione ai precedenti contratti di solidarietà; preparare da subito le forme di mobilitazione in caso di inadempienze da parte dell’ INPS o dell’ Azienda
- TRASPARENZA: perché non si pubblicizzano i verbali di riunione al MISE, il testo dell’ Addendum, la circolare che riguarda il pagamento del nuovo ammortizzatore sociale ? Cosa si vuole nascondere?
- AVVIO RAPIDO DI DEMOLIZIONI E BONIFICHE, riservate alla ricollocazione dei lavoratori dell’ indotto
- ROTAZIONE dei lavoratori nelle fasi di attività produttiva; non devono esistere lavoratori di serie A e di serie B !
- “PIANO B” PER IL RILANCIO DELLO STABILIMENTO: è impensabile che all’ appuntamento di ottobre ( verifica dei piani industriali di Aferpi) il Governo giunga ancora una volta “a mani nude” , senza una chiara strategia nel caso (purtroppo non improbabile) di inadempienza: occorre un ruolo forte dello Stato nel rilancio dello stabilimento ( …le crisi bancarie insegnano!).