AFERPI: UGL, DISATTESO L’ADDENDUM, ALMENO ALTRI 4 ANNI D’ATTESA
Piombino (LI) – Il sindacato UGL prova a fare una analisi del futuro dello stabilimento piombiese, ma tutti gli scenari non sono sicuramente la soluzione ottimale per la città, che si deve preparare secondo il sindacato, suo malgrado, a molti anni di attese ed incertezze.
«Arriveremo – inizia la nota dell’UGL – alla convocazione del giorno 20 settembre 2017 con uno stabilimento quasi o completamente deserto. Addirittura la portineria chiusa e la vigilanza ridotta al minimo indispensabile, difficile ricordare qualcosa del genere anche tornando a ritroso nel tempo . Ditte dell’indotto, le poche rimanenti: mense chiuse e pulizie con continue ulteriori riduzioni .
Una situazione che sta andando avanti in discesa e per la quale, perché no, sarebbe stata opportuna un’assemblea pubblica dove poter avere un confronto, anche politico, con la cittadinanza . Ma ancor di più sarebbe stato necessario dare vita ad una iniziativa, anche una manifestazione, perché la frustrazione e lo sconforto, oramai è chiaro, non è solo di 2000 famiglie. Dopo 3 anni di promesse mancate è intero territorio a pezzi e la sensazione è di non essere, se mai lo siamo stati realmente, una emergenza nazionale .
Vedremo il 20 cosa verrà fuori dall’ ennesimo appuntamento romano ma sarebbe inaccettabile che, come rappresentanti dei lavoratori, ci riducessero a semplici relatori passivi.
La situazione è grave , più del previsto: disatteso Il cosiddetto Addendum , ovvero il nuovo accordo fatto tra azienda e istituzioni. Un accordo secretato di cui non conosciamo i termini esatti, le penali previste .
Quali saranno allora gli scenari futuri? Ipoteticamente sostanzialmente due :
1. trattativa privata tra Jindal e Cevital; quest’ ultimo che chiede ed ottiene una parte dei 120 ml investiti di cui, a suo dire, persi una buona parte (il rischio di impresa a quanto pare in Algeria non lo conoscono!). In questo caso tale trattativa potrebbe creare continuità e maggiore tutela degli accordi pregressi in essere, senza il timore di ritrovarci con il jobs act.. ma cosa ne sarebbe degli altri due progetti logistico e agoindustria e dell’area portuale e relative concessioni ?
2. in caso di disaccordo: il Governo procede con la rescissione del contratto per inadempienza . Questo comporterebbe un contenzioso di difficile soluzione e durata , un potenziale nuovo commissariamento e la riapertura del bando di gara (rientrando a quel punto sicuramente nella normativa del jobs act) .
In entrambi i casi si parla di 3/4 anni ancora di attesa per 1900 lavoratori diretti senza contare l’ indotto.
Se Rebrab lasciasse la parte siderurgica ad un potenziale patner resterebbe comunque da capire cosa succederà ai 750 /900 lavoratori che nei piani industriali presentati dovevano essere reimpiegati negli altri settori (agroindustria e logistica) . Anche di questo occorrerrà parlare perché nessuno, compreso Rebrab, ha mai detto che nel settore siderurgico sarebbero stati ricollocati 2000 lavoratori !
Fatte queste considerazioni , come Uglm , riteniamo le istanze da portare al Governo siano :
-cercare subito soluzioni affidabili, un piano industriale serio e dettagliato , non le slides di Rebrab o lettere di intenti di Jindal ;
-compatibilità urbanistica e ambientale ;
– garanzia certa dei fondi .
Nel frattempo il Governo, le istituzioni regionali e locali di concerto con le rappresentanze sociali e di categoria devono pensare e attivare soluzioni diverse per il territorio. E’ inaccettabile andare avanti con promesse e/o ammortizzatori sociali ; tanto meno con Naspi e formazione se non sappiamo neanche in quali settori occorreranno nuove figure .
Quindi ecco le nostre proposte che auspichiamo siano accolte anche dagli altri soggetti menzionati:
-dobbiamo attingere ai fondi europei che sono stati destinati per i SIN e alle altre risorse che ci sono state assegnate come area di crisi complessa (noi siamo entrambe le cose !! );
A Taranto, per esempio, hanno offerto 1700 euro lorde per 2 anni , versati in unica rata , per incentivare il licenziamento volontario (41000euro lorde );
-come area di crisi complessa dobbiamo puntare ad ottenere la modifica dei requisiti per la pensione e creare un turn- over non solo nella fabbrica ma in tutto il territorio che è appunto riconosciuto come tale .
Per chi ha lavorato in fabbrica, perché no, si potrebbe tornare a valutare il discorso amianto. Comunque in ogni caso si potrebbero definire molte situazioni di coloro che hanno perso il lavoro e che magari con la vecchia normativa sarebbero già in pensione e che invece oggi hanno pochissimo per maturare il requisito e sono rimasti senza alcuna entrata economica.
Dopo anni di monocultura non è semplice cambiare modo di pensare ma dobbiamo iniziare e trovare nuovi strumenti, dobbiamo bonificare le aree compromesse e diversificare . Tutto questo, per chiarezza, senza escludere il settore siderurgico che però non potrà e dovrà più essere unico volano dell’economia territoriale.
Se siamo “area di crisi complessa” e “sito di interesse nazionale” – conclude l’UGL – un motivo ci sarà…».