PIOMBINO: IL FALLIMENTO DELL’URBANISTICA DEGLI “EDITORI DI RIFERIMENTO”
Piombino (LI) – La notizia del giorno è la rinuncia al progetto di spostamento (e potenziamento) della Coop da via Gori a via Flemalle. Non staremo evidentemente a commentare le legittime scelte della Coop in quanto impresa privata: non parleremo di economia, ma, per una volta, di urbanistica, sebbene le due materie siano saldamente legate.
Quello che preme sottolineare, ancora una volta, è come l’urbanistica piombinese sia costantemente sottomessa a quelli che potremmo definire degli “editori di riferimento” e, per questo motivo, non sia mai libera di stabilire precise, coraggiose ed efficaci direttive volte a mutare l’assetto urbano (e quindi economico) e orientare il territorio verso funzioni più attente alla contemporaneità e attinenti alle vocazioni dei luoghi.
Non si sono ancora placati i malumori sulle fulminee varianti di Poggio all’Agnello e Aferpi (Quagliodromo) che arriva l’ennesima smentita previsionale del “nuovo” regolamento urbanistico che, tutti ricorderanno, fu adottato in corsa prima della fine del secondo mandato Anselmi.
Perché si può parlare di smentita previsionale? Perché nel primo caso se il Piano e l’Amministrazione credevano nell’importante (e impattante) operazione turistico-ricettiva di Poggio all’Agnello, non si comprende lo scopo di una variante che va in senso opposto!
Nel secondo caso, invece (Quagliodromo), è legittimo porsi una domanda: se la costa est attira così tanto turismo un buon piano dovrebbe allontanare l’industria dagli stabilimenti balneari e non avvicinarla… altrimenti, quando si parla di “turismo” di che stiamo parlando?
Due varianti inutili se non dannose, effettuate sotto dettatura delle imprese e sotto il ricatto occupazionale: due varianti che non hanno alcun senso in un serio progetto di rilancio della città, quand’anche ce ne fosse uno…
E arriviamo alla previsione dello spostamento della Coop.
Se effettivamente si punta ad un centro commerciale potenziato e/o ad ampliare il centro cittadino attraverso la valorizzazione di alcune aree degradate o non facilmente raggiungibili, è assolutamente necessario creare PRIMA i collegamenti (arretramento dei binari e viabilità) e dare maggiori opportunità anche all’entrata di ALTRI soggetti eventualmente interessati ad aprire nuove attività: che senso ha, urbanisticamente, pensare a “ricollocare il supermercato coop esistente” (questa la dicitura esatta che è possibile leggere in rete), ovvero affidare tutta la trasformazione del centro urbano all’investimento economico di un unico soggetto privato che, fatto più unico che raro, viene persino chiamato per nome all’interno dello strumento urbanistico!
E ancora una volta le previsioni di Piano vengono disattese insieme ad altre che ormai siamo stanchi perfino di citare.
Ma il punto vero su cui interrogarsi è: può essere questo il tenore delle previsioni urbanistiche di una città che vuole crescere e dare nuove opportunità lavorative ed imprenditoriali? E’ giusto, in questo senso, individuare un’area e stabilire che in quell’area si debba ricollocare la Coop (e solo la Coop!) e intorno ai programmi e ai destini di UNA SOLA impresa giocare gran parte del futuro del centro della città?
La risposta è NO: non è questo il modo di operare e di effettuare le scelte urbanistiche.
Siamo ben lontani da una urbanistica “partecipata” di matrice contemporanea. Non siamo nemmeno più all’urbanistica “contrattata” che nei casi più fortunati o virtuosi poteva persino portare qualche ricaduta positiva sul territorio. Siamo all’urbanistica “dettata”. Dettata dalle aziende, dettata dai partiti, dettata dagli “editori di riferimento”. Un’urbanistica che non ha la realizzazione delle aspirazioni del cittadino come fine, ma immagina solo utenti o consumatori, è un’urbanistica sbagliata.
Agostino Carpo
Architetto