PIOMBINO: AMIANTO FRIABILE, LEGAMBIENTE DENUNCIA IL RISCHIO SALUTE PUBBLICA

Piombino (LI) – Impianti degradati e pericolosi. Un tema che, insieme a quello delle bonifiche del SIN sono generalmente un tabù per questa città. MA la polvere di amianto è altamente cancerogena, e non solo per i lavoratori, ma anche per i residenti. Riportiamo un intervento di Legambiente e una replica dell’assessore all’ambiente Chiarei.

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LEGAMBIENTE: GLI IMPIANTI AFERPI DISMESSI SONO IMBOTTITI DI AMIANTO FRIABILE

Vogliamo rendere pubblico che da ben oltre due mesi e a varie riprese Legambiente ha segnalato all’Amministrazione Comunale il problema degli impianti industriali dismessi dalla fabbrica siderurgica, impianti che rappresentano un pericolo e una fonte di inquinamento.

Anche dall’esterno della fabbrica vediamo capannoni con lamiere arrugginite, una gru che sovrasta via Porto Vecchio ferma da più di dieci anni, ma ci preoccupano maggiormente gli impianti imbottiti di amianto friabile che ad ogni alito di vento possono portare dentro la fabbrica, dove alcuni operai continuano a lavorare, e in città, fibre di questo pericolosissimo inquinante.

L’ amianto friabile, materiale termoisolante e antincendio, è stato infatti spruzzato per rivestimenti, utilizzato in pannelli termoisolanti, in rivestimenti inferiori di pavimenti, per isolamento di tubi, per pannelli antincendio, in apparecchi elettrici e in vecchi quadri elettrici. Questi impianti che contengono amianto in molteplici forme, possono rompersi, fessurarsi, possono addirittura crollare e allora sarebbe un disastro ambientale ed economico. Lo smantellamento e la bonifica di un impianto che sta ancora in piedi ha un costo notevole ma quello di uno crollato è dieci volte tanto.

L’aumento del degrado impiantistico, con lo spolveramento di tutti quei componenti coibentati utilizzando amianto nella pericolosissima forma friabile  o anche la presenza di cemento–amianto reso ugualmente pericoloso dal degrado o dal mancato trattamento costituisce un pericolo non più trascurabile. Il peggioramento della stabilità di alcuni manufatti potrebbe causarne il crollo ed avere conseguenze gravissime : nuvole di polvere di amianto potrebbero invadere la città.

Abbiamo sollecitato risposte e ci è stato riferito, a seguito delle nostre segnalazioni, di riunioni fra varie istituzioni, fra cui la Regione, lettere di richiesta informazioni ad Aferpi, ma non abbiamo notizie di ispezioni da parte di tecnici di strutture pubbliche per verificare lo stato di sicurezza e di inquinamento.

Sollecitiamo una risposta da parte degli enti istituzionali deputati alla difesa del territorio e della salute pubblica. Uguale attenzione richiediamo alla stampa nel seguire questa vicenda del tutto dimenticata, per chiarire e spronare gli enti interessati a muoversi e per spingere le istituzioni a ricercare finanziamenti per gli smantellamenti e la bonifica degli impianti a cominciare da quelli più pericolosi. Ormai si è capito che Aferpi o altri privati non intendono muoversi celermente per smantellare e bonificare gli impianti, solo per la Cokeria occorrerebbero decine di milioni.

Legambiente Val di Cornia

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CHIAREI: SIAMO A CONOSCENZA DELLA QUESTIONE

Marco Chiarei

La questione sollevata da Legambiente è nota e condivisa con l’Amministrazione da tempo, e proprio con l’associazione ambientalista mi sono confrontato e scambiato valutazioni per poter capire bene l’entità della problematica.

Questa estate ho convocato un incontro con Regione, Arpat e Asl proprio per comprendere ciò che andava messo in moto per scongiurare danni o pregiudizi alla salute pubblica, ai lavoratori e all’ambiente ed avere un quadro dello stato impiantistico dello stabilimento.

Aferpi ad inizio estate ci aveva comunicato che avrebbe avviato “attività di smontaggio e smantellamenti minori di impianti non più manutenibili o non più di interesse”; preso atto di ciò la nostra preoccupazione, e quella di Legambiente, è stata quella invece di capire lo stato di conservazione degli impianti produttivi maggiori, alcuni fermi da tanti anni, che sono evidentemente quelli potenzialmente più a rischio.

Il confronto con Regione, Arpat e Asl ha permesso di condividere le iniziative da mettere in atto nei confronti di Aferpi e a tal fine, alcune settimane fa, la Regione stessa ha inviato all’azienda una richiesta formale per avere aggiornamenti sui piani operativi legati alle attività di dismissione e smantellamento degli impianti cessati.

Ciò permetterà di avere un quadro chiaro da cui far discendere le ulteriori iniziative da parte degli organi di controllo. Ricordo infatti un elemento molto importante che non è emerso nell’intervento di Legambiente e cioè che nell’Accordo di Programma 252bis del 2015 la stessa Aferpi ha depositato le Linee Guida per la dismissione e lo smantellamento degli impianti cessati.

Nello stesso accordo si individua la Regione Toscana come l’organo preposto al controllo di queste attività mediante un Gruppo di Lavoro specifico sul tema delle dismissioni; e sarà appunto questo Gruppo, istituito dalla Regione, a gestire l’attività di verifica sugli impianti produttivi oggetto della nostra attenzione.

Infine ritengo che la delicata fase riguardante il futuro di Aferpi e della sua proprietà non possa costituire un alibi per calare l’attenzione su questa delicata questione. Qualsiasi sia la sorte della vicenda Aferpi questi impianti non svaniranno nel nulla e qualcuno se ne dovrà far carico. In questo senso mi trovo pienamente in sintonia con Legambiente quando afferma che sicuramente la parte pubblica dovrà reperire risorse specifiche ma aggiungo che, magari, questo possa costituire una parte di un nuovo auspicabile Accordo di Programma per la nostra area industriale.

Ci sono risorse da recuperare dall’Accordo di Programma 2014 e anche, eventualmente, fideussioni da incassare nel caso in cui Aferpi sia dichiarato inadempiente.

Ass. Chiarei

Scritto da il 27.10.2017. Registrato sotto ambiente/territorio, Foto, ultime_notizie. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

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  • QUANTO E' PASSATO DAL 1 LUGLIO 2017 DATA TERMINE DELL'ACCORDO DI PROGRAMMA CON CEVITAL?

    Nonostante l'addendum all'accordo di programma, senza il quale Rebrab sarebbe diventato Padrone a tutti gli effetti dello stabilimento, tale data viene comunque considerata dalla nostra testata come quella di inizio della crisi economica reale di Piombino. Da allora sono passati solo
    88 mesi, 20 giorni, 19 ore, 50 minute fa

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