PIOMBINO: “BUON ANNO, SENZA LAVORO”, DAI DIPENDENTI DELL’INDOTTO
Piombino (LI) – L’indotto Aferpi piange e, complice l’estrema difficoltà economica, scrive una lettera di buon senso che chiede sì lavoro, ma apre a qualsiasi lavoro, alle bonifiche VERE (e non alla sola “messa in sicurezza” che cristallizza il territorio senza possiblilità di sviluppo), e a quella diversificazione che sarebbe la vera ricchezza di tutta la Val di Cornia, sempre annunciata, mai realizzata.
Riportiamo il comunicato integralmente e invitiamo i nostri lettori a leggerlo con attenzione.
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«Finite le feste,
molte famiglie le hanno affrontate con estrema difficoltà economica, si torna timidamente a parlare delle vertenze del territorio: Unicoop, Magona, Aferpi senza dimenticare altre realtà come Enel e Sol di cui si parla sempre meno ed in alcuni casi neanche più si menzionano. Un intero territorio a rischio lavoro, sicurezza e salute visto le mancate demolizioni, la non messa in sicurezza degli impianti inutilizzati AFERPI e le bonifiche del SIN mai iniziate. L’indotto, quello diretto delle sopracitate aziende, completamente sgretolato con pochi sopravvissuti.
Eppure essere un’area di crisi complessa sembrava che potesse aiutare e invece si sono forniti strumenti, pochi ed inadeguati, molti dei quali finanziati ma ancora non erogati, altri in finanziaria dei quali sapremo, forse, dopo le elezioni?
Certo essere un’area di crisi complessa, essere un sito di interesse nazionale con aree estese da bonificare avrebbe dovuto significare chiave di volta, anche occupazionale per il rilancio del territorio.
Per le bonifiche si sono addirittura create discariche dove invece non sono finiti i nostri rifiuti ma quelli provenienti da fuori zona e sembrerebbe anche rifiuti pericolosi. Ora, visto che tutti sono presi dalle prossime elezioni politiche, Piombino dovrebbe tornare una emergenza nazionale.
Ma per fare questo non ci possiamo limitare a fare come spesso facciamo con i nostri figli: se lo fai un’altra volta vedrai… Spesso facciamo solo proclami invece di agire… si dice di essere pronti alla mobilitazione e lo si ripete ma di concreto non si mette in moto niente. Questo territorio sembra aver perso lo spirito e l’esigenza di far sentire il proprio dissenso.
Ed allora ecco cosa proponiamo noi oggi, spesso già evidenziato in passato :
– parlare delle bonifiche con il Governo, la nostra rappresentanza sindacale agli incontri al Mise lo ha sempre fatto chiedendo un intervento immediato coinvolgendo aziende locali;
– chiedere al Governo un intervento diretto volto alla ripartenza della lavorazione mentre il contenzioso con Rebrab va avanti;
– chiarezza sulle concessioni portuali e loro durata;
– strumenti adeguati per chi ha perso il lavoro in tutta l’area di crisi, non solo Aferpi. L’ indotto deve avere gli stessi strumenti dei diretti per preservare il poco lavoro rimasto.
Per fare questo tutte le RSU metalmeccaniche che rappresentano i lavoratori e le segreterie di tutte le sigle sindacali, che ricordiamo da un anno sono quattro, devono riunirsi immediatamente e decidere di fare un’assemblea dei lavoratori e mettere in piedi mobilitazioni importanti che coinvolgano tutta la città.
Non possiamo tornare dal Ministro solo per ascoltare ma occorre pressarlo a dare soluzioni immediate sulle quali anche il sindacato deve contare. Sarebbe opportuno, come il primo cittadino di Piombino ha ribadito, che per una volta il tavolo fosse portato nel nostro territorio! Ma occorre anche che il sindacato abbia prospettive moderne e che unisca l’esigenza del lavoro alla tutela della salute dei lavoratori. Basta con i dualismi, con la divisione tra città e fabbrica, salute e lavoro. Se la stagione di Rebrab è volta al termine, la nostra opinione è che invece saranno ancora lunghi, voltiamo pagina definitivamente e creiamo i presupposti per andare avanti con il settore che fino ad oggi è stato il perno dell’economia di un intero territorio, ma facciamolo secondo criteri
moderni e con piani concreti.
Senza ricatti o false ripartenze. Iniziamo al contempo a bonificare e perché no a diversificare! Non dimentichiamoci mai che lo stesso piano industriale di Rebrab parlava di max 1200 lavoratori a regime nel settore siderurgico ed il rimanente tra agroindustria e logistica… quando inizieremo a parlare seriamente anche di questo?»
Segreteria UGLM Livorno e RSU Uglm Aferpi