VERNICIATURA 2 A GENOVA, 60 FAMIGLIE LASCERANNO PIOMBINO?
Piombino (LI) – Incontro sindacale lunedì pomeriggio degli addetti della Magona (tra le Rsu e le segreterie Fim, Fiom e Uilm con la direzione ArcelorMittal Europa, rappresentata dall’A.D. Leandro Nannipieri, coadiuvato dal futuro datore di lavoro di ArcelorMittal Piombino) che hanno detto ovviamente “no” al trasferimento della verniciatura 2 di Magona, e dei suoi 60 addetti e famiglie al seguito, a Genova.
«In questa fase – spiegano le RSU – l’azienda ha dichiarato che in base all’accordo preliminare sottoscritto, al termine del periodo dei 12 mesi in cui ArcelorMittal manterrà operativa a Piombino la linea di verniciatura 2, in attesa del compimento di una zinco- verniciatura a Genova, ArcelorMittal smonterà la suddetta linea e di conseguenza trasferirà i 60 lavoratori nel sito di Genova».
Dal punto di vista sindacale e dei lavoratori questa possibilità è «assolutamente inaccettabile».
«A fronte di una cessione dello stabilimento indotta dall’Antitrust – rilevano i sindacati – per consentire l’acquisizione di Ilva, vicenda importantissima per la siderurgia italiana che riguarda circa 20.000 persone, 5 miliardi di investimenti ed un enorme sfida per Arcelor Mittal di mettere in sicurezza il piano ambientale di Taranto, non è accettabile che si voglia far pagare il prezzo di tale operazione ai 60 lavoratori della Verniciatura di Piombino».
I rappresentanti dei lavoratori inoltre, che hanno già inviato una richiesta di incontro ad Arvedi, hanno ribadito la rilevante necessità per tutto lo stabilimento di incontrare quanto prima il presidente dell’azienda che ha acquisito lo stabilimento di Piombino, conoscere il suo piano industriale e le garanzie sociali ed occupazionali per i lavoratori di Magona.
Arvedi da parte sua aveva precisato che non era stata una sua scelta quella di smambrare la verniciatura 2 dal resto della fabbrica piombinese. Forse c’è qualche margine di manovra per evitare una decisione, che appare negativa per lo stabilimento magona. Non solo per gli operai trasferiti a Genova, ma anche per un indebolimento della capacità produttiva del sito industriale piombinese.