PIOMBINO DIVENTERA’ UN POLO PER IL TRATTAMENTO DEI RIFIUTI SPECIALI?
Piombino (LI) – Ormai sembra chiaro anche per i più sprovveduti: Piombino con grande probabilità diventerà un distretto per il trattamento dei rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi. Ai 1000 ettari del SIN Lucchini, ancora tutto da bonificare, si aggiungono nuove discariche ed impianti per il trattamento di “speciali” che occupano grandi spazi di territorio, generano pochi posti di lavoro, e che concentrate in così grande quantità potrebbero causare, oltre agli ovvi problemi ambientali, anche potenziali nuovi rischi per la salute dei residenti. Nessuna diversificazione sembra infatti prospettarsi all’orizzonte per questo territorio, ma piuttosto sembra il passaggio “politico” verso una nuova monocultura, da quella dell’acciaio, a quella dei rifiuti speciali.
Come altro spiegare altrimenti il “dato di fatto” che mostra che le nuove imprese che si sono affacciate sul territorio principalmente trattano rifiuti: la Creo (dai rifiuti ottenere biocombustibile), la Ecoline (dai peneumatici ottenere accaio e gomma), Rimateria (nuove discariche di rifiuti speciali e amianto), PiM (demolizioni navi militari), e chi più ne ha, più ne metta. Una monocultura che però mette ad alto rischio lo sviluppo di altri settori chiaramente incompatibili, come il turismo o l’agricoltura di qualità, e che pregiudica di conseguenza il permanere dei giovani in questo territorio che, non trovando lavoro, o sono già fuggiti, oppure sono ormai in procinto di farlo.
Riportiamo con l’occasione un articolo di Stile Libero News nel quale la Regione Toscana ha deciso di escludere dalla procedura di VIA (dopo che aveva fatto analogo atto lo scorso anno anche per il “nuovo” forno elettrico di Rebrab) l’impianto di smaltimento e recupero di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi della Wecologistic che nascerà sulla Geodetica tra la discarica Rimateria, ormai chiamata bonariamente “Monte Puzzo”, e le portinerie Dalmine. Leggiamo insieme integralmente l’articolo di “Stile Libero”.
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Rifiuti pericolosi e non dove si prevede la siderurgia
PIOMBINO 24 gennaio 2018 — La Regione Toscana ha deciso di escludere dalla procedura di valutazione di impatto ambientale il progetto di “realizzazione di un impianto di smaltimento e recupero di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi”, proposto dalla società Wecologistic a Ischia di Crociano a Piombino, subordinatamente al rispetto di prescrizioni e con l’indicazione di raccomandazioni.
L’attività proposta contrasta con le previsioni urbanistiche vigenti (attualmente la variante Aferpi approvata il 20 dicembre 2017 dal Comune di Piombino individua come “Ambiti industriali di espansione per l’industria siderurgica” le aree su cui sorgerà l’impianto) ma il Comune se l’è cavata affermando che l’ autorizzazione integrata ambientale che dovrà essere richiesta e rilasciata dovrà costituire necessariamente variante agli strumenti urbanistici vigenti.
Da parte sua la Regione si limita ad affermare che la realizzazione e l’esercizio degli interventi e delle attività previsti si dovranno conformare alle norme tecniche di settore nonché alla pertinente disciplina normativa degli atti di pianificazione territoriale e settoriale.
Non è passato ancora un mese dall’approvazione dello strumento urbanistico e già si dice sì ad una previsione diversa.
Il che è la dimostrazione, se ve n’era bisogno, che Comune e Regione hanno definitivamente rinunciato ad esercitare la loro funzione primaria di programmazione del territorio.
«Il sito per l’insediamento dell’impianto della soc. Wecologistic S.r.l. — scrive la Regione — confina a Nord e ad Est con lo stabilimento Dalmine, mentre nella propaggine nord-occidentale con un’area a parcheggio attigua alla Strada della Base Geodetica (SP 40), a sua volta adiacente ad un fosso di bonifica affluente di sinistra del Fosso Cornia Vecchia, e quindi con aree verdi. A Sud ed Ovest confina con l’area in concessione a REDI S.p.a. e con Aferpi Steel Company — ex Lucchini Spa -; sul lato Ovest, oltre la viabilità di accesso all’area Aferpi, risulta molto prossima al sito in oggetto la ex A.S.I.U. discarica comprensoriale per RSU Spa, oggi convertita in discarica per rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi della RiMateria SpA; la superficie totale interessata dal progetto è di circa 36.000 mq di cui circa 26.000 mq sono aree scoperte adibite a piazzali, parcheggi e manovra; le strutture edilizie esistenti constano di un capannone (denominato C5) di 10.000 mq (di cui in uso per questo impianto circa 8.000 mq), una palazzina uffici di 200 mq, un’area coperta da tettoia di 600 mq. Il capannone C5 sarà sezionato in due parti completamente separate con relativi accessibili da ingressi indipendenti; quella destinata all’attività di gestione di rifiuti oggetto del presente studio sarà di circa 8.000 mq. La parte del capannone di circa 2.000 mq non destinata all’attività oggetto di trattazione e l’area coperta ascrivibile alla tettoia di circa 60 mq in questa fase non saranno destinate ad alcun utilizzo e rimarranno non occupate da beni e/o apparati».
«Il procedimento di verifica in corso – continua la Regione — è propedeutico alla fase autorizzativa (AIA) per l’esercizio da parte della ditta Wecologistic s.r.l. di una nuova attività di gestione rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi. L’attività verrà svolta all’interno di un’area di proprietà demaniale, ubicata in un comparto con destinazione d’uso esclusivamente industriale. Per quanto indicato dal proponente è in corso da parte della Wecologistic s.r.l. il subentro nella concessione demaniale dell’area mediante l’acquisizione del ramo d’azienda dalla ditta REDI Spa, attuale proprietaria».
Di seguito le prescrizioni e raccomandazioni ai fini della richiesta di rilascio della autorizzazione integrata ambientale:
Confronto con le BAT (migliori tecniche disponibili)
Per il confronto con le BAT, il proponente dovrà riferirsi anche al Final Draft delle BATc nella revisione dell’ottobre 2017, in vista della sua approvazione definitiva.
Ambiente idrico e scarichi
a) Il proponente dovrà privilegiare l’impiego di acqua di qualità inferiore a quella potabile per gli usi industriali. Infatti si precisa che non sarà ammesso l’uso di acqua potabile per scopi non pertinenti: in particolare ci riferiamo al punto 6.2.4 dello “Studio Preliminare Ambientale” relativamente al lavaggio dei piazzali e delle cosiddette “baie”. Per tale attività dovrà essere trovata una soluzione alternativa; si raccomanda di prevede il riutilizzo delle AMD, fatti salvi i necessari requisiti qualitativi;
b) Il gestore in fase di esercizio dell’attività dovrà dimostrare l’effettiva assenza di contaminazione delle acque meteoriche dilavanti, ai sensi dell’art.39 c.1 del DPGRT n.46/R/08. Inoltre dovrà dimostrare la non necessarietà di un sistema di raccolta e trattamento delle acque di prima pioggia. c) il Proponente dovrà fornire insieme agli elaborati della rete di acquedotto e fognatura interna all’area d’impianto, i seguenti dati minimi:
1. volume idropotabile relativo al fabbisogno giornaliero e annuo della struttura;
2. Qualora si chiedesse di recapitarli in pubblica fognatura, volume giornaliero dei liquami civili scaricati.
d) non dovranno essere realizzati aumenti nei prelievi delle acque di falda rispetto a quanto indicato negli elaborati di progetto.
Rifiuti
a) In considerazione delle operazioni di miscelazione che si intendono effettuare, la valutazione della compatibilità tra i rifiuti diventa uno degli elementi di rilievo in fase di progettazione della loro gestione. Di tale aspetto dovrà essere fornito il dettaglio sulle specifiche miscelazioni previste e procedurizzato in fase di rilascio di AIA, prendendo anche a riferimento come normativa tecnica il Documento Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome del 22.11.2012.
b) I rifiuti da miscelare e i prodotti di tale operazione potranno essere depositati e trattati in un’unica baia, fatta salva la necessaria separazione e identificazione univoca dei diversi CER, nonché l’adozione dei presidi ambientali opportuni, così come definiti dalle BAT.
c) La predisposizione delle procedure relative alla gestione dei rifiuti dovrà essere verificata in fase autorizzatoria ed estesa a tutti i flussi richiesti.
d) In fase autorizzatoria il proponente dovrà dimostrare nel dettaglio la coerenza della capacità di stoccaggio degli spazi a disposizione con le quantità di rifiuti che si richiede di gestire, dichiarando le volumetrie a disposizione corrispondenti agli spazi, e sulla base dei flussi richiesti, le volumetrie stimate per gli stoccaggi istantanei di punta dichiarati, in modo da poter effettuare il confronto.
e) l’area esterna al capannone non potrà in nessun caso essere utilizzata per lo stoccaggio di materiali di alcun tipo.
f) dovranno essere previste procedure organizzative che tengano conto del corretto rapporto tra quantità di rifiuti in ingresso, tempi di lavorazione e quantità in uscita, finalizzate a impedire il permanere di stoccaggi inappropriati all’aperto, sia in azienda che nei luoghi “di scambio” .
Amianto e radioattività
In fase autorizzativa dovrà essere presentato un programma un monitoraggio delle fibra di amianto in aria in prossimità dell’impianto di gestione rifiuti e nelle zone limitrofe, in relazione ai venti prevalenti, che includa un valutazione ante-operam.
Emissioni in atmosfera
a) Il proponente dovrà effettuare la misura (con sistema di rilevamento delle anomalie) e registrazione in continuo delle portate trattate e differenze di pressione dell’aria aspirata tra entrata ed uscita dei sistema di filtrazione presenti, anche verificando l’applicabilità delle tecniche illustrate nelle BAT trasversali “Monitoring of emissions to air and water from IED installations” ROM (aggiornate al 06/2017).
b) Il capannone adibito alla gestione dei rifiuti dovrà essere mantenuto in depressione (come indicato dallo stesso Proponente), senza aperture incontrollate, ovvero l’accesso dovrà essere effettuato attraverso varchi e porte ad apertura/chiusura rapida, automatiche e temporizzate.
c) Il proponente dovrà approfondire gli aspetti relativi agli impatti di tipo olfattivo, anche presentando uno studio finalizzato a valutare gli impatti massimi attesi in seguito all’esercizio dell’impianto (possono essere prese a riferimento le Linee guida adottata dalla Provincia Autonoma di Trento).
d) In relazione alle emissioni diffuse prodotte dal traffico indotto, si ritiene necessario che le aree esterne all’edificio, soprattutto quelle adibite al transito dei mezzi di trasporto siano pavimentate (asfaltate) e venga prevista una frequente e regolare pulizia delle stesse.
e) La Società ha trasmesso una proposta di quadro emissivo indicando come possibili inquinanti solo polveri e COT. Considerata la varietà dei rifiuti che intendono gestire, sarà necessario in fase autorizzativa una più dettagliata valutazione degli inquinanti potenzialmente emessi.
f) la qualità dell’aria a livello del sito di Orti Bottagone non dovrà deteriorarsi rispetto alle condizioni attuali e non dovranno realizzarsi disturbi di tipo odorigeno.
Rumore
Il proponente dovrà svolgere i monitoraggi ambientali con le modalità e le tempistiche indicate nel piano proposto: un monitoraggio all’avvio delle attività e, successivamente, ogni tre anni.
Suolo e sottosuolo
a) Il Proponente dovrà eseguire la redazione dei protocolli, ai quali si fa riferimento nella documentazione integrativa, finalizzati ad impedire sversamenti di inquinanti nel sottosuolo, nonché di prevedere azioni di difesa locale dell’impianto rispetto alla possibilità di alluvionamento dell’area, anche connessa a difficoltà di deflusso e a criticità sia della rete di drenaggio artificiale sia del reticolo drenante secondario.
b) gli accessi al capannone dovranno garantire la chiusura a tenuta di acqua almeno fino a 40 cm di altezza.