RIMATERIA: SCONTRO TRA SALUTE E LAVORO, ASSENTI LE ISTITUZIONI
Piombino (LI) – Continua a crescere la protesta della popolazione di Fiorentina (ma anche di Piombino, visto che i miasmi odorigeni si iniziano a sentire anche a chilometri di distanza a seconda dei venti) per la discarica Rimateria (ex Asiu) che oggi non accoglie più i rifiuti urbani, ma quelli speciali provenienti da tutta Italia. Scontro che si genera perché i cittadini, che non devono solo sopportarsi quel bel biglietto da visita, da tempo respirano anche «sostanze con elevato potere odorigeno come, ad esempio, l’idrogeno solforato» (sostanza potenzialmente pericolosa anche in basse concentrazioni come riferito in uno degli interventi), a causa del fatto che dei 34 pozzi di captazione del biogas iniziali (a regime dovevano essere 73) nel controllo del 5 marzo scorso solo 16 erano collegati, e quindi la discarica ancora oggi non è a norma, e non lo sarà sicuramente, secondo quanto dice lo stesso gestore, prima di altri 6-8 mesi.
Ma la cosa che ha disturbato di più i presenti non era la discarica che puzza, e neanche il fatto che continuerà a farlo quanto meno fino alla fine del 2018 compresa l’estate, quello che ha disturbato principalmente era la mancanza dei “padroni” dell’impianto (i sindaci di Piombino, Campiglia e San Vincenzo) che, escluso il Sindaco di Suvereto Parodi, non erano nuovamente presenti a questa riunione, neanche tramite i loro assessori, nonostante fosse una iniziativa organizzata dal quartiere di Fiorentina.
Assente anche il Presidente di Rimateria Caramassi, che era però “rappresentato” da una folta delegazione di lavoratori dell’impianto, intervenuti per “tranquillizzare” una popolazione sempre più “arrabbiata”, anche per questo onnipresente scontro tra salute dei residenti e diritto al lavoro che viene da sempre perpetrato nei loro confronti, specie quando una società, come lo è Rimateria, è pubblica al 75%.
Ma non solo, la popolazione è fortemente disturbata anche per il mancato rispetto della diffida inviata dalla Regione Toscana a Novembre 2017, che viste le inregolarità riscontrate sarebbe già dovuta intervenire, idem per gli interventi della magistratura dopo la scoperta che 1/3 dei rifiuti prodotti nella famosa indagine della DDA di Firenze sono venuti a Piombino, ma che non ha interrotto in alcun modo i conferimenti in discarica. Senza parlare del debito prodotto da ASIU di 20 milioni di euro, che è nuovamente uscito fuori anche nella discussione di ieri, senza che nessuno abbia mai indagato più a fondo nella materia.
Se chi di dovere non interverrà facendo definitivamente chiarezza su questa complessa questione, visto il clima che si respirava in sala, non si escludono in futuro problemi di ordine pubblico. All’inizio del dibattito è stato letto anche un documento, che sarà inviato a tutti gli enti preposti, e che riportiamo integralmente.
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LETTERA FIRMATA DAI RESIDENTI DI FIORENTINA MONTEGEMOLI
Avevamo accolto con fiducia la diffida con la quale la Regione Toscana chiedeva a Rimateria di mettere a norma la discarica di Ischia di Crociano e di rispettare le prescrizioni con cui era stato autorizzato il progetto di ampliamento. Nella diffida del Novembre 2017 la Regione affermava che la discarica: “risulta condotta in maniera non adeguata alle norme tecniche di riferimento e difformemente a quanto autorizzato”. Ma la messa a norma ed in sicurezza non è ancora avvenuta.
Per sostenere sia l’iniziativa della Regione che per esporre le nostre proposte in merito avevamo mandato una lettera firmata da più di cento cittadini a vari enti pubblici. Abbiamo avuto una sola risposta, ne i Sindaci proprietari di Rimateria ne la Regione ci hanno risposto!
Ma la situazione non è sanata, ne danno conferma i disagi esposti, nella precedente assemblea del quartiere Fiorentina, da molti abitanti delle zone limitrofe alla discarica: disturbi delle vie respiratorie, irritazioni oculari, irritazioni cutanee, cefalea.
In tale assemblea riscontrammo inoltre come costante l’esalazione di miasmi, talvolta insopportabili, percepibili anche dai non residenti in zona.
Come intende procedere la Regione Toscana ed il responsabile del Settore Bonifiche e Autorizzazioni Rifiuti il Dottore Rafanelli Andrea a mesi di distanza dalla diffida? Come intende tutelare la salute ed il benessere dei propri concittadini il Sindaco di Piombino?
Da troppo tempo come cittadini sopportiamo l’inquinamento originato dalla discarica. Allarmati anche dalla nuova funzione della discarica che non accoglie più i rifiuti urbani ma gli speciali provenienti da industrie,ecc. abbiamo richiesto all’ARPAT di fornirci le analisi delle acque sotterranee e dell’aria della zona in cui è inserita la discarica.
L’Arpat di Piombino è stato l’unico ente pubblico che ha risposto sia alla lettera firmata dai cittadini che alla successiva richiesta di dati riguardanti l’inquinamento delle matrici ambientali. La risposta è stata parziale. Per le acque sotterranee chiedevamo i dati dal 2013 ad oggi. Dal 2013 al 2016 tutte le analisi effettuate sono di fonte ASIU-Rimateria, nessuna analisi di ARPAT!
Arpat ha fatto in cinque anni un solo controllo delle acque sotterranee nel 2017. I risultati delle analisi,che ci ha fornito Arpat, sono quattro per anno di fonte ASIU e si fermano al 2016. Nel 2017 è stato effettuato un solo controllo a Settembre di fonte ARPAT. E’ certo invece che proprio per il periodo 2017-2018 era importante avere il maggior numero di analisi! Arpat Piombino ha poi richiesto un contributo di 100 euro per fornire le analisi relative alla qualità dell’aria. Stiamo valutando la possibilità di raccogliere i soldi necessari se non sarà accolta la proposta esposta successivamente.
Nella sintesi fornita da ARPAT, i punti di rilevamento sono tre piezometri ed un pozzo confinanti con il perimetro della discarica, si evidenzia che la falda sia superficiale che profonda è altamente inquinata si superano infatti le Concentrazioni a Soglia di Contaminazione(CSC) per terreni industriali per i seguenti elementi: Manganese, Solfati, Piombo,nitriti, Mercurio, Ferro, PCB,benzo(a)pirene, benzo(ghi)perilene, Nichel, cromo VI, ed occasionalmente antimonio e arsenico.
Arpat sostiene tuttavia che tali dati sono conformi a tutto il SIN.
Pur non essendo esperti del settore esponiamo i fortissimi dubbi che tale affermazione suscita: rileviamo che la zona della discarica è stata esclusa da sempre dal perimetro del SIN! Che gli impianti industriali sono distanti! Che uno studio del 2009 della stessa Arpat per la definizione dei valori di fondo degli inquinanti esterni ed interni al SIN attraverso caratterizzazioni che interessano anche una zona prossima alla discarica sembra contraddire tale affermazione! In sostanza riteniamo più plausibile imputare alla discarica l’inquinamento delle acque che scorrono sotto di essa, inquinamento dovuto a possibili sversamenti di percolato, sversamento del resto ipotizzato anche nella diffida della Regione per l’anno 2017!
Resta comunque al di là delle prove scientifiche quello che empiricamente il malessere dei residenti denuncia: la discarica continua ad essere da troppo tempo fonte di inquinamento e disagio. Inoltre, pur mancando i dati per quanto attiene la qualità dell’aria un controllo diretto in discarica ha rilevato in data 19 Febbraio 2018 che soli 16 pozzi di estrazione del biogas, secondo quanto affermato da un tecnico di Rimateria, erano collegati alla candela che permette di bruciare il metano e gli altri componenti gassosi che si originano dal corpo della discarica.
Nella vecchia discarica dovevano esserne presenti presenti 34 pozzi di estrazione del biogas collegati alle varie sottostazioni e che il biogas avrebbe dovuto essere bruciato in due motori per recupero energetico e in caso di malfunzionamento dei motori in apposita candela. Nella nuova ed attuale configurazione secondo le indicazioni della Regione devono essere 73 i pozzi di estrazione del biogas da avviare a combustione!
La stessa ARPAT ha rilevato il 5 Marzo che il numero di pozzi collegati alla candela erano ancora 16!!!
Siamo ancora molto lontani dai 73 previsti allo stato attuale della discarica! In queste condizione la maggior parte del biogas e degli altri componenti gassosi si libera dalla discarica nell’aria inquinandola.
Molti altri lavori (coperture provvisorie parti non coltivate, ecc.) prescritti al momento dell’autorizzazione del 2016 non sono stati ancora eseguiti. La regione Toscana indicava in 3000 metri quadri per settore la superficie della discarica da dedicare giornalmente al conferimento dei rifiuti.
Al termine della giornata lavorativa tale area deve essere ricoperta per evitare: le emissioni odorigine,l’ingresso delle acque meteoriche, la dispersione degli stessi effettuata dal vento,accesso di gabbiani, ecc.
Lo spessore della copertura giornaliera deve essere di circa 20 cm di materiale inerte. Sempre nella visita alla discarica del 19 Febbraio 2018 ci è sembrato che la superficie della discarica dove i camion scaricano i rifiuti nella giornata eccedesse la superficie prescritta e in quantità tale da forse impedirne la copertura al termine della stessa giornata lavorativa.
Ma le maleodoranze, vogliamo sottolineare, hanno più cause e non sono imputabili al solo biogas. Fra l’altro tutte le giustificazioni nascondono inefficienze e ritardi nell’esecuzione di lavori, ritardi inaccettabili! I cattivi odori si originano anche dai conferimenti e dalla nuova tipologia di rifiuti che giunge in discarica: non più gli urbani ma gli speciali (industriali) che giungono da ogni parete di Italia! La discarica quando ospitava gli urbani puzzava ma non originava i malesseri che oggi provoca. Tali disagi non finiranno e si moltiplicheranno quando andranno a riempire con i rifiuti speciali, come è stato fatto per rialzare la vecchia discarica ASIU, anche la valletta tra le due discariche esistenti !
In queste condizioni dopo le prescrizioni date nel 2016 e non attuate e dopo la diffida del 2017 come assemblea di cittadini riunita nel Quartiere di Fiorentina chiediamo ai Sindaci proprietari di Rimateria, alla Regione e all’Arpat:
1) Si blocchi immediatamente il conferimento in discarica dei rifiuti fino a quando non si sia messa a norma rispettando la diffida del 2017 e le prescrizioni AIA date nel 2016 dalla Regione Toscana.
2) Sia il Sindaco a richiedere all’ARPAT i dati e la relazione di sintesi riguardanti l’inquinamento delle acque sotterranee e dell’aria in zona discarica per il periodo dal 2013 ad oggi Marzo 2018 e li renda pubblici
3) Per tutelare la salute dei cittadini e dei lavoratori che operano nella discarica si faccia immediatamente una serie di carotaggi per scoprire il tipo di rifiuti che vi sono stati conferiti. Forte è la preoccupazione perché circa 1/3 dei conferimenti in discarica, che ha fatto raggiungere l’attuale altezza, è avvenuto ad opera delle aziende Lonzi e Rari. Tali aziende sono indagate dalla DDA di Firenze per traffico illecito di rifiuti speciali, anche pericolosi e nocivi, miscelati con altri e mascherati come ordinari, nelle discariche di Rosignano e Piombino. I pericoli che ne potrebbero derivare sono stati ampiamente sottovalutati sia per icittadini che abitano a soli centinaia di metri di distanza dalla discarica ma anche per gli stessi operatori in discarica.
4) Chiediamo ed invitiamo i Comuni soci di Rimateria a riconsiderarne il relativo piano industriale. La zona non è adatta all’ampliamento ulteriore della discarica in zona SIN, fin quasi, in un futuro prossimo a raddoppiare gli attuali volumi. Una volta terminato il riempimento della valle che la separa dalla vecchia discarica Lucchini si prevede di utilizzare la LI53aR per la nuova discarica. La zona che si vuole utilizzare era una palude, siamo in presenza di una falda superficiale vicina al piano di campagna, siamo troppo vicini alla città ed al mare, zona in cui molte parti sono a rischio idraulico elevato per la vicinanza del fiume Cornia e del confinante fosso Cornia Vecchia. Dove si vuole costruire, riempita quella attuale, la nuova discarica siamo in un SIN da bonificare! Non è una zona adatta a nuove discariche per accogliere e trattare rifiuti speciali e pericolosi.
5) In mancanza di attenzione e risposte positive valuteremo l’ipotesi di rivolgerci ad altri enti dello Stato.
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