MAGONA: OK DELL’UE A MITTAL PER L’ILVA, MA DEVE CEDERE PIOMBINO
Piombino è tra i cinque stabilimenti da cedere da parte di Mittal per ratificare l’acquisto dell’Ilva, e l’esclusione dalla cordata del gruppo Marcegaglia. L’operazione ottiene il semaforo verde dalla Commissione europea, ma si tratta di un via libera condizionato e sarà subordinato alla cessione di un ampio insieme di attività da parte del colosso dell’acciaio, per «mantenere un’effettiva concorrenza nei mercati siderurgici europei a vantaggio dei consumatori e delle imprese, oltre che la bonifica di Taranto.
Soddisfazione da parte di Matthieu Jehl, presidente e ceo di Am Investco Italy, che vede l’intervento UE come un momento estremamente significativo del percorso verso il rilancio di Ilva. E altrettanto fiducioso si mostra il Presidente degli industriali, Vincenzo Boccia che vede nella cessione una grande occasione, in particolare per il Mezzogiorno. Mentre il ministro Carlo Calenda guarda già all’accordo sindacale per poi finalmente far tornare l’Ilva di Taranto «un’acciaieria competitiva e all’avanguardia nella protezione dell’ambiente e delle persone».
Fronte sindacale: Positivo il via libera della Commissione europea per i sindacati Fim e Ugl, soddisfatti che vengano salvaguardati tutti i siti Ilva, mentre non è ottimista la leader della Fiom, Francesca Re David per la quale la trattativa non può ripartire se non ci saranno cambiamenti significativi, in particolare per i lavoratori di Piombino che non possono essere penalizzati dalle scelte dell’Antitrust europeo con la cessione della Magona.
E’ infatti non di poco conto il pacchetto di aziende che la commissione europea impone ad Arcelor Mittal per l’acquisto dell’Ilva di Taranto: Italia (Piombino), Belgio (Liegi), Repubblica Ceca (Ostrava), Lussemburgo (Dudelange), Romania (Galati) e nell’ex Repubblica jugoslava di Macedonia (Skopje), nonché diversi asset di distribuzione in Francia e in Italia. Tra le condizioni poste da Bruxelles c’è anche l’esclusione del gruppo Marcegaglia dal consorzio di acquisto dell’Ilva. Dovrebbe invece entrare Cassa Depositi e prestiti: secondo quanto si apprende a Bruxelles, le autorità antitrust della Commissione non avrebbero espresso riserve sull’ingresso di CdP.
La Commissione inoltre conserva il diritto di intervenire in tutte le cessioni degli attivi di ArcelorMittal, approvando o no le vendite degli impianti in base ai piani industriali che presenteranno i compratori. La Commissione afferma nella sua nota sulla decisione presa ieri che «le attività cedute rappresentano imprese economicamente sostenibili che nel lungo periodo consentirebbero agli acquirenti idonei di competere in modo efficiente con l’entità risultante dalla concentrazione«. In altre parole, le cessioni di attività produttive da parte di ArcelorMittal non possono tradursi in piani industriali da parte degli acquirenti che ridimensionino o addirittura chiudano quelle attività, perché sarebbe un risultato opposto all’obiettivo perseguito dall’antitrust Ue.