ASIU: RESPINTA MOZIONE DELLE MINORANZE PER COMMISSIONE D’INCHIESTA
Piombino (LI) – Respinta dalla maggioranza (PD e Stile Libero), la mozione con la quale i partiti di opposizione (Rifondazione comunista, Un’Altra Piombino, Movimento 5 Stelle, Ferrari Sindaco-Forza Italia, Ascolta Piombino), chiedevano l’istituzione di una commissione di inchiesta e controllo su Asiu e Rimateria. I partiti di minoranza, vista la grave situazione debitoria di Asiu e considerato che l’attività di Rimateria è attualmente oggetto di indagine da parte della Procura della Repubblica di Livorno, chiedevano una commissione per approfondire la situazione economica attuale e pregressa di Asiu, Tap e Rimateria, e le attività, attuali e pregresse, sull’attuazione del piano industriale delle tre aziende. La maggioranza ha giudicato impropria la costituzione di una commissione d’inchiesta su questi temi, dal momento che esistono altre sedi dove poter discutere e fare luce sulla questioni, come le commissioni consiliari.
“Invocare una commissione di inchiesta e controllo per mancanza di informazioni da parte delle opposizioni sul tema mi pare un tantino pretestuosa – ha affermato il vicesindaco Stefano ferrini – considerando che il Presidente di Rimateria è venuto almeno 2 volte, se non di più, in consiglio a spiegare ed informare e che anche nel precedente periodo amministrativo più volte il tema è stato trattato. Se l’obiettivo legittimo ed anche condivisibile era quello di approfondire ulteriormente, la proposta formulata dalle forze di maggioranza di utilizzare congiuntamente la seconda e quarta commissione consentendo al Vice Presidente della quarta, che è delle minoranze, di svolgere lo stesso ruolo dei due Presidenti, sarebbe staro lo strumento più adatto e veloce. Ma evidentemente l’obiettivo, anch’esso legittimo ma non condivisibile per quel che mi riguarda, evidentemente era un altro.”
“Una commissione non serve per stabilire le colpe di qualcuno – ha detto Bruna Geri, presidente della IV commissione consiliare del PD – Se vogliamo approfondire davvero gli argomenti che hanno portato a fare determinate scelte in passato possiamo farlo in una sede istituzionale, il dubbio invece è quello che si stia cercando di soltanto di strumentalizzare dal punto di vista politico.”
Per le minoranze invece ,è necessario fare luce sulla gestione pregressa di Asiu e Tap per individuare i motivi che hanno portato all’accumulazione di un debito di milioni di euro (circa 50 secondo il presidente di Rimateria Caramassi, ndr.) strettamente collegato con la necessità di continuare ad accogliere rifiuti.
Nel corso della discussione sono stati affrontati anche i temi legati ai cattivi odori lamentati dagli abitanti di Colmata, alla necessità di bonifica del Sin e di messa in sicurezza della discarica stessa.
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La consigliera Carla Bezzini di “Un’altra Piombino” ha così commentato: «Il PD e i suoi alleati Sinistra per Piombino e Spirito Libero hanno bocciato la richiesta di istituire una commissione d’inchiesta sul debito enorme lasciato da ASIU, avanzata dalle minoranze. Rifiutano di fare chiarezza sulla malagestione, sul disastro che tanto pesantemente sta gravando sull’ambiente e sulla salute dei cittadini. Temono ovviamente quanto una commissione farebbe emergere».
Il consigliere Gelichi invece affronta il nodo cruciale, e cioè che Rimateria “bonifica” i 50 milioni di debiti Asiu, ma non il SIN di Piombino: «La questione Puzza della discarica è il grande specchietto per le allodole. Presto, o meno presto cesserà, e tutto passerà in subordine. La vera questione che non si vuole affrontare è la seguente : se Rimateria nasce anche con la mission di “ progettazione e la realizzazione di interventi di bonifica delle aree industriali e dei siti contaminati”, perché non si occupa di Bonificare un sito così vasto come quello di Piombino ? Cioè, noi prendiamo rifiuti da fuori ma non togliamo di torno i nostri, alla faccia dell’economia circolare. Questo è il tema che riguarda tutti, anche i lavoratori di Rimateria. Ma la questione Rimateria non è ancora approdata nelle sedi istituzionali, se ne parla su facebook, si fanno le battutone, ma fino ad oggi, nonostante lo avessimo richiesto, nessuno ha sentito l’esigenza di parlarne la dove i rappresentanti dei cittadini dovrebbero svolgere il loro compito, il Comune».
Il PD, il partito che è responsabile totalmente della gestione sia di Asiu che di RImateria, invece, formalmente offre piena disponibilità, ma poi afferma che richiedere una simile commissione d’inchiesta da parte delle minoranze significa “solo la volontà di battere su un tamburo per fare rumore”.
«Svelato l’Arcano – così inizia il comunicato del PD – La richiesta delle opposizioni per la istituzione di una “commissione d’inchiesta” sulla situazione attuale e pregressa di ASIU, TAP e RIMATERIA, si è sciolta come una bolla di sapone. Le forze di maggioranza PD, spirito libero e sinistra per Piombino, nella seduta del consiglio, hanno risposto a questa provocazione mettendo a disposizione i tavoli già a disposizione degli eletti senza evocare strumenti che la storia di questo paese ricorda per fatti ben più gravi.
La proposta della maggioranza di convocare congiuntamente la quarta e seconda commissione e di offrire alle minoranze la conduzione dei lavori di approfondimento su questi argomenti, non è stata accolta. La volontà di approfondimento delle vicende, di richiesta di maggiore condivisione delle informazioni è stata messa in secondo piano dalle minoranze che si sono visti togliere la “bandiera della protesta fine a stessa”.
Questa maggioranza vuole togliere tutti i dubbi possibili da letture personalistiche delle vicende che riguardano il settore rifiuti perché, in questi passaggi ha messo la faccia, sostenendo trasformazioni aziendali e riorganizzazioni delle stesse.
Tentativo fallito quindi. Alle opposizioni – conclude il Gruppo consiliare PD – che immaginavano una chiusura a riccio a difesa dello status quo, la maggioranza ha risposto con piena disponibilità, aprendo le porte ed offrendo alle minoranze la gestione degli approfondimenti sui temi di gestione rifiuti. Evidentemente l’obiettivo non era la volontà di conoscere e condividere atti che riguardano scelte di gestione aziendale di una partecipata nell’interesse dei cittadini, ma solo la volontà di battere su un tamburo per fare rumore».