SANITA’: GRANDE RISCHIO PER LA RETE OSPEDALIERA PIOMBINO-CECINA?
Piombino (LI) – Giovedì 28 giugno alle ore 21 presso il Centro Giovani di Piombino in Via della Resistenza n°4 si è tenuto, in una sala completamente piena, un interessante incontro organizzato dal Comitato Salute pubblica di Cecina in collaborazione con quello di Piombino a pochi giorni dall’avvio della nuova Società della Salute Val di Cornia-Val di Cecina. Molti gli ospiti partecipanti provenienti da alcuni comitati di Salute pubblica italiani, che hanno fatto il punto della situazione nazionale, regionale e locale dopo la fusione delle due società della salute di Cecina e Piombino.
Tema del dibattito “Di quale rete ospedaliera abbiamo bisogno”. Hanno provato a rispondere a questa domanda Mariangela Nasillo del Comitato Salute Pubblica di Cecina, Carlotta Balzani del Comitato salute casentinese, Marco Coppola del Coordinamento campano per la salute, Carla Bezzini del Coitato Salute Pubblica di Piombino con le conclusioni di Alessandro Dervishi sempre del Comitato Salute pubblica di Piombino.
Riportiamo anche la versione testuale dell’intervento introduttivo letto da Cristina Quochi a cura del Comitato salute pubblica di Piombino, e quello di Carla Bezzini sempre del Comitato Salute Pubblica di Piombino che illustra in dettaglio gli attuali rischi sanitari.
Altri articoli che possono chiarire ulteriormente la materia sono quello di Alessandro Lucibello Piani dei Movimenti Civici Bassa Val di Cecina e quello di Andrea Fanetti, Coordinatore Spirito Libero per Piombino, lista di maggioranza insieme al PD al governo di Piombino.
Ci rendiamo conto della lunghezza di quanto proposto ma, visto che stiamo parlando della nostra salute, reputiamo doveroso riportare gli interventi integralmente. Buona lettura.
I due interventi secondo noi più interessanti, e che fanno comprendere ai lettori quale è il modo d’azione della gestione della nostra sanità, sono questi:
https://youtu.be/ueG0IcVd_PI?t=33m33s
https://youtu.be/ueG0IcVd_PI?t=1h2s
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INTERVENTO INTRODUTTIVO COMITATO SALUTE PIOMBINO
Buonasera a tutti e benvenuti a questa che è di fatto, a parte la serata di presentazione del 13 giugno scorso, la prima iniziativa di informazione e confronto organizzata dal nascente Comitato di Salute Pubblica di Piombino-Val di Cornia, in collaborazione con il Comitato Salute Pubblica di Cecina.
Per coloro che non fossero stati presenti il 13 giugno, crediamo sia opportuno spendere due parole per spiegare di nuovo brevemente cos’è questo Comitato, da chi è costituito e soprattutto quali sono gli obiettivi per perseguire i quali si è costituito.
Questo Comitato è formato da un gruppo di semplici cittadini che, al di là della loro appartenenza politica, del tipo di lavoro che svolgono o che hanno svolto all’interno della comunità, del tipo di formazione e di competenze che possiedono, sono accomunati dal desiderio di essere coinvolti, cioè di essere consultati e ascoltati, prima che vengano prese quelle decisioni importanti che riguardano il nostro territorio e che andranno a influenzare pesantemente la nostra vita di cittadini e di abitanti.
Quindi vogliamo promuovere una maggiore partecipazione alle scelte che vengono fatte sul territorio in tutti i campi, soprattutto quelli che riguardano la salute e l’ambiente. Perché secondo noi ogni territorio presenta potenzialità e criticità che non possono essere ignorate o sottovalutate quando si va a fare programmazione economica e la percezione che abbiamo come cittadini in questi ultimi anni è purtroppo quella di una non- programmazione.
Piombino è cresciuta e si è sviluppata orgogliosamente direi attorno all’acciaio, all’altoforno, che molto ha dato alla città e, purtroppo, molto ha anche tolto, e lo sappiamo tutti. Ora che per ragioni indipendenti dalla nostra volontà la situazione della siderurgia è quella che è, Piombino deve necessariamente rimettersi in gioco. Ci troviamo in un momento estremamente critico e delicato, un momento che a nostro avviso è denso di potenzialità, ma anche di pericoli.
E quali sono i pericoli?
Quello di svenderci, innanzitutto. Quello di accettare qualunque proposta di investimento, qualunque cosa purché dia “lavoro”. E questo è giusto, ci mancherebbe, e soprattutto è comprensibile. Ma siamo davvero sicuri che quello che ci precipitiamo ad accettare oggi non pregiudichi pesantemente il futuro sviluppo di tutto il nostro territorio? Siamo sicuri che inseguendo il miraggio di dieci o venti o cinquanta nuovi posti di lavoro non andiamo poi effettivamente a danneggiare irreparabilmente l’attività di tante altre piccole imprese e realtà produttive alcune delle quali esistono già oggi sul territorio e magari potrebbero svilupparsi, mentre molte altre di simili ne potrebbero nascere?
Ecco quindi che nasce l’esigenza di approfondire le questioni, di informarsi, di riflettere, e di mettersi in gioco ciascuno di noi insieme alle amministrazioni che ci governano e che dovrebbero farlo non prendendo le decisioni al posto nostro, ma perché ci rappresentano. E rappresentare vuol dire andare attorno ai tavoli del potere e della politica facendosi portavoce dei bisogni, dei desideri, degli interessi dei cittadini, di tutti i cittadini, non solo di quelli che hanno intravisto un business e sono decisi a portarlo avanti a qualunque costo.
Il nostro auspicio è che dal lavoro del Comitato prendano vita riflessioni, idee e proposte che consentano alla città di lavorare CON le nostre amministrazioni, anche a costo di contrapporsi a volte, a certe decisioni che ci sembrano non sufficientemente ponderate, non in linea con la Piombino che i piombinesi, tutti i piombinesi, vorrebbero.
Il Comitato è quindi articolato in gruppi di lavoro. Al momento ne esistono tre:
– uno che si occupa della questione Rimateria, che tanto ha scaldato gli animi negli ultimi mesi;
– uno che si occupa della cosiddetta zona APEA e degli insediamenti che sono previsti in quell’area (tra cui quello della CREO per il trattamento dei rifiuti organici, al quale la nostra amministrazione ha dedicato una tavola rotonda il 19 giugno)
– uno che si occupa del servizio sanitario pubblico, e qui si inserisce l’iniziativa di stasera.
Nell’ambito della Sanità Pubblica si stanno delineando ormai da anni delle modifiche sostanziali di cui, a nostro avviso, non si parla abbastanza. In pochi sanno effettivamente cosa sta succedendo, solo quando purtroppo si viene coinvolti a livello personale e ci troviamo ad aver bisogno di assistenza e cure ci rendiamo conto dei tagli e dei disservizi che sono stati posti in essere.
La Sanità è sempre più concepita e gestita come un’Azienda, nella quale il paziente, sembra un’eresia ma è così, ha un’importanza sempre più marginale.
Quando i media parlano di malasanità ci presentano sempre casi eclatanti e sensazionalistici le cui responsabilità sembrano ricadere su questa o quella persona, ma lasciano sempre in ombra le vere criticità degli ospedali italiani, che sono la mancanza di mezzi, di personale, di posti letto.
La verità è che, al di là delle possibili e giustamente denunciate e perseguite responsabilità personali, sono i tagli imposti ai nostri ospedali, spesso in nome di un risparmio che è, alla resa dei conti, inesistente, sono questi tagli che hanno impoverito i nostri ospedali.
La politica parla di razionalizzare i costi, di ridurre i centri di spesa e quindi le possibili fonti di spreco. Ne parla soltanto, però, perché in questi ambiti nessuno interviene mai di fatto, in modo decisivo.
Addirittura si è fatto un decreto legge, il 78/2015, che specifica le condizioni di erogabilità e di appropriatezza nella prescrizione delle prestazioni di assistenza specialistica. Cioè, se il tuo medico che ti conosce da una vita, che ha presente la tua storia clinica ha il sospetto che tu stia covando magari qualcosa di serio perché ci sono dei piccoli campanelli d’allarme a suo avviso da non trascurare, bene, non può prescriverti un esame specialistico a meno che tu non abbia tutti i requisiti che qualche burocrate ha elencato nel suddetto decreto: la pressione così e cosà, una pregressa condizione di, e così via.
Ora è benvenuta una norma che richiami all’appropriatezza, ma siamo sicuri che il metodo scelto sia quello giusto? Come se i responsabili degli sprechi nella sanità fossero i medici, che si occupano di prevenire e di diagnosticare precocemente una malattia. La medicina è una scienza e un’arte insieme. Il medico vero è quello capace di ascoltare il suo paziente, i suoi sintomi, il suo corpo, ma anche la sua condizione generale, per trarre da questo ascolto una valutazione che, con il supporto degli esami specialistici che lui ritiene necessari, diventa diagnosi. Togliere gli strumenti a un medico è come mandare un soldato in guerra senza le armi. Allora, di quale Sanità si sta ragionando?
L’incontro di stasera intende mettere a fuoco la cosiddetta “messa in rete”.
Una rete è costituita da una serie di nodi collegati e quindi interdipendenti tra loro. Nel caso specifico della sanità si intende che le varie Aziende sanitarie dovranno essere collegate tra loro, e fin qui va tutto bene, ma anche che per ragioni di risparmio, di razionalizzazione dei costi, dovranno avere vocazioni specifiche senza sovrapposizioni o vuoti d’offerta.
Un po’ come quando dei medici decidono di condividere lo stesso ambulatorio in modo da dividersi le spese dell’affitto e della segretaria per ridurre i costi e migliorare il servizio. Ora, perché questa sia effettivamente una rete e dunque sia conveniente per entrambi bisognerebbe che il risparmio e quindi i benefici ricadessero in egual misura sui medici e sui loro pazienti.
Ebbene, tanto per uscir di metafora, nella messa in rete dei servizi sanitari che riguarda Cecina e Piombino, per Piombino non si prevede alcun potenziamento se non quello, forse, di ottenere dei posti letto in più per la Psichiatria, non si sa come e non si sa quando. Non è previsto alcun miglioramento sostanziale dei servizi, ma solo una gestione di quanto esiste già, spalmandolo su due presidi ospedalieri lontani 50 km l’uno dall’altro. Quello che si sta prefigurando è semplicemente una riduzione complessiva dell’offerta sanitaria: la politica continua a usare termini come “implementazione”, “ottimizzazione”, “razionalizzazione”. Tutti termini astratti, tipici del gergo politichese: in realtà, si tratta solo e soltanto di riduzioni dettate dal risparmio.
Di quale rete stiamo parlando? A me sembra una rete sfilacciata in cui il cittadino è costretto a saltare da un nodo all’altro, con peripezie e difficoltà crescenti. A tal punto che sempre più, potendo, ricorre al privato, che a volte, come nel caso degli esami ematici risulta meno costoso del pubblico e crea meno disagi.
Prima di lasciare la parola a Mariangela Nasillo, del Comitato Salute Pubblica di Cecina, vorrei cogliere l’occasione per dire a quanti vogliono aderire al Comitato di Piombino che possono lasciare sul foglio il loro nominativo con una mail alla quale poter ricevere comunicazioni, e nel caso in cui siano interessati a uno in particolare dei gruppi di lavoro in cui il comitato si articola, di specificarlo nella colonna predisposta a questo scopo.
Comitato Salute Pubblica Piombino-Val di Cornia
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INTERVENTO DI CARLA BEZZINI DEL COMITATO SALUTE PUBBLICA PIOMBINO-VAL DI CORNIA
Quello che sta accadendo nel nostro sistema sanitario (nazionale, regionale e territoriale) è particolarmente penalizzante. Per questo è fondamentale una corretta informazione, che ci faccia capire cosa si nasconde dietro le espressioni della politica.
La creazione di questa cosi detta “rete integrata di servizi ospedalieri” (tradotto significa realizzazione di un unico ospedale VIRTUALE , che va a coprire il grande vuoto che c’è tra Livorno, Siena e Grosseto ) è dettata da un’unica necessità: quella di adeguarsi alla legge di riordino sanitario regionale 28/2015, voluta dal governatore Rossi, per adeguarsi al decreto Balduzzi e ai tagli imposti dalla legge di stabilità.
La riforma sanitaria voluta da Rossi e dal PD non è altro che una riorganizzazione della struttura sanitaria in un’ottica di esclusivo efficientismo economico. Il principio ispiratore è quello del risparmio, dei tagli, con un ulteriore impoverimento dell’offerta sanitaria e con un altro passo avanti verso la privatizzazione.
Il servizio sanitario è visto (da Rossi e dal PD come da Monti) come un costo e non come un diritto costituzionalmente sancito, un costo insostenibile che come tale deve essere ridimensionato. Anche il personale sanitario operativo (medici e infermieri) è visto come un costo e non come una risorsa, tant’è che il grosso dei tagli, oltre alle dotazioni e alle strutture periferiche territoriali, è passato proprio attraverso la riduzione di circa 2mila unità, individuate come esuberi.
Al contempo finanziano il privato e tra questo, anche le associazioni di volontariato che sono entrati a spartirsi la ricca torta dei finanziamenti sanitari fornendo attività specialistiche, di diagnostica ambulatoriale e strumentale. Ovviamente a pagamento, con tariffe concordate. Insomma, si spostano sempre più risorse verso la sanità privata. E infatti com’è che l’assessore Saccardi intende risolvere il problema delle insostenibili liste d’attesa? Convenzioni con il privato, che così sta crescendo in modo esponenziale
Chi non ha le risorse necessarie deve aspettare mesi o rinuncia a curarsi, anche a causa de tickets onerosi, come sta avvenendo già in un 40% circa della popolazione toscana.
Tagliano sulle risorse, sul personale, ma si guardano bene dal toccare le diseconomie, le sacche di improduttività, la struttura burocratico-amministrativa decisamente ridondante e costosa, la pletora delle figure dirigenziali. Troppi interessi sono coinvolti. Si fa prima ad aumentare i balzelli per i cittadini.
Per non parlare dei giganteschi buchi di bilancio che hanno disastrato la sanità toscana negli anni della gestione Rossi, buchi spalmati sui bilanci delle altre ASL nel silenzio colpevole degli amministratori targati PD. Il decreto Balduzzi, che molti ritengono incostituzionale, ha imposto tagli drastici ai posti letto e ha ridisegnato le tipologie ospedaliere in ragione dei bacini di utenza (espressi in numeri e non in ampiezza di territori): gli ospedali di zona come il nostro devono essere poco più che un grande pronto soccorso con alcuni servizi di base, senza punto nascita e senza cardiologia. Allora, per aggirare questa norma, hanno ideato le zone distretto, cioè la messa in rete (unificazione virtuale) degli ospedali.Nel nostro caso gli spedali di Cecina, di Piombino e dell’Elba per raggiungere un bacino di utenza virtuale di 150.000 abitanti (che poi è solo 140mila) e garantire così le prestazioni di I livello previste. L’Elba si è rifiutata di aderire a tale progetto, consapevole della completa perdita di autonomia e di servizi che da questo sarebbe scaturita.
Di cosa stiamo parlando, in realtà?
Si crea un bacino d’utenza virtuale con due ospedali distanti 50 km l’uno dall’altro , con reparti e servizi dislocati e cittadini che per accedere alle prestazioni sanitarie si devono spostarsi km, con tutti i disagi che questo comporta per una popolazione sempre più anziana e con difficoltà economiche crescenti. Una rete virtuale con disagi e disservizi molto reali. Tra l’altro per ogni struttura ospedaliera restano validi i parametri Balduzzi, per cui sarà inevitabile spostare il punto nascita a Cecina.Oggi assistiamo a due fenomeni:1) una crescente povertà e una sempre più profonda disuguaglianza economica tra i ricchi (sempre più ricchi) e i poveri (sempre più livellati – sta scomparendo il ceto medio). Dati di ieri ci dicono che i poveri assoluti sono 5 milioni e che cresce il numero dei poveri relativi: quasi una persona su 6. 2) Una progressiva messa in discussione dei diritti e del welfare : in primis il diritto al lavoro e quello ad essere curati. L’art. 32 della Costituzione considera la salute come un diritto inviolabile dell’individuo (così come il diritto al lavoro) , ma da quando è stato introdotto l’obbligo del pareggio di bilancio, questo ha assunto una valenza superiore. Il nostro SSN, considerato uno dei migliori al mondo, ha ormai decisamente imboccato una deriva preoccupante: quella della privatizzazione.
Quando si vuole distruggere un sistema, cosa si fa, si creano le condizioni perchè non funzioni più.
E infatti, cosa è successo? che si sono persi negli ultimi anni oltre 70mila posti letto e quasi 50mila occupati, portando con ciò l’Italia sotto la media Europea. 3,70 posti letto/mille abitanti contro i 6 della Francia e gli 8 della Germania. In Toscana, addirittura, siamo sotto la media italiana: ai dati del 2017 risultano in Toscana 3,15 posti letto ogni mille abitanti a fronte dei 3,70 nel resto del paese. Vorrei sottolineare anche un altro cambiamento importante, epocale, che si è imposto: quando si parla di sanità, si parla solo di ospedali, cioè la centralità del sistema salute è stata ridotta al momento terapeutico: la fase della prevenzione e quella della riabilitazione sono sempre più ai margini e con sempre minori coperture finanziarie .
Anzi, sono decisamente campo di conquista per il privato. Il sistema salute, complesso e articolato (a determinarlo concorrono l’ambiente, l’alimentazione, il lavoro, la cultura, il tipo di vita, l’educazione sanitaria) va ben oltre il momento dell’ospedalizzazione e della terapia. Eppure, anche questo passaggio culturale si è verificato ed è stato acquisito nel sentire comune. Inoltre, questi tagli drastici del momento diagnostico-terapeutico, non sono stati compensati da un potenziamento dei servizi territoriali, contratti a loro volta.
Ospedale e territorio sono due sottosistemi di un solo sistema sanitario, e la loro organizzazione dovrebbe andare di pari passo. Se riduci le degenze alla sola acuzie, devi potenziare il sistema territoriale, le cure intermedie, l’assistenza ai cronici, il momento riabilitativo. Invece no: si dimettono precocemente i degenti e se ne scarica totalmestanno prendendo campo le coperture sanitarie private, le assicurazioni private. Le forme di assistenza integrativa, sempre più prevista anche nei contratti di lavoro. E’ in atto quindi un vero e proprio disegno controriformatore che punta a mettere in discussione il sistema pubblico. Attraverso cosa passa questo disegno? Attraverso un definanziamento progressivo e programmato.
Qual’è il risultato? Oltre 12 milioni di Italiani hanno rinunciato a curarsi per motivi economici (ultimi dati Censis) e 7,8 milioni di italiani hanno dovuto utilizzare per le spese sanitarie tutti i propri risparmi o indebitarsi . Secondo i dati Censis, la spesa che gli italiani hanno dovuto sostenere di tasca propria per curarsi è salita a 35,2 miliardi di euro
Quale è il prsupposto ideologico di questo disegno?
E’ il dominio incontrastato del mercato e delle sue leggi, che dettano le regole alla politica: tutto oggi è soggetto al mercato, tutto è considerato merce, anche la salute.
Anzi, anche la parola Servizio è allo stato dell’arte, inappropriata: si parla di prestazioni, con annessa partecipazione di spesa, non più di servizio. Il servizio si offre al cittadino, la prestazione al cliente.
E le parole sono importanti. Non è un caso che l’USL, Unità Sanitaria Locale, è diventata ASL, AZIENDA Sanitaria Locale. Sembra una banalità, ma non lo è. Con una semplice parola, ormai entrata nel vocabolario comune, ci hanno abituato all’idea della sanità come azienda.
Le USL erano concettualmente un’altra cosa: erano chiamate “locali”: avevano un legame con il territorio, dovevano avere un legame con i bisogni di salute del territorio.A gestirle erano i comuni: infatti erano definite “strutture operative dei comuni”- Il loro obiettivo era programmare e perseguire la salute del territorio, in un’ottica di servizio complessivo socio-sanitario.
Le USL sono state sosituite dalle aziende, gestite dalle Regioni e affidate a una figura tecnica, il direttore generale, che le gestisce in un’ottica manageriale.
Com’è che si gestisce un’azienda? Con i bilanci, con la massimizzazione dei profitti e il massimo contenimento della spesa. Quindi, la finalità non è più la salute, ma il contenimento della spesa. Non si guarda più alla persona, ma alla sostenibilità economica.
Insomma, le strutture devono essere sfruttate in modo appropriato, una popolazione di 80 mila abitanti non può avere la pretesa di un servizio sanitario completo: costerebbe troppo. Molti piccoli ospedali sono stati chiusi.
L’accesso alle cure non è più uguale per tutti: un cittadino di un centro minore non ha gli stessi diritti di uno che abita nei centri più grandi: non si parla di alta specializzazione (che è anche comprensibile) ma di prestazioni di base, interventi a bassa complessità o alcuni tipi di diagnostica ambulatoriale o strumentale. Ricordo il tentativo di fare a Volterra il polo dei piccoli interventi in day Surgery.
Inoltre, ci hanno imposto l’organizzazione per intensità di cure, che non trova riscontro in alcuna seria letteratura scientifica e che è dettata unicamente dalla logica del risparmio.
Ai grandi manager di nomina politica (che quindi garantiscono l’applicazione delle direttive regionali) viene completamente delegata la gestione della struttura sanitaria e le comunità locali sono sempre più lontane dai centri decisionali. Pensiamo a Piombino geograficamente collocata nella Asl Nordovest.
C’è anche un probema di trasparenza: Miliardi di euro vengono gestiti in pochi centri direzionali. Pensiamo alle possibili implicazioni in un paese corrotto come il nostro.
Le risorse sono concentrate nei centri di eccellenza, mentre le realtà periferische vengono progressivamente impoverite.
La nostra x Asl 6, che è sempre stata la peggiore tra le realtà toscane, il rapporto più basso per il numero di operatori e il numero di abitanti.
E la percentuale più bassa di posti letto.
Qualcosa di più alto l’abbiamo: i tickets , che in Toscana sono il 7% in più , insieme al Piemonte.
Ho detto prima che nel determinare lo stato di salute incide molto la povertà, oggi in aumento.
Ma anche il degrado ambientale. Piombino è uno dei 44 SIN più inquinati d’Italia
Qualche giorno fa è stato pubblicato l’ultimo aggiornamento dello Studio Sentieri, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità. Gli ultimi dati risalivano al periodo 2010-2014. Possibile che sullo Spred e sugli altri indici economici ci informano con dovizia di particolari e con un assillo mediatico costante, mentre su dati così importanti per la nostra vita, dobbiamo aspettare anni prima di avere aggiornamenti e conoscenze puntuali?
Quest’ultimo studio ci dice che si è registrato un eccesso di mortalità tra il 4 e il 5% nelle aree ad alto inquinamneto, nei SIN, come appunto il nostro. Tradotto in numeri, significa che tra il 2006 e il 2013 nei circa 300 comuni coinvolti, ci sono stati quasi 12mila decessi in più, di cui quasi 5.200 per tumori e oltre 3.600 per malattie dell’apparato cardiocircolatorio. Nello stesso periodo, nei bambini e nei giovani al di sotto di 24 anni si è osservata un’incidenza dei tumori maggiore del 9% rispetto a chi vive in aree meno inquinate.
Un quadro sicuramente allarmante: tra le forme di cancro più ricorrenti, alcune sono correlate a cause ambientali.
Anche dai dati sulle malformazioni congenite emerge un quadro negativo, con eccessi di malformazioni alla nascita, in 10 Sin su 15 analizzati nel periodo 2002-2014/2015. I Sin più impattati sono quelli di Laghi di Mantova, Massa, Livorno, Piombino, Gela, Milazzo, Manfredonia, Taranto.
I dati aggiornati sono stati resi pubblici pochi giorni fa; ma già dai dati del 2014 (dati dell’Agenzia Regionale della Sanità) risultava che l’incidenza dei tumori in VdC e a Livorno era superiore al resto della Tocana, così come è superiore il numero dei decessi per tumore e che questo tipo di diagnosi è in costante crescita.
Ci accusano di fare allarmismo: noi ci atteniamo semplicemente a dati ufficiali e pretendiamo che il monitoraggio del nostro stato di salute sia PERMANENTE
Vogliamo il registro dei tumori: uno strumento fondamentale per conoscere, per avere un quadro della situazione e soprattutto per programmare il tipo di sanità di cui abbiamo bisogno: LA PROGRAMMAZIONE SANITARIA DEVE ESSERE FATTA IN BASE ALLE PROBLEMATICHE DEL TERRITORIO E AI BISOGNI DEI CITTADINI, non sulla base di valutazioni finanziarie e delle disponibilità economiche, o sulla basi di parametri stabiliti da medie nazionali.
Se si va a leggere il documento di costituzione della Società della Salute , si nota che pochissime righe sono dedicate alla realtà di Piombino, per la quale non si prevede alcun potenziamento (l’unico riferimento- senza peraltro alcuna definizione di tempistiche e progetti- è per la possibilità di realizzare alcuni posti letto per la Psichiatria, ma è solo allo stato di possibilità); mentre più dettagliata è la parte relativa al potenziamento dei servizi cecinesi. Non dobbiamo certo fare la guerra tra poveri, ma di fatto Piombino e la Val di Cornia appaiono molto svantaggiate, direi “poco politicamente presidiate”.
La casa della salute di cui tanto si parla e che peraltro è già molto slittata ni tempi di realizzazione, altro non sarà che un aggregato di medici di famiglia, riuniti tutti in un’unica struttura, senza implementazione di strumenti diagnostici. Un altro risparmio rispetto alla territorializzazione dei vecchi distretti.
Cosa prevede la messa in rete.
Alcune specialistiche sono già state soppresse ta tempo ed esistono solo come poco più che realtà ambulatoriale diurna feriale, nel pomeriggio, di notte e nei festivi, esiste una reperibilità alternata tra Piombino e Cecina. Ciò significa che se il reperibile è a Cecina e un cittadino ha necessità di prestazione indifferibile, deve recarsi a Cecina. Così è anche per i cittadini di Cecina, nel caso di reperibilità su Piombino.
Il servizio di urologia (popolazione prevalentemente composta da anziani) non viene sostenuto; il medico che supporta la struttura continua ad essere uno solo, mentre gli altri si si dividono con Cecina e Livorno.
L’ortopedia sta perdendo medici (ad alcuni stanno scadendo gli incarichi, altri se ne vogliono andare verso ospedali dove la casistica è più importante e dove l’attrattiva professionale è di conseguenza maggiore) per cui i pochi che sopravvivono rischiano di non poter coprire nemmeno reperibilità: all’Elba resterà se non intervengono un solo ortpedico.
La senologia è stata accentrata su Livorno con la formazione della Brest Unit. A Piombino l’attività chirurgica non esiste più e quella ambulatoriale si sta esaurendo. Dicono che vogliono fare “l’area donna” a Cecina. Ma di fatto anche a Cecina mi risulta che l’ambulatorio sia chiuso per pensionamento della dottoressa.
Associazione Sempe donna garantiva supporto alle donne: insomma si era venuta creando un’ esperienza produttiva e di gran supporto. Oggi le donne sono sole.
Mi avevano garantito il ripristino almeno del carrello delle medicazioni ambulatoriali, ma ancora niente è stato fatto e le donne continuano il loro calvario di viaggi.
Il punto nascita resiste in deroga (fino a quando?) e nel documento di organizzazione nemmeno è citato. Dal prossimo Luglio le visite ostetriche non le prenotano più: l’appuntamentoviene dato su Cecina. Il consiltorio giovanile non è al momento attivo.
L’ambulatorio ematologico, funziona in modo discontinuo, a seconda delle ferie dei medici. Il PS, vecchio e fatiscente come struttura e inadeguato come logistica, lontano dalle diagnostiche continua a lavorare in affanno e in estate non arriverà un rinforzo adeguato . La Riabilitazione di Campiglia non riesce più a far fronte alle necessità ordinarie per mancanza di organico (è cronaca recente): da una parte manca il personale, dall’altra sono stati incrementati i casi complessi di cittadini affetti da patologie neurologiche che hanno necessità diverse da quelle strettamente riabilitative e che necessitano di un supporto sanitario e assistenziale diverso. Al contempo si riducono le possibilità di riabilitazione per il post-operatorio ortopedico. Le liste di attesa continuano ad essere indegne e il ricorso al privato, per chi può permetterselo, è in crescita esponenzale. Provate a telefonare per prenotrare una visita: non è escluso che e ti invitino a richiamare perché le agende sono chiuse.
Laboratorio analisi: i campioni vanno tutti a Livorno e non solo i risultati vengono comunicati al paziente la sera ( può avere implicazioni importanti per emoglobine basse o per altri valori alterati) , ma i campioni biologici, prelevati la mattina, arrivano a Livorno molte ore dopo e ciò per alcuni tipi di esame può comportare conseguenze. Le emergenze coronariche e cerebrali vengono centralizzate tramite autoambulanze: ma i tempi previsti per una riperfusione coronarica efficace, non sempre vengono possono essere rispettati (distanza e infrastrutture inadeguate) e in occasione dei trasferimenti, sul territorio rimane una sola medicalizzata: un solo medico DEU pr quasi 60mila abitanti. Emodinamica? Solo parole, mentre ce ne sono 8 concentrate nel nord della Toscana. Le risposte per gli istologici arrivano dopo mesi. E che dire dei pazienti che per fare i cici di chemio e di radio devono pagarsi il trasporto con le associazioni di volontariato?
Persino il centralino è stato centralizzato su Livorno!
Tutto questo al netto del fatto che ormai i piombinesi si spostano verso Livorno o Cecina o Pisa quasi ordinariamente: viaggi faticosi e onerosi per le famiglie, che stanno entrando ormai nell’acquisizione delle persone, come dato inevitabile. Solo chi incorre in tali necessità può capire oggi il grande disagio conseguente a una sanità che non è più uguale per tutti.Quindi, come vedete, è vitale presidiare e difendere la nostra sanità in nome del nostro diritto alla salute .Chiedere il registro tumori: è dal 2015 che è stata deliberata l’estensione a tutto il territorio regionale, ma a distanza di 10 anni ancora non c’è. Chiedere che il nostro stato di salute sia monitorato con l’aggiornamento costante degli studi: che devono esseere finanziati! Oltre naturalmente a presidiare il nostro territorio (bonifiche, infrastrutture adeguate) e tentare di impedire che Piombino diventi un polo dei rifiuti: che si passi dalla monocoltura industriale alla monocoltura del rifiuto.
Carla Bezzini – CSP Piombino
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MOVIMENTI CIVICI: IO SCRIVO TU SCRIVI … E IL DECRETO BALDUZZI?
Cecina (LI) -RIportiamo integralmente dai Movimenti civici Val di Cecina.
«Due sindaci, entrambi stabilmente inseriti nell’apparato del partito democratico e con una lunga militanza nella gestione del nostro territorio, probabilmente folgorati dai risultati elettorali, guariscono dal blocco dello scrittore, impugnano la penna e scrivono agli esponenti del nuovo governo (questa volta e capitato a Salvini) per esporre alcune problematiche.
Partiamo da Franchi, sindaco di Rosignano che giustamente evidenzia la rigidità della circolare Gabrielli che rende difficile lo svolgimento delle tipiche feste e sagre estive.
La circolare però é del 7 giugno 2017, ha già avuto il battesimo del fuoco l’anno scorso e fin da subito é risultato chiaro che la non distinzione tra eventi a rischio e feste di paese era sbagliato. Se il sindaco Franchi ci teneva a tutelare gli organizzatori e le associazioni (spesso di volontari) che colorano la nostra stagione estiva con le loro feste, perché ha aspettato che la stagione estiva fosse già iniziata per scrivere? Le feste estive non sono certo una novità per i nostri territori e perché non coinvolgere anche gli altri sindaci nello scrivere e coinvolgere l’Anci, caposaldo in mano al Pd? Scrivere quest’inverno al precedente Ministro del suo stesso partito appariva cosa brutta? Nell’ipotesi che qualcuno prenda in esame la sua lettera e decida di mettere mano alla circolare, la stagione estiva sarà per lo meno giunta alla fine e se riuscissero a modificarla per tempo il merito sarebbe tutto del nuovo governo e il demerito, ancora di più, dell’inerzia dei precedenti amministratori.
Arriviamo al sindaco Lippi di Cecina. Leggendo le sue affermazioni sull’emergenza sicurezza nella lettera a Salvini, è evidente un tatticismo post risultati elettorali. Per tutta la legislatura ha affermato che a Cecina il problema sicurezza non esiste e che era soltanto un allarme creato ad arte da chi bazzica i social. La fine del Pd a Pisa lo deve aver convinto che tutto sommato la questione non è così marginale come riteneva. Le sue lamentele partono dalla non omologazione delle telecamere, passano dal non accesso alle banche dati della Polizia di Stato e finiscono con il chiedere l’equiparazione salariale dei funzionari di polizia municipale a quelli della Polizia di Stato, ho come avuto la sensazione di ascoltare le rivendicazioni di un sindacalista piuttosto che quello di un sindaco. Anche a lui andrebbe posta la domanda del perché non si è attivato prima, quando per tanti anni aveva un ministro di riferimento del suo partito, il Pd. Le telecamere a Cecina ci sono da tempo e gli annunci che funzionavano benissimo ed erano utilissime sono stati continui mentre tra tutte le milionarie spese che ha deciso di fare e con cui ha svuotato le case comunali tanto che ora serve ricorrere a mutui, vedi ad esempio l’inutile e sbagliata zerotonda di Palazzi, non ha trovato modo di rafforzare il Corpo della Polizia Municipale.
Infine, sperando che le segnalazioni che i nostri sindaci ora si sentono liberi di inoltrare ai competenti ministeri siano solo l’inizio di una nuova politica, sperando che questo sindaci e i prossimi, inizino ad ascoltare veramente i propri cittadini che da anni segnalano le difficoltà quotidiane, mi auguro che trovino velocemente il tempo di intervenire su un altra questione che é determinante e urgentissima per il nostro territorio: il decreto Balduzzi, usato da tempo come giustificazione per tagliare le prestazioni dei nostri ospedali (Cecina e Piombino).
Non vorrei che su questo tema, di competenza anche regionale, il blocco dello scrittore abbia di nuovo il sopravvento nei sindaci Pd e tocchi aspettare le prossime elezioni regionali.
Alessandro Lucibello Piani
Movimenti Civici Bassa Val di Cecina 29 giugno
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SPIRITO LIBERO: SANITÀ, A PIOMBINO UN SILENZIO ASSORDANTE
Oltre ai problemi economici e occupazionali della nostra zona, riteniamo che ci si debba preoccupare con più evidenza della situazione assistenziale di un territorio che soffre di certe patologie ben definite e di una situazione demografica fragile, visto il gran numero di anziani. Sentiamo un silenzio assordante da parte della politica e in alcuni casi anche dell’associazionismo sulla sanità dove insistono molte carenze sia organizzative che di efficienza nei servizi, tenendo conto che con la stagione estiva, i picchi di ricovero sul pronto soccorso aumenteranno con la presenza dei turisti che si aggiunge ai residenti.
I punti salienti e preoccupanti ci sembrano essere:
- Un indebolimento dell’area chirurgica ed in particolare ortopedia e della chirurgia generale (siamo ad un tasso di utilizzo inferiore al 50% dei posti letto). Ci risulta che questo sia dovuto a uno scarso sostegno che l’Azienda ha dato a fronte di assenze specialistiche importanti nel reparto di ortopedia.
- Otorino,oculistica e urologia non riescano a sviluppare la loro attività in quanto sono privi del necessario organico (vedi urologia) e non sono liberate dall’azienda a causa del vincolo che continuiamo ad avere verso Livorno. Questo perché non sono ancora state attivate le Unità operative dipartimentali.
- Non vi è nessuna traccia degli investimenti necessari per spostare il Pronto Soccorso verso i piani superiori e metterlo quindi in linea con sale operatorie e diagnostica.
- In tempi recenti, ci sono problemi anche in Medicina dove l’utilizzo dei posti letto è del 60%.
- La riabilitazione di Campiglia sta subendo una lenta trasformazione verso un indirizzo prevalentemente neurologico riducendo l’attività di riabilitazione ortopedica che diventa sempre di più ambulatoriale con gravi disagi per cittadini operati a femore,anca,ginocchio e famiglie.
Spirito Libero è intervenuto più volte su questi temi e siamo seriamente preoccupati per un livello di attenzione che potremmo definire, sporadico. Non si discute e non si sa abbastanza delle evoluzioni (o involuzioni) che il problema ha con la nuova riorganizzazione. Vogliamo tenere i riflettori accesi sulla Sanità con una discussione che non riteniamo ne di sottacere ne tantomeno di incanalare con distinzioni di colore politico, essendo notoriamente, la salute dei cittadini, un problema trasversale.
Andrea Fanetti
Coordinatore Spirito Libero per Piombino
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CONCLUDO CON L’ARTICOLO SCRITTO DAL COMITATO SALUTE VAL DI CECINA
https://www.comitatosalutepubblica.org/la-rete-di-cui-abbiamo-bisogno-e-quella-tra-cittadini/