LEGAMBIENTE CHIEDE CHIARIMENTI E INTERVENTO SU BONIFICHE PIOMBINO
Piombino (LI) – Riportiamo integralmente una nota di Legambiente sulle bonifiche del SIN di Piombino legate a Rimateria.
«L’associazione Legambiente da molti anni si interessa al problema dei rifiuti industriali prodotti in tutti questi anni dallo stabilimento siderurgico di Piombino e dell’inquinamento prodotto da questi scarti delle lavorazioni dell’acciaio. Il sito di Piombino è stato individuato come sito di bonifica di interesse nazionale ai sensi dell’art.1, comma 4, della Legge 426/98.
La superficie del terreno industriale, circa 900 ettari, ha ricevuto, negli oltre cento anni della vita della fabbrica, milioni di metri cubi di rifiuti che sono in parte serviti come materiale per il ritombamento di aree morfologicamente depresse ed ulteriormente è stato accumulato in enormi cumuli nelle aree libere dai capannoni industriali ed infrastrutture. Le quantità di questi rifiuti sono enormi, solo l’area sequestrata dalla magistratura dopo un’indagine della Guardia di Finanza nel 2007 si stimano oltre 600.000 metri cubi di materiali; sono successivamente seguiti sequestri di altre aree con ingenti quantità di rifiuti speciali. Tutto questo materiale giace da decenni in queste condizioni, è lasciato a giorno e soggetto quotidianamente alle azioni esogene determinando pericolosi dilavamenti che raggiungono i corsi d’acqua e cospargimento di polveri ben oltre i confini industriali.
Inoltre devono essere bonificate le aree con l’asportazione di rifiuti dove si superano livelli di concentrazione di inquinanti (hot spot), deve essere scavata una trincea drenante prevista nel progetto di messa in sicurezza idraulica del SIN, devono essere demoliti impianti industriali non più utilizzati, dovranno essere scavate nuove fondazioni per altri impianti industriali. In questo quadro, l’azienda siderurgica Aferpi sta continuando a produrre rifiuti, anche se non nei volumi del passato e in prospettiva potrebbe aumentare le produzioni se manterrà gli impegni degli investimenti per nuovi impianti. Tutto questo avrà come logica conseguenza la produzione di altre centinaia di migliaia di metri cubi di rifiuti.
Siamo di fronte ad una enorme quantità di rifiuti che in parte potrebbe essere riciclata con impianti che già esistono sul territorio, che hanno bisogno di essere ristrutturati e adeguati, di proprietà dell’azienda pubblico privata “Rimateria”. Altri impianti potrebbero essere realizzati con il fine ultimo di avviare un reale sistema virtuoso di economia circolare. Quello che non è possibile riciclare potrà essere conferito nella discarica sempre di Rimateria posta all’interno del perimetro industriale e i rifiuti pericolosi potranno essere trattati per renderli non reattivi e messi in discarica o smaltiti altrove quando non è possibile trattarli.
Con forza rimarchiamo come, a nostro avviso, la rimozione dei cumuli sia la precondizione necessaria per procedere alla messa in sicurezza di tutta l’area mediante la realizzazione di un apposito capping dell’intera area industriale. Occorre pertanto avere rapide rassicurazioni sulle procedure e risorse finalizzate all’eliminazione del problema dei cumuli e soprattutto sui tempi.
Lo stesso accordo di programma del 2014 metteva in evidenza questa priorità: “Si evidenzia che la rimozione dei cumuli di materiali/ rifiuti presenti sia sulle aree private che su quelle in concessione condiziona l’attuazione e l’efficacia delle attività di messa in sicurezza”.
Anche Invitalia, in varie dichiarazioni e documenti, dichiara che la rimozione dei cumuli sia la precondizione per procedere anche nella disponibilità delle aree per progettare e attuare la messa in sicurezza.
Dalla relazione dell’ultima riunione del 3 ottobre della “cabina di regia territoriale dell’Adp di Piombino” apprendiamo che sono disponibili 16.400.000 euro dedicati alla rimozione o messa in sicurezza dei cumuli. Apprendiamo anche, con estrema preoccupazione, che Invitalia propone di optare per la non rimozione dei cumuli, ma solo la messa in sicurezza di questa enorme massa di rifiuti.
Si dice che il Ministero non si è ancora espresso in merito alla relazione tecnica redatta da Invitalia a gennaio 2018, che prevede l’impiego di quei soldi per nuovamente caratterizzare il materiale abbancato (con ca. 558 campioni), un progetto di fattibilità per la messa in sicurezza del materiale e poi procedere con la progettazione definitiva, esecutiva, la verifica della progettazione ecc., ecc. ecc., … la solita burocrazia infinita. Inoltre, nella relazione, la stessa Invitalia, dichiara che quei 16 milioni e 400 mila euro non basteranno per il completamento degli interventi.
Essere indecisi se rimuoverli o lasciarli lì è un assurdo. Quei soldi non basteranno per il completamento degli interventi come dice Invitalia, forse, se si continuano a buttare in inutili studi.
Analisi dei cumuli di rifiuto ne sono stati fatti tanti, fare dei nuovi campionamenti sui cumuli è solamente uno spreco di tempo e di denaro che sposta in avanti il problema senza prendere alcuna decisione operativa e concreta volta a sanare il territorio. La situazione è conosciuta e chiara.
Vogliamo procedere alla loro rimozione per recuperare quella parte che è possibile riciclare e di mettere a discarica il restante? Vogliamo liberare il territorio da inutili e pericolosi cumuli per fare spazio ad attività produttive?
Chiediamo quindi chiarimenti sulla volontà e le tempistiche di appalto di rimozione dei cumuli. Dopo troppi anni in cui è stato istituito il SIN ed i numerosi accordi di programma succedutisi nel tempo, ancora non vediamo l’inizio di attività di risanamento e riconversione produttiva del territorio. Cosa impedisce l’avvio di una gara di appalto per la rimozione? La città di Piombino e la Val di Cornia non possono più concedere tempo per inutili e sterili attese».
Adriano Bruschi Presidente Circolo Legambiente Val di Cornia
Angelo Ferrara Presidente Circolo Legambiente Costa Etrusca
Fausto Ferruzza Presidente Legambiente Toscana
Stefano Ciafani Presidente nazionale Legambiente