JINDAL A PIOMBINO PROMETTE 40 MILIONI MA NON PARLA DI FORNI ELETTRICI
Piombino (LI) – Giovedì 7 novembre Sajjan Jindal, presidente del gruppo Jsw, ha visitato i suoi impianti a Piombino, e incontrando brevemente il il sindaco Francesco Ferrari e i rappresentanti dei lavoratori, ha ribadito la volontà dell’azienda di portare avanti alcuni progetti per lo stabilimento toscano.
Quello tra Jindal ed i rappresentanti sindacali è stato un incontro breve, nel quale il presidente di Jsw non ha pronunciato una parola sulla questione Taranto, mentre ha confermato l’impegno sullo stabilimento piombinese, annunciando a breve l’avvio di tre investimenti: il primo l’impianto per la tempra delle rotaie di cui abiamo già parlato, il secondo l’adeguamento del treno medio piccolo per mettere in produzione bordione, e il terzo il raddoppio della produzione di sfere di acciaio alla Gsi per un importo complessivo di circa quaranta milioni di euro.
Nessun commento invece su possibili nuovi impianti, nonostante manchi pochissimo alla scadenza dei 18 mesi che l’azienda aveva chiesto per lo “studio di fattibilità” necessario per la presentazione del nuovo Piano industriale. Piano che negli accordi iniziali doveva prevedere anche la realizzazione di una nuova acciaierie elettrica.
Terminato l’incontro in stabilimento Jindal ha visitato gli impianti della Magona, da pochi mesi di proprietà della Liberty Steel, accompagnato dall’amministratore delegato Giovanni Carpino per discutere di una possibile collaborazione commerciale tra i due stabilimenti.
Nel primo pomeriggio poi Jindal è ripartito per Roma. In calendario aveva un incontro con i vertici RFI. Chissà se l’imprenditore avrà valutato positivamente l’idea del completamento del progetto industriale magari valutando la trasformazione di parte della produzione dai prodotti lunghi ai piani, che potrebbero trovare interesse proprio negli impianti della Magona.
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In una nota congiunta Fiom-Fim-Uilm i sindacati hanno espresso il loro apprezzamento per l’incontro che si è tenuto tra Jindal e la Direzione di Liberty Magona, intravedendo in questo un “primo segnale di una collaborazione che deve, in prospettiva, vedere l’investimento per la produzione di prodotti piani a Piombino e la loro finalizzazione e chiusura del ciclo nella Magona di Liberty garantendo ad entrambi i partner prospettive di mercato che potranno aprirsi.
Per questa ragione abbiamo chiesto puntualità nella presentazione del piano industriale nel prossimo incontro che abbiamo chiesto al Mise e nella presentazione del progetto di adeguamento della banchina (Piombino Logistics, ndr) in concessione entro metà Novembre, per il quale in questi giorni sono al lavoro dei consulenti di logistica. Gli investimenti annunciati sul treno medio piccolo, sul treno rotaie e su GSI sono segnali importanti e in controtendenza in un mercato siderurgico asfittico e turbolento”.
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Ferrari: “Piombino potrà rinascere solo con il lavoro, per questo serve diversificare”
Il sindaco di Piombino, a seguito dell’incontro con Jindal, ribadisce la sua posizione riguardo l’economia del territorio
“Auspichiamo che arrivino gli investimenti di Jindal, importantissimi per rilanciare l’economia e l’occupazione, ma non possiamo pensare che siano la soluzione definitiva per Piombino”.
“È importante ricordarci che il destino della nostra città non può essere affidato unicamente all’acciaio. La situazione dell’Ilva di Taranto ci dà un dato importante che non riguarda l’ipotetica acquisizione da parte di Jindal quanto, piuttosto, la decisione di ArcelorMittal di abbandonare il progetto: è un’ulteriore conferma di quanto il mercato dell’acciaio, italiano ed europeo, sia in crisi.
Piombino ha bisogno di un progetto di più ampio respiro e la rinascita della città non può dipendere unicamente dagli investimenti di una multinazionale. Certamente, il futuro dell’acciaieria è un tassello di questo progetto di rilancio ma non può essere l’unico protagonista del tessuto economico e sociale del territorio. Dobbiamo uscire dalle logiche del passato, indubbiamente responsabili del presente critico che stiamo vivendo.
Dobbiamo partire dalla questione ambientale, che deve essere affrontata nella sua totalità, considerando le bonifiche del Sin come il possibile rilancio occupazionale del territorio. È necessario un progetto più ampio che metta in correlazione tutte le tematiche: non si può pensare di affrontare i problemi singolarmente perché continueremmo a trovare soluzioni parziali che continuerebbero a non aprire nuovi spiragli per la nostra città.
Per questo, è necessario aprire mercati che creino nuova occupazione in altri settori. La siderurgia, molto probabilmente, non potrà riassorbire tutti i lavoratori e certamente non si può pensare di continuare con gli ammortizzatori sociali: i piombinesi vogliono lavorare e ne hanno diritto.
Questo riporta alla necessità di cambiare visione per l’economia del territorio, di diversificarla e aprirla a nuovi mercati: sganciarsi dalla visione settoriale che l’ha caratterizzata finora e ricostruire un’economia formata da tanti attori, non solo dall’industria. Per realizzare questo progetto abbiamo bisogno del supporto degli altri soggetti istituzionali, siano essi la Regione Toscana, il governo centrale o l’Europa. È quello che vogliamo per Piombino, il motivo per cui i piombinesi hanno riposto in noi la loro fiducia: è il nostro obiettivo e stiamo costruendo un progetto che ci permetta di raggiungerlo”.
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Acciaio, Rossi ha incontrato venerdì 8 novembre a Roma i vertici di Jindal
FIRENZE – “Ci sono buone notizie per la siderurgia in Toscana. Mister Jindal mi ha confermato l’intenzione di investire a Piombino e di rimanerci”. Così il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, al termine dell’incontro con il CEO di JSW Steel Sajjan Jindal che si è svolto oggi a Roma.
“Lo scenario del mercato dell’acciaio – continua Rossi – è altamente incerto e per questo JSW vuole sviluppare tutti gli investimenti previsti negli accordi precedenti. A Taranto – sottolinea il presidente – non sono assolutamente interessati ad andare”.
“Vogliono – dice ancora Rossi – fare di Piombino un impianto moderno e chiedono di essere supportati secondo gli impegni già assunti dal governo relativamente al costo dell’energia. Con la Regione – conclude – confermano spirito di collaborazione positivo che consentirà di sviluppare i progetti per ulteriori investimenti per la città siderurgica della Toscana”.
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Riportiamo questo articolo riassuntivo degli eventi che da Lucchini hanno portato all’arrivo dell’imprenditore indiano.
JINDAL A PIOMBINO PER L’ENNESIMO RILANCIO DELL’AZIENDA?
Piombino (LI), 6 novembre 2019 – Il magnate indiano di Jsw Steel, proprietario dell’impianto piombinese è atteso in questi giorni in visita agli impianti e alla città per annunciare a istituzioni e parti sociali tre importanti investimenti nella laminazione e così indirettamente smentire quanto recentemente riferito da Renzi sulla stampa in relazione ad una potenziale cordata con dentro Jindal pronta a subentrare nello stabilimento di Taranto.
Secondo il presidente della Toscana Rossi, che però annuncia la realizzazione di nuovi impianti ormai dalla metà del 2014, “Jindal conferma l’intenzione di intervenire su Piombino con la presentazione nei primi mesi del nuovo anno del progetto per la realizzazione dei forni elettrici, impegno e scadenza che è in cima alle preoccupazioni di tutti”. Nel frattempo però si preannuncia un autunno drammatico per molte aziende dell’indotto, che vedono in scadenza gli ammortizzatori sociali previsti per le aree di crisi complessa.
Ma come siamo arrivati a questo punto? Facciamo un passo in dietro, al 2 settembre del 2017 quando su Repubblica usci un articolo che annunciava il piano Jindal per Piombino: Altoforno, 4 laminatoi, 400 milioni di investimenti e 1800 posti. Di tutto questo naturalmente il gruppo siderurgico indiano sembrava aver parlato con il governo nazionale. Ma la città già usciva da precedenti “piani di rilancio”, poi tutti naufragati: da quello del russo Severstal, a quello del giordano Khaled Al Habahbeh fino a quello ambizioso dell’algerino Issad Rebrab.
E comunque l’interessamento di Jindal non era una novità per lo stabilimento piombinese: Il 6 settembre 2014 infatti sia Renzi che Rossi, in due incontri distinti, avevano già ricevuto a Firenze il presidente di JSW Steel. A seguito di questi la Regione annunciava che entro il Natale di quell’anno sarebbe ripartito il lavoro nei laminatoi utilizzando acciaio in arrivo dall’ India, il che avrebbe permesso di riassorbire dai 600 ai 700 lavoratori della Lucchini. Ma la scelta del governo fu diversa, e andò invece verso l’offerta “last minute” dell’algerino Rebrab, che sulla carta era decisamente più appetibile, sia dal punto di vista economico che occupazionale, ma di fatto rimase davvero tutto solo sulla carta per tre lunghi anni.
Dopo l’accordo per la “buonuscita” di Cevital, avvenuta il 24 luglio del 2018 sempre Rossi informava di un impegno di Jindal per costruire due forni elettrici con una capacità produttiva di “almeno due milioni di tonnellate” di acciaio e di un investimento da parte del gruppo indiano di un miliardo e 50 milioni di euro. Dal punto di vista occupazionale non ci sarebbe stato subito il reimpiego di tutti i lavoratori, iniziando con 435 ai laminatoi a settembre, che poi sarebbero cresciuti fino a 600 conteggiando anche quelli impiegati per le demolizioni, e fino a 1500 con l’allestimento degli impianti di produzione dell’acciaio.
Pochi giorni dopo, il 31 luglio, in un cinema Metropolitan gremito, JSW Steel Italy illustrò il piano di rilancio della fabbrica piombinese. A presentare Jsw c’era Fausto Azzi, ex amministratore delegato di Aferpi che di li a breve avrebbe lasciato l’azienda, e a seguire l’intervento di Sajjan Jindal in persona, che esordi dicendo: “Vi garantisco che sarà uno dei più importanti siti di produzione di acciaio in Europa. Vogliamo portare al massimo della capacità gli impianti di laminazione esistenti, e far sì che il porto si sviluppi con la sua capacità operativa”.
Ma, anche memori del passato, la domanda nella popolazione era sempre la stessa: quand’è che i lavoratori e la città potranno vedere un piano industriale ben articolato, con definizione di obiettivi, cronoprogramma, coperture finanziarie e strategie commerciali?
Il piano industriale presentato poco dopo dall’azienda prevedeva nella prima fase modesti investimenti per il riavvio dei tre laminatoi, assicurando la fruibilità degli ammortizzatori per i lavoratori in esubero. Uno Studio di fattibilità, sempre secondo il business Plan, doveva essere presentato a 18 mesi dalla firma dell’Accordo di Programma e avrebbe indicato se e come sarà dato corso alla “Fase 2” del piano, quella cioè degli investimenti per i nuovi impianti.
A gennaio 2019 la situazione occupazionale a Piombino vedeva comunque circa 1000 posti di lavoro già persi nell’indotto siderurgico, e altri 1000 ad alto rischio tra i “diretti”. Dei quasi 1900 dipendenti di Jsw ne lavorano 3-400; 1500 sono permanentemente in Cigs, senza “scivoli” o altri paracaduti per gli esuberi.
A fine agosto 2019 l’amministrazione comunale di Piombino approva la “variante-tempra” per il treno rotaie, mentre sul porto le Rsu denunciano ritardi cronici nelle manutenzioni degli impianti (in quel caso delle gru sulle banchine portuali), che poi obbligarono pochi mesi dopo ad effettuare il primo importante carico di rotaie per il Portogallo dell’azienda dalle banchine pubbliche.
Oggi, a sessanta giorni dalla scadenza dei 18 mesi per la presentazione dello Studio di fattibilità, in molti tornano a rivendicare un “piano B” per Piombino che veda protagonista lo Stato mediante una forte politica industriale e contemporaneamente la bonifica del SIN. Il resto è cronaca di questi giorni, in attesa ancora una volta dell’avvio dei lavori per la realizzazione dei nuovi forni elettrici.
Giuseppe Trinchini