IL WWF CHIEDE INTERVENTO URGENTE PER RIMUOVERE LE ECOBALLE DAL MARE
Piombino (LI) – Da cinque anni le ecoballe, buttate in mare dalla motonave IVY a poche miglia dal porto di Piombino, inquinano le profondità marine al largo dell’Isola d’Elba, nel Santuario Pelagos. Una situazione da vero “Disastro ambientale”, che non è passata inosservata al WWF che chiede un intervento immediato facendo pagare chi questo disastro ambientale ha provocato, e, aggiungiamo noi, ponendo anche attenzione a chi saranno gli operatori che andranno a rimovere le ecoballe.
Sull’argomento è uscito anche un servizio del TG1 che potete vedere premendo sul link sottostante:
https://www.facebook.com/gtrinchini/videos/10218845908490933/
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«Da ormai 5 anni – inizia il WWF – stanno inquinando le acque in profondità al largo dell’Isola d’Elba: stiamo parlando delle almeno 45 ecoballe di materiale plastico che ancora giacciono nei fondali toscani a cinque anni dall’incidente del luglio 2015, quando nelle vicinanze dell’isolotto di Cerboli, in pieno Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano e Santuario cetacei Pelagos, nelle acque antistanti l’isola d’Elba, Piombino e Follonica, la motonave Ivy perse il suo carico di combustibile solido secondario (CSS). Circa 56 ecoballe (circa 65 tonnellate) finirono in mare. Ancora oggi, al netto di quelle recuperate o riaffiorate, ne mancano all’appello un numero tra 45 e 48.
STORIA: Il ruolo di Commissario per il recupero fu affidato dal Governo al Controammiraglio Aurelio Caligione, capo del reparto ambientale marino del corpo delle Capitanerie di porto-Guardia Costiera. Proprio quando le operazioni di recupero stavano procedendo nel migliore dei modi, l’ AGCOM (Autorità garante della concorrenza e del mercato) dichiarò incompatibile il suo ruolo, causa conflitto d’interessi. Questo assurdo stop ha rischiato di far perdere ulteriore tempo, rendendo lo sfaldamento delle ecoballe sempre più un rischio concreto. Apprendiamo con piacere che le operazioni di recupero sono riprese nei giorni del 15-16 febbraio, a cura del personale del Nucleo Operatori subacquei di Genova, portando all’individuazione di 28 ecoballe.
“Ormai da 5 anni queste ecoballe stanno rilasciando plastiche e microplastiche in mare, con il rischio che lo sfaldamento delle coperture aumenti le tonnellate di spazzatura che già si stanno riversando sulle coste toscane e non. I pescatori issano con le reti più plastica che pesci e alcuni di loro sono stati costretti a tagliare la rete e abbandonarla in mare. Il danno ambientale rischia di essere molto grave, oltre a quello economico e turistico. Chiediamo – sottolinea Dante Caserta, Vice Presidente WWF Italia – azioni urgenti da parte del Governo, della Regione Toscana e dei Comuni coinvolti, con il recupero delle ecoballe, la messa in sicurezza del materiale raccolto e la bonifica dei fondali”.
Una vicenda, quella della Ivy, dai contorni indefiniti, visto che non è ancora stata fatta chiarezza. Sarebbe fondamentale, dopo il necessario recupero, arrivare a capire le cause dell’incidente e il perché dell’enorme ritardo nelle operazioni di informazione e recupero, anche per applicare il principio del “chi inquina paga”.
Il WWF ricorda anche il grave incidente avvenuto nel dicembre del 2011 quando la nave cargo Venezia della Grimaldi Lines perse 198 bidoni di materiale tossico al largo dell’isola di Gorgona, ancora nell’Arcipelago toscano. Ad oggi ancora 71 fusti giacciono sui nostri fondali. Nel processo il WWF si è costituito parte civile.
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Le ecoballe dell’Arcipelago Toscano
Era il 2015 quando nelle vicinanze dell’isolotto di Cerboli, in pieno Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, nelle acque antistanti l’isola d’Elba, Piombino e Follonica, la motonave Ivy perse il suo carico di ecoballe di combustibile solido secondario( CSS).
Le ecoballe, per lo più costituite da materiale plastico, erano 56( circa 65 ton); ancora oggi, al netto di quelle recuperate o riaffiorate, ne mancano all’ appello un numero tra 45 e 48. Il ruolo di Commissario per il recupero è stato affidato dal Governo al Controammiraglio Aurelio Caligione, capo del reparto ambientale marino del corpo delle Capitanerie di porto-Guardia Costiera.
Proprio quando le operazioni di recupero stavano procedendo nel migliore dei modi, giunge la notizia che l’ AGCOM( Autorità garante della concorrenza e del mercato) ha dichiarato incompatibile il suo ruolo, causa conflitto d’interessi. Questo assurdo stop, ha rischiato di far perdere ulteriore tempo, rendendo lo sfaldamento delle ecoballe sempre più un rischio concreto. Apprendiamo con piacere che le operazioni di recupero sono riprese nei giorni del 15-16 febbraio, a cura del personale del Nucleo Operatori subacquei di Genova, portando all’individuazione di 28 ecoballe. Proprio per giungere alla conclusione della già troppo lunga vicenda, chiediamo azioni urgenti da parte del Governo e della Regione Toscana ed ai Comuni coinvolti, per premere verso una soluzione definitiva, con una messa in sicurezza del materiale raccolto. Ormai da 5 anni queste ecoballe stanno rilasciando senza dubbio plastiche e microplastiche in mare, con il rischio che lo sfaldamento delle coperture aumenti le tonnellate di spazzatura che già si stanno riversando sulle coste toscane e non. Il danno non è quindi solo ambientale, ma sarà anche economico/turistico.
Una vicenda, quella della Ivy, dal sapore italiano, visto che non è ancora stata fatta chiarezza sull’incidente del 2015. Sarebbe fondamentale, dopo il necessario recupero,
arrivare a capire oltre le cause dell’incidente, anche il perchè dell’enorme ritardo nelle operazioni di informazione e recupero.
Tra l’altro si ricorda come già nel 2011 il cargo Venezia perse 198 bidoni di materiale tossico al largo dell’isola di Gorgona, ancora nell’Arcipelago toscano. Ad oggi ancora 71 fusti giacciono sui nostri fondali.
WWF Livorno