«L’INDEBITAMENTO DEI PRIVATI, CON ALTRI PRIVATI, SOTTO L’EGIDA DELLO STATO»
Riceviamo e pubblichiamo integralmente sull’attuale situazione economica in Italia.
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L’Italia è davvero il Paese più straordinario del mondo e può regalare emozioni e piaceri insospettabili a chi abbia la saggezza di comprendere che non ha senso affaticarsi contro le sue assurdità, ma, al contrario, bisogna goderne.
Penso che in questo senso debba essere interpretata, infine, la nota battuta, per certi versi antesignano dei flashmob dal balcone, per cui governare gli italiani sarebbe inutile, anziché difficile. Io confesso di aver raggiunto questa condizione di saggezza solo oggi.
Però, ne ho tratto enorme giovamento: d’un colpo, infatti, mi son liberato delle angosce che ormai trenta giorni di “distanziamento sociale” mi hanno forzosamente fatto patire.
Per carità: non è passato il cordoglio, purtroppo insopprimibile, per quei tanti concittadini che sono rimasti vittima di un virus, inconsapevole di essersi scontrato con modelli di sanità e con modelli altrettanto virtuosi di prontezza di risposta governativa.
Però, per bacco, ho capito che fortuna ho avuto nel nascere in questa parte del globo terracqueo, per di più in uno dei, per la verità non pochi, momenti in cui la sua classe dirigente, che pure ha sempre avuto qualche ritrosia a leggerle e ancor maggiore difficoltà a capirle, si è alacremente acconciata a scrivere pagine di storia.
Provo a spiegarvi perché.
Anzitutto, non esistono, sotto il sole, altre contrade nelle quali alla massima responsabilità, di guidare il paese nell’emergenza, è chiamato un uomo come il nostro Presidente del Consiglio. Probabilmente, Forattini lo avrebbe disegnato con una pochette con nulla intorno, al guinzaglio di uno dei più beceri luoghi comuni della comunicazione al potere, alla Truman show.
Bisogna dargli atto, tuttavia, di una capacità straordinaria: in una continua re-invenzione della retorica piazzaiola e finto-patriottarda, sa eccitare le folle ululanti (probabilmente, a futura memoria, visto quello che poi andrò a dire), facendosi chiamare Giuseppi da Trump, addirittura in una comunicazione scritta; Giuseppe da una alla quale la Merini avrebbe imposto il loro, ed emulando l’Abatantuomo dei tempi migliori, nell’annunciare un decreto ancora in fase di gestazione, ma che lui sa già “‘na putenza”.
Soprattutto, però, in nessun paese che non fosse baciato dalla sorte come il nostro potrebbe accadere – come se nulla fosse ed anzi salutata da ovazioni di entusiasmo – ciò che è accaduto ieri: tutto il futuro delle aziende, dei lavoratori, delle famiglie è stato affidato alla più grande invenzione comica dell’umanità, vale a dire l’indebitamento dei privati, con altri privati, sotto l’egida dello stato e sapendo che alla fine pagheranno per esso le generazioni future, perché possano continuare a lavorare, per pagare le tasse a chi, alla fine, del lavoro pensa la stessa cosa degli asintomatici del Covid, che vada tenuto a debita distanza, per non esserne infettati.
Ora, chi mi legge non mi fraintenda.
Mi rendevo già conto che ricorrere all’indebitamento statuale, magari negoziando le condizionalità del Mes, non avrebbe avuto alcuna dimensione epica.
E che lavorare per attivare SURE avrebbe esposto al rischio di lasciare indenne dal pubblico ludibrio un ente come l’Inps, fin troppo beneficiato dalla riduzione imprevista della propria platea di utenti.
E che non ci sarebbe stato alcun gusto a spendere contro la Germania e l’Olanda argomenti tecnici e noti agli studiosi, sulla solidarietà non pelosa, ma imposta da un’integrazione che attrae presso le loro economie non tanto le nostre holding, quanto i giovani nostri e dell’est europa.
Però questa uscita proprio non me l’aspettavo. Un colpo di genio.
Come si risolve la più grossa crisi finanziaria ed economica che ha colpito il tessuto produttivo nell’ultimo secolo? Dicendo a chi ha già tutto a rischio di fare un ultimo sforzo e di indebitarsi al buio, non con il proprio stato, ma con le banche private (due delle quali sotto il controllo dei vituperati francesi ed altre a controllo tedesco).
Di fronte a cotanta grandezza, come non lasciarsi andare a scappellate e battiti di mano a sbucciapelle?
E tanto è il fulgore del passaggio, che le altre perle che ci sono state regalate hanno solo la funzione dei botti di chiusura di uno spettacolo pirotecnico: segnalare che siamo proprio alla fine.
Che peso vogliamo che abbiano, infatti, l’attenzione quasi spasmodica prestata a impedire qualunque percorso di semplicità, per l’accesso al credito? E la preoccupazione di agevolare chi potesse essere intralciato verso la corsa alla puppa del denaro facile da un certificato antimafia? E la scaltrezza di non adottare misure di sterilizzazione contabile dei prestiti, ma solo di congelamento degli obblighi di liquidare le imprese in crisi, che hanno il pregio, ad un tempo, di incoraggiare i banditi e scoraggiare ed esporre a rischi enormi gli onest’uomini che ancora guidano qualche azienda italica?
E le tante, innumerevoli, delizie di cui ci potremo giovare nei prossimi decenni, soffocati da debiti pubblici e privati abnormi, litigando in cause infinite, non più dinanzi a giudici in carne ed ossa, ma forse a quadratini con le loro iniziali, che ci verranno accreditate dal ministero come riferibili esclusivamente a loro.
Sursum corda (“In alto i cuori”).
Evviva l’Italia
avv. Paolo Cicico