CONTE MANDA AVANTI IL COMITATO DI ESPERTI PER LA FASE DUE
Coronavirus: il premier Conte venerdì 10 aprile ha imposto la chiusura fino al 3 maggio, “non possiamo cedere adesso”, poi il presidente del Consiglio ha confermato la nomina di Vittorio Colao a presidente del Comitato tecnico scientifico, che sarà affiancato dal comitato di esperti per programnmare la Fase 2.
Poi Giuseppe Conte ha dato dei bugiardi a due esponenti dell’opposizione, dicendo che uno dei due (Giorgia Meloni) era al governo quando il Mes fu approvato dal Parlamento nel 2012, ma quell’anno l’Italia era guidata dal governo Monti, non dal centrodestra. E quando il provvedimento fu ratificato dal Parlamento, Meloni non era presente, mentre la Lega votò compattamente contro.
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Conte ha mollato: siamo al comitato d’esperti. che ci venga buona
«Ieri, il Presidente del Consiglio Conte ha tenuto la sua ennesima conferenza stampa, sempre un po’ in ritardo rispetto all’orario fissato.
Ci ha annunciato che per altre tre settimane le nostre aziende rimarranno chiuse, potendo riaprire solo librerie e negozi di abbigliamento per bambini.
Ci ha informato che siccome lui ha una sola parola, non aderirà al Mes, neppure nelle forme ridotte negoziate dall’Eurogruppo.
Ci ha annunciato che l’individuazione delle soluzioni per il rilancio (alle quali, evidentemente, dopo ormai quaranta giorni dall’inizio dell’emergenza, non ha ancora pensato) sarà delegata ad un gruppo di super esperti, guidato dall’ex Ad di Vodafone.
Ha poi attaccato l’opposizione, ma questo è marginale, se non come momento di riflessione sullo stato del dibattito politico in Italia.
La retorica di altissimo livello.
Guardo poi alla sostanza delle cose.
Sul primo punto, non sono in grado di proporre considerazioni particolarmente pregnanti, non avendo condotto studi né di epidemiologia, né di igiene pubblica.
Posso solo augurarmi che il Presidente del Consiglio abbia preso la decisione nella certezza che pericolo sia troppo alto, per cui non si possono correre rischi, in nessuna parte d’Italia, neppure dove i contagi sono ormai ridotti ai ricoveri interni ospedalieri.
Mi rimane il dubbio del perché sia possibile la ripresa dell’attività nei paesi vicini (Austria; Germania; Olanda), entrati in lock-down dopo di noi.
E purtroppo mi rimane la consapevolezza che questo prolungamento della quarantena collettiva taglierà definitivamente fuori le nostre imprese dalla supply chain mondiale (producono merce ben fatta, ma non sono le uniche: se sono chiuse, i loro clienti cercheranno altri fornitori).
Meglio attrezzato mi sento rispetto alle altre due questioni: Mes e gruppo di esperti.
Tralascio, perché irrilevante, la questione di chi sia la responsabilità per aver istituito il Mes. Francamente, dal mio punto di vista, quell’istituto costituisce un avanzamento importante verso meccanismi di integrazione economica tra gli stati e penso che il dibattito sulle condizionalità e sul rischio Troika sia davvero sterile. La cd Troika rientra nel novero delle condizionalità possibili, rispetto alle quali l’Italia ha, per statuto, diritto di veto.
Il fatto che in Grecia siano state imposte condizionalità sbagliate non vuol dire che in altre situazioni non se ne possano negoziare di migliori. Comunque, la macelleria sociale che temiamo dalla Troika stiamo attrezzandoci per realizzarla autarchicamente, con i vari cura italia; liquida-italia e avendo accumulato errori su errori negli anni, dei quali pagheremo prima o poi il conto.
La domanda che mi vien da porre è, invece, la seguente: se il Mes ridotto (che è un successo, allo stato dell’arte, e potrebbe consentire di risistemare la nostra sanità, magari con un ripensamento dei rapporti tra quella pubblica e quella privata) non ci interessa e sappiamo che i ricovery bond non sono realizzabili e comunque non nel ridotto tempo che ci serve per affrontare l’emergenza sociale ed economica post covid, qual è il disegno strategico di Conte e Gualtieri? L’uscita dall’Euro? A quali condizioni?
Perché la storia insegna (Gregia; Regno Unito) che l’UE è severissima con i ribelli. E la necessità tedesca di tener insieme i cocci, per proteggersi da cinesi e statunitensi, non può valere come passpartout.
A parte la retorica (non mia, di Conte), credo siano temi dei quali bisognerebbe discutere pubblicamente. Indicando costi, benefici ed alternative.
E non mi si venga a dire che, per Conte, è una questione di principio, perché lui ha una sola parola. Non riuscirei a distinguere, infatti, tra quella che ha dato a Salvini, quella che ha offerto a Di Maio e quella scambiata con il Pd e in questo tourbillon tendo a sottovalutare l’impegnatività del tema.
Vengo poi al gruppo di esperti.
Sono un tifoso della competenza al potere.
Mi pare anzi che la sua mancanza fra i nostri governanti sia una delle maggiori cause del nostro attuale stato di disastro nazionale.
Propongo, però, una serie di considerazioni.
Anzitutto, credo che sia sbagliata in sé l’idea che un Consiglio dei Ministri, peraltro presieduto da un tecnico non eletto (il famoso avvocato del popolo), deleghi funzioni e scelte massimamente politiche ad un gruppo di supertecnici: quali sono i criteri di selezione delle priorità ai quali si atterranno? Che società costruiranno? Quale categria/classe/esigenza premieranno e quale situazione attuale modificheranno, con quali effetti? Le soluzioni tecniche ed economiche non sono né neutre, né giuste in sé.
Per esempio: avendo a disposizione 10 miliardi, bisogna scegliere se alimentare il fondo di solidarietà per i redditi o quello di sostegno alle imprese. La scelta fra l’una e l’altra soluzione non può essere delegata ad organismi non politici, salvo non voler definitivamente decretare, magari per dpcm, l’inutilità dei politici e, in definitiva, l’irrilevanza delle persone sulle quali quelle scelte di riflettono, ridotte a meri tasselli di una macchina a servizio di non si sa quali interessi.
C’è poi un’altra questione, legata alla prima: qual è il meccanismo di fiducia che dovrebbe ratificare i criteri di scelta di questi esperti?
Calati dall’alto, sulla base di selezioni avvenute in segrete stanze, non possono dirsi espressione della società civile e non è detto che sappiano interpretarne le istanze; né ne sono noti i vincoli di interesse e le relazioni.
Continuo a pensare che, con lo spirito criminale di chi fa sapendo di non saper fare, chi ci guida abbia deliberatamente scelto di rischiare che il Paese si schianti, pur di non mollare i galloni del comandante, ed è financo disponibile a mollare il timone, per quell’obiettivo.
E continuo a pensare che l’Italia e gli Italiani meriterebbero qualcosa d’altro».
Avv. Paolo Cicico