LAVORO&AMBIENTE: LA REGIONE DEVE TUTELARE AMBIENTALMENTE PIOMBINO
Piombino (LI) – Riceviamo e pubblichiamo dalla lista civica “Lavoro & Ambiente.
Ancora una volta ci rincresce dover parlare di fonti rinnovabili come un problema per il nostro territorio invece che una soluzione alle fonti energetiche tradizionali. Oltre alla discarica di Rimateria, alla zona industriale e al parco eolico, i pochi terreni coltivati nell’area di Bocca di Cornia e di Montegemoli, sono oggi oggetto di due grossi progetti presentati in Comune e in Regione riguardanti la realizzazione di due impianti fotovoltaici a terra da oltre 100.000 pannelli che vedono il consumo di quasi 80 ettari di terreno agricolo (l’equivalente di circa 80 campi di calcio) tuttora coltivato e che, se realizzati, toglieranno quel poco di paesaggio rurale rimasto in una zona già da tempo presa di mira dalla Regione Toscana e dalle precedenti amministrazioni.
Quali siano state le ragioni per cui la Regione Toscana abbia escluso queste aree da quelle soggette alla tutela, prevista dalla normativa regionale, resta un punto di domanda a cui non troviamo spiegazioni.
Soprattutto la porzione di terreno triangolare compreso tra la SS 398 e il fiume Cornia, ha una notevole importanza anche per molti degli animali presenti nell’Oasi WWF Riserva Regionale Padule Orti – Bottagone e per molti uccelli migratori e stanziali che usano quell’area come zona di caccia.
Uno tra questi è il Falco di Palude, specie sempre più rara nelle nostre zone di cui una coppia è nidificante nei canneti residui della zona industriale. E’ vero che questi uccelli sono abituati a cacciare anche ad una certa distanza dal proprio nido ma basta guardare la foto aerea di Google per capire il motivo per cui privilegiano l’area di Bocca di Cornia: semplicemente perché intorno non è rimasto altro posto. L’uomo, con le sue attività, si è mangiato tutto il territorio e le aree relativamente “naturali” sono ormai limitate. La presenza di questi animali, certamente difficile in un contesto già ampiamente compromesso, potrebbe quindi risentire in modo definitivo della privazione di un così importante territorio di caccia.
Inoltre la presenza di abitazioni rurali di pregio intorno alle aree interessate porterà grosse svalutazioni delle stesse una volta che saranno attorniate da una così imponente distesa di pannelli fotovoltaici anche perché gli impianti, se approvati, resteranno in loco per 30 anni e i 102.524 pannelli fotovoltaici impiegati saranno un rifiuto da smaltire non indifferente…
Dispiace molto apprendere che alcuni proprietari terrieri abbiano deciso di vendere i loro terreni alle società proponenti, quei terreni che i loro predecessori resero coltivabili dopo una grande opera di bonifica durata anni, che hanno dato tanto anche a loro stessi e al territorio, ma che adesso lasciano che vengano stravolti, snaturati. Tra l’altro la diminuzione degli emungimenti dai pozzi Aferpi, presenti in zona, di acqua di falda per l’industria e l’aumento delle piogge di questi ultimi anni hanno portato questi terreni ad una diminuzione del cuneo salino presente rendendoli più fertili.
Diciamo quindi sì al fotovoltaico su capannoni, parcheggi, edifici pubblici e privati, ma non certo ad impianti a terra di grandi dimensioni in aree agricole, che snaturano ciò che resta di un ormai limitato territorio rurale, con tanti saluti alla tutela del paesaggio e alla fauna presente.
Lista civica Lavoro & Ambiente