COVID: NESSUNO CI SALVERA’ PROGETTIAMO OGGI IL NOSTRO FUTURO
Il nostro “Grillo Parlante” prova a fare una analisi di quello che accadrà nel nostro paese nel prossimo futuro, sulla base degli accadimenti di questi giorni. Buona Lettura.
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La situazione epidemiologica si mostra improvvisamente (?) fuori controllo. Gli esperti spiegano che è accaduto, perché non si è approfittato per tempo del vantaggio concessoci da un duro e lungo periodo di confinamento e governo e regioni hanno mancato al loro dovere organizzativo.
Il negoziato sul NGEU (più banalmente Recovery Fund) è rallentato e reso per noi pericoloso a lungo termine da istanze che erano note già nel trionfante luglio e c’è da aspettarsi che l’avanzare del virus anche in altri paesi porti ad una riduzione dei benefici (?) che potrebbero esserci riservati. Dunque, i conti pubblici sono sotto stress e lo saranno sempre di più, senza che sia stata adottata alcuna concreta misura che consenta di immaginare che i denari spesi si convertiranno in crescita e senza che vi sia lo spazio per ulteriore debito per investimenti (i denari non sono infiniti). Anche in questo caso, gli esperti possono rimproverare al Governo scarsa lungimiranza e ridottissima concretezza.
La Caritas, ancora prima che salti il tappo costituito dal blocco dei licenziamenti, denuncia una crescita dei poveri esponenziale, come quella dei contagiati. Le tensioni sociali erano prevedibili e avrebbero potuto essere affrontate imponendo un discorso di verità che spiegasse che il rinforzamento di tutela di chi è già tutelato ha lo stesso effetto protettivo della linea maginot: inesistente, se non a livello psicologico e per brevissimo periodo. In concreto, imponendo, anziché un blocco dei licenziamenti, una sorta di patto di solidarietà generale, che, magari con una ridotta cig dei dipendenti pubblici, consentisse di costituire un fondo per un reddito d’emergenza (non di cittadinanza, ma d’emergenza).
Il clima politico, già deteriorato da una parossistica coltura dell’ignoranza al potere, è stato ulteriormente inquinato dal fatto che tutti i protagonisti del dibattito (giornalisti compresi) non sono minimamente capaci di affrancarsi dai clichés che hanno proposto negli ultimi lustri e, dunque, privi di ogni discorso di prospettiva, non possono far altro che acuire lo scontro fideistico, per non sparire nel volgere di una notte.
E la pancia del paese è riavvoltolata dalla tensione e dal pessimismo e dallo sconforto che la percezione, anche non consapevole, di tutto ciò inevitabilmente provoca.
Sono possibili due approcci: si aspetta il peggio, che forse non è ancora arrivato, per rimboccarsi le maniche; si comincia a lavorare, per salvare il salvabile, che del resto non è poco.
Purtroppo, la seconda alternativa non consente deleghe. Non è possibile immaginare che arrivi un cavaliere bianco che ci salvi (neanche quello che onomasticamente pare il branco dei nemici di San Giorgio). È un lavoro che si può fare solo in tanti, anzitutto rinunciando a privilegi che, comunque, saranno spazzati via; assumendosi responsabilità che, comunque, ci toccheranno a breve; progettando un futuro che, comunque, non potrà essere un discorso solo di altri.
Abbiamo però come paese enormi risorse: liberiamoci del senso che qualcun altro deve fare per noi; che è colpa del governo (ladro) se piove e riprendiamoci le nostre ricchezze, il valore del lavoro e del vicinato, la fantasia per immaginare un mondo migliore.
Avv. Paolo Cicico