RIMATERIA: “LA PIAZZA” CHIEDE TRASPARENZA E REFERENDUM SULLA DISCARICA
Piombino (LI) – L’imminente decisione sul destino (l’ennesimo) di Rimateria e della discarica di Ischia di Crociano (perché la prima controlla la seconda ma potrebbe operare anche in altri settori all’interno del SIN di Piombino) sta scaldando gli animi di chi, dopo numerose battaglie nel 2018 e 2019, oggi vede un potenziale rischio di restaurazione dell’ampliamento (i famosi 100 campi di calcio a 36 metri di altezza) originale proposto per quella discarica. Leggiamo insieme la lunghissima nota prodotta da “La Piazza” su questo argomento.
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Perché il Sindaco non dichiara pubblicamente cosa intende fare riguardo a Rimateria? Sono mesi che glielo chiediamo e non si è mai degnato di rispondere. Negli ultimi giorni ha vagamente
accennato al fatto che intende fare una proposta a Rimateria per permettere ai privati di continuare a lavorare. Crediamo che tale proposta sia pronta da diverso tempo e già nota ai privati e ai numerosi altri attori di questa pantomima: solo i cittadini sono tenuti all’oscuro.
Davvero il Sindaco vuole andare a firmare un accordo senza prima avere consultato la città? Perché non organizza, prima della firma, un Referendum dove tutti potranno valutare la “proposta” che intende portare alla trattativa? Ricordiamo quando in piazza gridava: “i cittadini hanno il diritto di dire la loro opinione e per la discarica”, quando affermava con Parodi e Bezzini: “non un metro cubo in più rispetto a quanto autorizzato!”
In quei giorni i cittadini si dichiararono contro l’aumento dei volumi della discarica, ci sono centinaia di firme depositate in Comune a testimoniarlo: le ignorerà come fece il PD? Ha cambiato idea sulla democrazia e su Rimateria? Neanche lui vuole sottoporre al giudizio dei cittadini le sue scelte?
Intanto non possiamo non commentare alcune frasi di apparente buonsenso che si leggono sui giornali e che ci fanno onestamente rizzare i capelli. Sì, perché sono gli stessi slogan della vecchia
amministrazione, gli slogan che ci hanno portato ad avere una montagna puzzolente di rifiuti speciali provenienti da tutta Italia alle porte della città, a pochi metri dal mare. Una montagna che ci
è cresciuta sotto il naso gestita in modo scorretto dalla società pubblica che ne era proprietaria che, chissà come (già, COME? Perché a dire il vero stiamo ancora aspettando il responso della famosa commissione d’inchiesta), è riuscita a creare una voragine di debiti e nel tentativo di nasconderli ha venduto la maggioranza delle quote ai privati.
Ma vediamo se li riconoscete, questi slogan:
“Una società di rifiuti non può essere spenta e riaccesa a piacimento. Dobbiamo fare in modo che sia viva, perché ne avremo bisogno nel momento in cui faremo le bonifiche”.
Ne avremo bisogno quando, scusate? Questa affermazione non ha fatto altro che permettere che venissero portate a casa nostra montagne di rifiuti da ogni dove, rifiuti che sono tutto tranne il frutto di bonifiche o gli scarti derivanti dall’attività siderurgica.
La discarica è così arrivata a 36 metri e pretende continuamente nuovi spazi da riempire con rifiuti provenienti da fuori saturando in tempi velocissimi quelli che via via vengono autorizzati, oltretutto senza mai rispettare le prescrizioni ricevute. Se oggi partissero le bonifiche la discarica non ha più gli spazi che aveva ottenuto 5 anni fa per tale scopo. Cosa vogliamo fare aspettando le bonifiche continuare a farla crescere fino a farla arrivare al mare? E’ illusorio pensare che una discarica saldamente in mano ai privati (come affermato più volte dal Sindaco) si metta al servizio delle bonifiche! L’esperienza di questi 5 anni lo ha definitivamente chiarito!
“Una società che fallisce lascerebbe una bomba ecologica innescata, perché una discarica chiusa continua a fermentare e necessita di essere gestita”.
La discarica deve certamente essere chiusa in sicurezza: era stato dichiarato che sarebbe stata chiusa oggi, una volta esauriti gli spazi autorizzati con l’ennesima variante. Inoltre, per come è sempre
stata gestita, è un problema ecologico anche se resta in funzione e, non so se ve ne siete accorti, ma la società è già di fatto fallita due volte (ricordate il “buco” di 50 milioni di cui parlò Caramassi?) E non l’ha certo fatta fallire il Comune, ha fatto tutto da sola! È riuscita a fallire là dove altri hanno fatto profitti e quando era perfino sostenuta dalle tasse. Sarà interessante vedere come ci sia riuscita, quando finalmente la commissione d’inchiesta ci comunicherà gli esiti delle sue indagini.
Evidentemente qualcuno i profitti li ha fatti e i soldi da qualche parte sono andati. Ma questa è un’altra storia. Oggi, dopo 5 anni di gestione in mano ai privati, è di nuovo sull’orlo del
fallimento. Eppure sono state conferite altre montagne di rifiuti: dove sono andati a finire quei soldi? La società è riuscita a continuare a lavorare, grazie alle continue proroghe concesse
dalla Regione, anche se gli impianti e le strutture risultavano non a norma, anche se è stato trovato un tracciante del percolato nei pozzi circostanti la discarica. Sapete cosa significa? Che il percolato potrebbe avere inquinato la falda superficiale.
Le “ulteriori indagini” che già lo scorso anno dovevano essere urgentemente effettuate per vederci chiaro in questa storia del percolato sono state rimandate ancora.
Rimandate? Perché? Avete considerato che se la falda superficiale è inquinata dal percolato potrebbe essere da rimettere in discussione anche le modalità con cui dovrebbero tra poco partire le bonifiche della falda del SIN, avete considerato che la falda superficile e quella profonda sono in comunicazione nella zone isolotto di Ischia e del padule ed addirittura un piezzometro è stato chiuso perchè si temeva che attraverso di esso aumentasse tale contatto?
Avete considerato cosa significherà oggi per gli abitanti di Colmata altre centinaia di migliaia di metri cubi di rifiuti speciali e per futuro dei nostri figli una discarica sopra un padule a due passi dal mare? Le necessità della gestione “post mortem” di una discarica sono coperte solo in parte dalle fidejussioni e questo è vero oggi e continuerà ad essere vero in futuro. Chi dovrebbe metterci il resto dei soldi oggi?
Facile: chi è responsabile del fallimento stesso. Chi ha concesso continue deroghe, chi ha finto di non vedere che si stava formando un buco di bilancio disastroso, permettendo a gestioni discutibili di andare avanti a inquinare e a rovinare un bene che era di tutti.
“Concedere nuovi spazi di coltivazione, ottenendo in cambio di dedicarne una parte alle bonifiche e di riattivare la piattaforma TAP per il riciclaggio delle scorie, sarebbe una
mediazione accettabile per il bene della città” Toh, è esattamente quanto fatto e riproposto dal vecchio PD.
Su questa affermazione ci ha perso le elezioni. Peccato che quanto avvenuto in questi 5 anni hanno evidenziato come in mano ai privati tale idea sia irrealizzabile! E poi… la TAP? Ma davvero? Quella che è stata lasciata a marcire, nonostante i fondi europei con cui era stata realizzata? Quella che è in condizioni talmente disastrose che per il riciclaggio delle scorie già si era passati a ipotizzare l’utilizzo di impianti mobili a noleggio?
Ci permettiamo di ricordare che per le infrastrutture (stradali, portuali, ferroviarie) non si è mai neanche proceduto a vincolarle all’utilizzo del misto cementato, di cui fra l’altro non è chiara la certificazione e l’autorizzazione al commercio. Esistono oggi tali vincoli per sottofondi stradali o altri utilizzi? Nel passaggio da ASIU a Rimateria abbiamo già concesso circa
nuovi 500.000 metri cubi: quanti altri dovrebbero essere concessi per accontentare i privati? Per poi di nuovo trovarsi nelle stesse condizioni di oggi con una discarica ancora più grande da chiudere?
“La nostra discarica tratta rifiuti speciali. La normativa italiana prevede che la gestione abbia una componente privata, essendo attività a mercato”.
Vero. La presenza di soci pubblici non è prevista. In Rimateria i soci pubblici c’erano e in quota maggioritaria perché la mission della società era di pubblica utilità, strategica per il territorio e per il
recupero ambientale del locale SIN. L’ingresso con quote di maggioranza assoluta dei soci privati ha comportato un radicale cambiamento negli obiettivi dell’azienda: offrire spazi per accogliere
rifiuti, ottenendo il massimo profitto possibile, rinunciando a riciclaggio e comprimendo al massimo i costi impiantistici. Salvo poi accorgersi che, così facendo, si incorreva in denunce, sequestri con sospensione dell’attività, dinieghi alle istanze di AIA, etc…si deve continuare così?
“Decine di famiglie vivono sugli stipendi di questa società”.
Come detto sopra, il fallimento è frutto della cattiva gestione della società stessa. Davvero pensate che la gente creda che tutto questo sia successo per difendere quei posti di lavoro?
Se i dipendenti sono in questa deplorevole situazione è, di nuovo, colpa della società: col passaggio dal conferimento di rifiuti solidi urbani all’attuale ricerca di rifiuti speciali sul territorio nazionale, ha sprecato l’opportunità di transitare tutti i lavoratori a Sei Toscana e di utilizzare strutture e mezzi per la necessaria e urgente bonifica del territorio insieme alla chiusura in sicurezza della discarica. I lavoratori sono al pari dei cittadini vittime di scelte sbagliate e dovrà essere garantito comunque il loro diritto al lavoro, ma non accettando il ricatto di progetti industriali dannosi per il territorio. Insomma, li avete riconosciuti? Sempre e solo i vecchi slogan.
In merito ad essi i cittadini piombinesi si sono già chiaramente espressi, portando avanti una visione radicalmente diversa. I cittadini si sono espressi in parte anche in cabina elettorale, decidendo di affidare il futuro del loro territorio a chi aveva promesso di fermare il continuo aumento degli spazi di discarica: ne aveva fatto il proprio cavallo di battaglia al punto di aprire la campagna elettorale proprio dal piazzale antistante Rimateria e promettere non un solo metro cubo in più per la discarica. I cittadini hanno creduto a tutto, persino a una variante urbanistica che individuava un parco urbano sulle aree richieste per nuove discariche.
Invertire la marcia (anziché cambiarla), oltre a smentire quanto promesso in fase elettorale, richiederebbe piena trasparenza su cosa si intende proporre, su quali accordi si intendono fare con la società, su cosa si è disposti a concedere e su questo invitare la popolazione a pronunciarsi.
Ricordiamo tutti che il rifiuto del REFERENDUM da parte del PD è stato l’inizio della sua fine, alla guida del Comune di Piombino.
I CITTADINI DE “LA PIAZZA”