«DON ORFEO E’ REALMENTE POVERO. NON ESISTONO FONDI»
Suvereto (LI) – Riportiamo una nota giunta in redazione dei “Fedeli alla PFR originale” che vogliono puntualizzare alcuni dei passaggi del precedente articolo su Padre Orfeo Suzzi e sulla sua comunità avente sede a Prata di Suvereto.
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«Spettabile redazione del Corriere Etrusco,
in relazione all’articolo da Voi pubblicato lo scorso 13 aprile sulla comunità della Piccola Famiglia e su Padre Orfeo Suzzi ci teniamo a chiedere alcune precisazioni ed integrazioni per un quadro più esatto e completo della vicenda.
Alcune affermazioni inesatte, peraltro riteniamo da voi semplicemente riportate, ed alcune incompletezze rischiano infatti di fornire una immagine del tutto fuorviante rispetto alla realtà dei fatti.
Don Orfeo “povero” (il virgolettato è il vostro) è effettivamente povero, così come la attuale comunità della Piccola Famiglia del Risorto che si trova a Prata di Suvereto, costituita insieme a monaci e religiose che non hanno condiviso la trasformazione della comunità della Piccola Famiglia della Resurrezione, fondata a Valleripa di Mercato Saraceno (FC) dallo stesso padre Orfeo.
Padre Orfeo non è “scomparso”, ha dato le dimissioni dalla originaria comunità, insieme ad altri religiosi dopo l’avvenuto commissariamento e le nuove impostazioni decise dalla diocesi di Cesena-Sarsina. È comunque sempre rimasto reperibile con e-mail e telefono.
La questione della apertura di società finanziarie a Londra, ampiamente riportata con intenti denigratori da parte della stampa e dal servizio andato in onda nella trasmissione “Fuori dal Coro” fa parte delle accuse per le quali il Vescovo di Cesena ha avviato nei confronti di padre Orfeo un processo penale canonico che è in fase di svolgimento, dopo che una precedente sospensione a divinis è stata annullata su intervento della Congregazione del Clero.
In ogni caso sulle società finanziarie non sono mai transitati fondi, le società sono chiuse da tempo per non essere mai state operative.
Non esistono fondi e la gestione economica della Comunità originaria della Piccola Famiglia della Resurrezione, con bilanci sottoposti a verifica dalla Diocesi di Cesena-Sarsina in occasione del commissariamento avvenuto nel 2019, non ha dato adito a contestazioni.
Le società erano state a suo tempo costituite per sostenere ed eventualmente creare nuove presenze e missioni della Comunità, fino a poco tempo fa presente anche in Mozambico, a Gerusalemme ed a Cogollo di Vicenza, oltre che a Valleripa di Mercato Saraceno ed in India.
Ma ora la nuova gestione ha venduto o dismesso alcuni monasteri e missioni.
Padre Orfeo, come dimostrano documenti e realtà dei fatti, non si è mai arricchito ed ha sempre comunicato al Vescovo i propri progetti. […]
A Prata di Suvereto Padre Orfeo ed i religiosi pregano e lavorano secondo i ritmi monastici. Hanno luce e riscaldamento, il posto è semplice e dignitoso. Pagano l’affitto ed hanno regolare domicilio e richiesta di residenza.
Le monache, anche le indiane, hanno tutti i documenti in regola, alcune risiedono in Italia regolarmente da oltre 10 anni, sono adulte e libere di scegliere.
Inoltre, a differenza di quanto da voi riportato, bisogna dare atto al Vescovo di Cesena-Sarsina monsignor Douglas Regattieri di aver sempre acconsentito al rinvio nell’avvio del processo extragiudiziale per consentire agli avvocati d’ufficio (il primo ha poi rinunciato) di approfondire la conoscenza della vicenda.
Il Vescovo Regattieri ha invece rifiutato la richiesta dell’avvocato difensore di trasformare il processo da extragiudiziale, dove il Vescovo è contemporaneamente accusatore e giudice, a giudiziale, con un giudice terzo estraneo al contenzioso.
Padre Orfeo povero (e non “povero Orfeo”) non è che si fa chiamare Abbà, ma è Abbà, che nel senso del monachesimo orientale significa appunto “padre”.
Tanto altro si potrebbe raccontare sulle vicende e le ingiuste accuse.
Anche per evitare e chiarire infondato (e imprecisato) chiacchiericcio restiamo a disposizione, in maniera aperta e trasparente, così come siamo sicuri aperta e trasparente sia la vostra voglia di informazione».
Fedeli alla PFR originale