TAVERA: UNA PIAZZA PER RICORDARE IL PRINCIPATO DI PIOMBINO
Piombino (LI) – Nedo Tavera fa una proposta al Sindaco di Piombino di grande lungimiranza, proponendo alla città di riprendersi la propria storia, durata oltre 400 anni e cancellata con un colpo si spugna nel ‘900. Piombino era un fiorente Principato di grande importanza nazionale ed internazionale. Ed è giunto il momento, come è stato evidenziato da molti, che quella lunga storia sia riscoperta e valorizzata, per ridare una identità ad una città che l’ha persa.
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Illustrissimo Signor Sindaco di Piombino,
Mi corre l’obbligo di perorare l’appello, inascoltato, che il compianto prof. Ivan Tognarini rivolse all’Amministrazione locale nel 2012, nel contesto degli atti di un convegno sull’antico Stato di Piombino raccolti in una pregevole pubblicazione di vari Autori, dal titolo: Piombino, storia di un principato, della serie Nuovi Quaderni dell’Archivio Storico.
L’interessante contributo in questione a cui mi riferisco: Il Palazzo della Piazzarella a Piombino, si concludeva così:
«Qualche modesta proposta. L’intitolazione della piazza a Giovanni Bovio evoca e simboleggia quel lungo secolo di storia della Piombino democratica e operaia, aperto dalla conquista della maggioranza consiliare e della nascita del Comune socialista nell’estate del 1902. La nuova giunta socialista, messasi all’opera allorché ne venne in possesso, intitolò la “piazza annessa all’ex bagno penale”, una piazza che non aveva più un nome e una identità, a Giovanni Bovio.
L’intitolazione significava anche far nuovamente assurgere a una nuova dignità quella che era stata, nel passato, la Piazzarella.
D’altrode però quella piazza, perlomeno nella parte che dal Palazzo si proietta verso la punta del promontorio, può assumere la funzione di ricordare con il proprio nome un
lungo capitolo di storia della città e del territorio di Piombino, quattro secoli densi di eventi e di personaggi.
Intitolare quella parte della piazza al Principato non costituirebbe un atto di piaggeria o di assoggettamento nei confronti di un passato che può essere criticamente riesaminato e ricostruito con criteri rigorosamente filologici e scientificamente corretti, ma che non può essere dimenticato o rifiutato.
Sarebbe un atto di riconoscimento nei confronti della storia. Credo che l’edificio potrebbe essere chiamato Palazzo dei Principi di Piombino, e lo spazio antistante piazza del Principato di Piombino».
Signor Sindaco, mi permetto di chiederLe l’approvazione della giusta proposta avanzata a suo tempo dall’esimio Prof. Tognarini, non accolta dalle precedenti Amministrazioni e
che anch’io modestamente ritengo di fare mia. Proposta tanto più valida, apprezzabile e significativa dal momento che è stato sciaguratamente abbattuto l’ancora più prezioso Palazzo dei Principi di Cittadella e che, se realizzata, si configurerebbe come il primo atto ufficiale di rivalsa da parte del Comune, sul piano storico-culturale, e di conseguente esecrazione per l’inaudita barbarie avallata dallo stesso Comune nel 1959-60.
Da rilevare, infine, che una tale operazione, altamente educativa a costo zero, può prefigurare grande prestigio per la Città di Piombino e dovuto apprezzamento per la sua memorabile storia antica. Il Palazzo monumentale in questione è attestato essere appartenuto al ramo principale ed a rami cadetti o collaterali di Casa D’Appiano e fu abitato, in ultimo, negli anni Trenta del Seicento, dal Principe Belisario, deposto dal dominio di Piombino con l’avvento della dinastia Boncompagni Ludovisi.
Voglia gradire, Signor Sindaco, i miei profondi ossequi.
Nedo Tavera