RIMATERIA: COSA SUCCEDE ADESSO? I COMMENTI DEL COMUNE E DELLA POLITICA
Piombino (LI) – il fallimento della società che gestisce la discarica ha generato molte riflessioni, alcune vere e alcune false. La politica poi ha voluto fare tutta una serie di distinguo sul tema. Una cosa è certa. Il 21 di maggio una fase storica della città, quella basata sulla “Città dei rifiuti” si è conclusa e già da oggi chi amministra questa città dovrebbe pensare ad attuare il famoso “Piano B”, quello basato su una società pubblica di scopo che si occupi delle demolizioni, delle bonifiche, del recupero del percolato, eccetera, e che lo faccia utilizzando la forza lavoro proveniente dagli esuberi JSW e Rimateria. Chi vivrà vedra…
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FERRARI: I CITTADINI E I COMUNI NON PAGHERANNO IL FALLIMENTO DI RIMATERIA: LO DICE LA LEGGE
Non abbiamo cercato il fallimento della società Rimateria ma una cosa è certa: non saranno né i cittadini né i Comuni del territorio a pagare di tasca propria. E non per partito preso ma perché lo dice la legge.
Da oggi governeremo la situazione: lo faremo insieme alla Regione Toscana, stimolando il futuro curatore fallimentare affinché gestisca il sito, si preoccupi immediatamente della raccolta del percolato e della caaptazione del biogas. Arriverà poi il giorno in cui la Regione eserciterà il potere sostitutivo e prenderà il posto del curatore per eseguire la messa in sicurezza permanente, con la copertura definitiva, la regimazione delle acque e tutte quelle attività che porteranno a chiudere definitivamente la discarica.
Questo adesso è il nostro obiettivo.
E nel far questo voglio ribadire un dato oggettivo e tranquillizzare i miei concittadini: non ci saranno conseguenze economiche negative, come qualcuno vorrebbe far credere. Non è necessario scomodare commercialisti o avvocati per capire che la società Rimateria è una Società per azioni e, come tale, risponde con il proprio patrimonio e non con quello dei propri soci.
Qualcuno potrebbe obiettare che dal fallimento di Rimateria ne conseguirebbe anche quello di Asiu, già in liquidazione, che per fallire aspettava solo di sapere se poteva incassare o meno ulteriori somme dai soci privati (condizione contrattuale legata all’allora paventato raddoppio dei volumi di discarica). Ebbene sì, anche Asiu fallirà (era scontato già da anni, da quando cioè entrò in liquidazione) ma anche in questo caso i Comuni soci non risponderanno direttamente con i propri patrimoni.
Non può spaventare neppure la causa promossa più di un anno fa da Navarra, al pari di altre ipotetiche, con cui il privato chiede 24 milioni di euro al Comune di Piombino e ad Asiu: oggi più che mai, atteso che il fallimento è arrivato perchè la Regione non ha concesso ulteriori spazi in discarica a causa delle irregolarità nella gestione del sito e non perchè il Comune ha approvato la variante urbanistica con cui ha cambiato la destinazione di quei terreni oppure, più genericamente, perchè non ha più sposato politicamente il progetto di raddoppio della discarica.
Gli sforzi che adesso dobbiamo fare sono indirizzati a dare tutela ai lavoratori e a gestire quel sito, assicurando così alla città intera che lì dove qualcuno aveva ipotizzato una maxi discarica per rifiuti speciali provenienti da fuori non verrà più portato un metro cubo di rifiuti.
Questa fu la decisione che i cittadini presero due anni fa, scegliendo di contrastare un progetto che avrebbe fatto di Piombino un polo dei rifiuti e gli avrebbe impedito di guardare avanti e di disegnare un futuro migliore.
Francesco Ferrari
Sindaco di Piombino
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CARLA BEZZINI: BEZZINI PESANTE DISINFORMAZIONE SULLA VICENDA DELLA DISCARICA
Si stanno leggendo troppe inesattezze, affermazioni confuse e contraddittorie, per cui è opportuno fare chiarezza, su una vicenda, come quella di Rimateria, in cui ancora oggi si fa disinformazione pesante con il solo scopo di legittimare e difendere quella politica che ha sulle proprie spalle la drammatica responsabilità di scelte che hanno inciso pesantemente sulla nostra comunità. Ma non si può più difendere l’indifendibile con la mistificazione: ecco perché l’unico modo per fare chiarezza è leggere i documenti che esistono e che danno esattamente contezza della vicenda.
Il 31 marzo 2021 la Regione Toscana ha dichiarato non accoglibile l’istanza di AIA presentata dalla società Rimateria
causa la mancata ottemperanza alle prescrizioni imposte dalla VIA rilasciata a novembre 2019 e in base alle quali l’autorizzazione poteva essere rilasciata solo a completa ottemperanza di quanto disposto. Dal 31 di marzo niente è cambiato, per cui quell’atto mantiene intera la sua validità. L’alternativa è avviare un nuovo procedimento di VIA.
Di recente invece la società ha presentato due nuove richieste, ed è a queste che si riferiscono i vari comunicati quando parlano di “aperture da parte della Regione”. Vediamoli.
Con la prima, ha chiesto la possibilità di realizzare una copertura provvisoria della ex-Lucchini, meno costosa rispetto alla definitiva, motivandola con la necessità di non precludersi la possibilità di ampliamento di volumi, nel caso la Regione rilasciasse l’Aia.
La Regione ha risposto che non ci sono motivi ostativi alla realizzazione di opere di copertura provvisoria, che non siano in contrasto con la realizzazione della copertura definitiva che deve comunque essere fatta” Questo, fatte salve eventuali osservazioni da parte degli enti competenti. Quindi una lettera di risposta, non un decreto autorizzativo.
Con la seconda, la società ha chiesto di aumentare i volumi di conferimento sugli spazi attualmente autorizzati, a seguito del processo di assestamento del corpo dei rifiuti: la regione ha autorizzato 6000 metri cui in più (non 65000 come scrivono alcuni o 25000 come scrivono altri) nei limiti temporali stabiliti: cioè entro gennaio 2022. Chi scrive mesi aggiuntivi dice cose non vere: i termini della chiusura del cono rovescio rimangono gli stessi stabiliti dal cronoprogramma. Inoltre, su questo, la Regione ha richiesto la presentazione di documenti integrativi , al fine di una disamina più completa, e il pare di ARPAT.
Appare chiaro, quindi, che non c’è nessuna intenzione da parte della Regione di recedere da quanto prescritto in sede di VIA. Non potrebbe fare altrimenti.
Gli enti si muovono mediante decreti e delibere, non con le lettere di “apertura”. Del resto lo stesso assessore regionale Monia Monni ha spiegato tutto con parole che il Comune di Piombino non può non condividere:”Va detto chiaramente: la Regione in questa complessa vicenda è stata sempre chiara, esplorando tutti gli spazi possibili per individuare le opportune soluzioni. Ognuna di queste, però, non poteva che poggiare sul rispetto delle norme ambientali, che è sempre la precondizione per qualunque progetto venga vagliato dall’amministrazione regionale”.
Carla Bezzini, assessore all’Ambiente
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COMITATO SALUTE: ALTRI 20 O 30 ANNI DI RIFIUTI A PIOMBINO?
A questa domanda ha già risposto, nel 2019, la maggioranza dei cittadini che ha chiesto di fermare il business legato ai rifiuti, che non porta alcun vantaggio economico alla città ma ha la pretesa di trasformare un polo siderurgico in un polo di rifiuti. In quell’occasione, la maggioranza dei cittadini ha chiesto alla nuova Amministrazione Comunale, che si stava insediando , un’inversione di marcia.
Bene ha fatto quindi questa Amministrazione che ha tenuto fede agli impegni presi in campagna elettorale, servendosi di tutti gli strumenti urbanistici in suo possesso e controllando costantemente, con l’ausilio di Enti preposti come Arpat, il rispetto delle normative di Legge sempre più stringenti a garanzia della tutela del territorio e della cittadinanza.
Bene hanno fatto le Istituzioni Regionali a partire dall’Assessore all’Ambiente Monia Monni , che ha visitato il nostro territorio a pochi mesi dal suo insediamento, dimostrando una spiccata sensibilità per le problematiche che attanagliano il nostro territorio e che ha preteso il rispetto delle Leggi .
Ma la situazione è precipitata e crediamo che nessuno di noi poteva nemmeno immaginare un epilogo del genere, in così breve tempo. Se venisse confermato il fallimento dal Tribunale ci troveremo di fronte a una nuova sfida.
Sulle responsabilità di quanto accaduto è scoppiato il dibattito in città e sui social. Quello che dovrebbe veramente interessare a questo punto, quello che interessa al Comitato, non sono le sterili polemiche, ma le strade percorribili. Non quello che si sarebbe dovuto fare, ma quello che saremo in grado di fare. E’ fuori dubbio che la discarica non potrà restare così come la lasceranno i soci privati, una volta andati via, andrà messa in sicurezza e gestita. Questo è il compito di cui si dovranno fare carico le Amministrazioni locali e regionali. Potremo prendere ad esempio altre amministrazioni di altre Regioni che hanno dovuto affrontare problematiche simili su discariche dismesse, presenti nei loro territori. Regioni che hanno stabilito i criteri per finanziare gli interventi degli Enti locali e i criteri tecnici degli interventi medesimi. Di certo, il Comitato Salute Pubblica continuerà a chiedere che vengano effettuati i carotaggi il prima possibile, rimandati ormai per troppo tempo, indispensabili, ora più che mai, per capire quali interventi si renderanno necessari per la messa in sicurezza di Ischia di Crociano.
Di seguito riportiamo i link di due articoli che trattano di discariche dismesse presenti in altre regioni italiane.
https://www.varesenews.it/2021/03/lombardia-50-discariche-abusive-dismesse-la-regione-fissa-criteri-adeguarle/1319411/
Il Comitato Salute Pubblica Piombino Val di Cornia
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RIMATERIA: ECCOCI ARRIVATI ALL’EPILOGO DELLA VICENDA
Alla fine i soci privati di RiMateria hanno dichiarato la loro indisponibilità a proseguire con la procedura di Concordato in Continuità aprendo la strada del fallimento della società. Riteniamo quindi che con estrema urgenza debba essere aperto un tavolo di crisi aziendale in Regione in quanto ente competente in materia di rifiuti, cosa che intendiamo fare attraverso i nostri portavoce in Consiglio Regionale.
Tralasciamo per un attimo responsabilità presenti e passate sulle quali avremo modo di tornare, se non per ribadire che la tanto discussa variante ha prodotto gli effetti che avevamo preannunciato senza peraltro aver mai messo la parola fine sull’ipotesi di raddoppio dei volumi di discarica. Adesso però dobbiamo concentrarci sulle criticità contingenti, sicuramente di natura ambientale, ma anche e soprattutto di tipo occupazionale.
La procedura fallimentare rappresenta un salto nel buio, alla luce del fatto che RiMateria non è un’azienda canonica, ma ha funzioni di presidio ambientale sulle quali non possono cessare le attività quotidiane senza causare danni ambientali irreversibili, gestione del Bio Gas e del Percolato solo per citare le più impattanti. Oltre a questo va considerato il fatto che le prescrizioni AIA sulla vecchia discarica devono ancora essere completate ed il Cono Rovescio è a tutt’oggi in fase di coltivazione.
Le fidejussioni da sole non basteranno a coprire l’intero importo degli interventi ed oltretutto si attendono tempi biblici per la loro attivazione. Tuttavia ad oggi possiamo solo attendere le decisioni di un Curatore Fallimentare, che deve ancora essere nominato, prima di avere un quadro certo sulle future evoluzioni.
Fin da subito però ci si deve occupare delle sorti dei dipendenti e delle loro famiglie chiedendo l’immediato avvio della procedura per l’ottenimento della Cassa Integrazione Straordinaria.
MOVIMENTO 5 STELLE PIOMBINO
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PD: CON RIMATERIA NON FINISCE SOLO UN’AZIENDA
Con Rimateria non fallisce solo un’azienda, che è già drammatico per un territorio come il nostro che soffre ormai da anni di un arretramento strutturale dell’occupazione.
Con Rimateria perdiamo un progetto a disposizione di tutti per risolvere i problemi annosi che riguardano la città di Piombino, a partire dalle bonifiche e dalla chiusura in loco degli scarti da lavorazione dell’industria siderurgica.
La vera mission di Rimateria.
Una questione tanto strategica se si pensa che, nell’ottica di una ripartenza delle acciaierie, ora bisognerà aggiungere al conto, già salatissimo, questo nuovo altissimo costo di una qualche ditta proveniente da chissà dove che dovrà svolgere lo stesso compito che avrebbe potuto fare Rimateria.
Queste cose le perdiamo tutti. Le perde anche chi protesta per continuare a nascere a Piombino, senza domandarsi come ci si vivrà a Piombino. Facendo quale lavoro. Le perde chi racconta che il territorio non ha saputo diversificarsi.
Dimenticando le 800 mila presenze turistiche all’anno che sono state costruite da imprenditori coraggiosi e da amministrazioni comunali che avevano capito da decenni che il futuro risiedeva in una pluralità di insediamenti produttivi che riguardano le spiagge, la nautica, l’agroalimentare.
Oltre all’acciaio. E che non hanno mai visto una contrapposizione con la discarica finché non c’è stata da vendere, per vincere le elezioni, Piombino come città dei rifiuti. Una cosa mai esistita.
Con Rimateria va in frantumi, tra cori di giubilo che non sorprendono neanche più, un altro sito industriale della Val di Cornia che assicurava lavoro a 42 addetti e poteva, se spinto nella direzione originaria del riciclo, garantire sviluppo positivo e ancora maggiore occupazione.
Solo chi aveva il fallimento di Rimateria come obiettivo, può vivere questo dramma con tranquillità e vendere ricette preconfezionate senza esibire un atto che le certifichi.
Dove sono i soldi per il famigerato parco pubblico che sostituirà un pezzo della discarica? Dove sono i soldi per la bonifica della 36 ettari che servirebbe moltissimo all’insediamento di nuove imprese portuali. Esiste un documento? Andrebbe mostrato a chi in queste ore vive il dramma della perdita del posto di lavoro o si interroga se Rimateria diventerà un mostro ambientale che resterà lì per decenni.
Dire che queste cose le pagherà lo Stato o la Regione senza esibire nessun accordo, è più o meno quello che dicono tutti e che, di solito, fa in modo che tutto resti così com’è.
Quello che c’è di certo è che dobbiamo occuparci con urgenza di 42 famiglie a cui certo non basta una pacca sulla spalla e la rassicurazione su un futuro ancora tutto da scrivere e del tema ambientale, pesante come un macigno, di una discarica che dovrà essere gestita e accompagnata alla sua fine. Con ingenti investimenti attualmente senza padri e madri.
Salvare Rimateria, significava questo. Non salvare una discarica ma un progetto di risanamento ambientale che non impediva ma anzi avrebbe favorito la diversificazione.
PD Piombino
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“AMARE PIOMBINO” E LA DISCARICA: IL FALLIMENTO DI RIMATERIA È IL PEGGIORE EPILOGO CHE POTESSIMO ATTENDERE
Il fallimento di Rimateria è il peggiore epilogo che potessimo attendere, anche se prevedibile e le dichiarazioni deresponsabilizzanti del sindaco sono inaccettabili e contraddittorie, inesistenti quelle dell’assessore competente Carla Bezzini. Il sindaco prima dice che“L’eventuale fallimento della società è una circostanza che spaventa, ma in cui le istituzioni non hanno potere d’azione …” e fa bene aessere spaventato, perché ora che non abbiamo più il gestore, ilproblema ambientale è più grande di prima. Chi ottempererà alle prescrizioni ?
Dopo l’annuncio del fallimento sempre il sindaco dichiara che:”Rimateria era, di fatto, già fallita da qualche tempo”- questo ci fa pensare che in questi due anni di governo Ferrari, l’amministrazione non si sia preoccupata del fatto che una società partecipata dallo stesso Comune di Piombino attraverso Asiu, versasse in uno stato economico pessimo e che dovesse avviare un processo di risanamento economico e contestualmente ambientale. Il sindaco prosegue e dichiara: ”L’unico modo per evitare questo epilogo sarebbe stato continuare nel percorso tracciato dalle precedenti amministrazioni, concedendo il raddoppio dei volumi, incuranti delle conseguenze sulla salute e sulla tutela del territorio”. Si poteva invece elaborare un nuovo piano industriale, con meno della metà dei metri cubi previsti dal piano originario, un accordo con l’azienda che avrebbe consentitodi ripianare il debito e mettere in sicurezza tutte le discariche curando proprio la salute dei cittadini. Difficile ora tirarsi fuori da questa vicenda, quando è il Comune che ha indirizzato l’ambito in oggetto verso una destinazione a parco pubblico urbano, ancora meno si possono ignorare gli eventuali riflessi contabili sul Comune di Piombino per un eventuale contestuale fallimento di “ASIU”,partecipata dello stesso Comune. In due anni di amministrazione non si è visto un passo avanti sulle questioni ambientali e ora otteniamo la definitiva certificazione che anche il tema discariche resterà appeso per molto altro tempo. Non ci dimentichiamo inoltre che pende una causa milionaria sul Comune, con possibili riflessi su chi ha avallato queste scelte e sui cittadini. Semplicistico e mortificante l’auspicio a posteriori di risolvere la situazione occupazionale, quando era chiaro che sarebbe arrivata. Dichiarazioni minimaliste quelle dell’ Assessore regionale Monia Monni, qualcuno avrebbe dovuto raccontargli la storia di Rimateria, da dove veniva quel buco di bilancio e le enormi responsabilità politiche del partito cui appartiene.
Quando di fronte alla crisi della siderurgia il Pd rispondeva con un modello di sviluppo imperniato sui rifiuti, per Ferrari fu semplice impostarci una campagna contro, ma dopo servivano le soluzioni e non sono arrivate. Impianti di trattamento rifiuti in situ restanocuriosamente presenti nel Piano Strutturale adottato, anche se questocontrasta col parco pubblico della variante F6 approvata in Consiglio comunale, regna quindi molta confusione su quest’argomento. Il futuro andrebbe pensato con lungimiranza, le stesse bonifiche del SIN potevano essere un volano per ripensare gli spazi disponibili delle vecchie discariche siderurgiche e utilizzarli per il recupero, il riciclo e lo smaltimento in sicurezza dei rifiuti speciali e speciali pericolosi del nostro territorio. Questo si poteva fare richiedendo la convocazione del comitato esecutivo dell’Accordo di Programma perché rivedessel’utilizzo dei soldi delle famose bonifiche da utilizzare anche per rimuovere tutti i cumoli, portando Rimateria, come impianto di prossimità, a svolgere tale ruolo.
Coordinamento Amare Piombino
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IL FALLIMENTO DI RIMATERIA VISTO DA “LAVORO E AMBIENTE”
Il fallimento di Rimateria era scritto nei fatti, fin dalla stessa costituzione di una socioetà nata per coprire l’enorme debito accumulato negli anni da Asiu, nel silenzio complice dei comuni soci, quei comuni che ora cercano di scaricare ogni responsabilità (le loro responsabilità) sulla nuova amministrazione di Piombino. Avessero vigilato sui bilanci di ASIU, Rimateria non sarebbe neppure nata e quella mostruosa discarica. gestita in modo medievale, non ci sarebbe. E se fosse stato per loro, la città oggi avrebbe il destino segnato da altre due grosse discariche di rifiuti speciali maleodoranti. Più che di Rimateria questo è il fallimento della loro politica.
Ora, il PD e tutti i suoi satelliti, accusano l’amministrazione di Piombino di “non aver tutelato la SUA società e di non aver agito in modo da favorire la sua continuità”. Affermazioni che denotano sostanziale ignoranza dei fatti: la società non è del comune, ma dei privati cui loro l’hanno venduta (in un’operazione sciagurata ) e la continuità non è stata fermata dal comune, ma dagli organi competenti che ne hanno riscontrato la conduzione difforme alle prescrizioni. E’ finito il tempo delle proroghe e dei pareri morbidi: la vicenda delle concerie toscane è li a ricordarlo.
Quando hanno creato Rimateria forse non avevano previsto la ribellione di un’intera città e nemmeno le incrinature di un sistema di gestione finito dritto dritto nelle reti della magistratura. Anche richiamare la variante è segno di ignoranza: la non accoglibilità dell’AIA, decretata dalla Regione Toscana, non ha niente a che vedere con la variante, ma è esclusivamente dovuta alla mancata ottemperanza delle prescrizioni imposte dalla VIA e dal mancato rispetto delle norme ambientali. Quindi il fallimento è responsabilità dei soci privati che hanno realizzato profitti milionari senza curarsi, finchè hanno potuto, dei costi ambientali .
Del resto quando hanno comprato le quote avevano chiaro il quadro: 50 milioni di debito, una discarica gestita per loro stessa ammissione in modo piratesco, una VIA ancora non rilasciata e autorizzazioni tutt’altro che scontate. Un imprenditore non fa investimenti e piani industriali sulla base di promesse e garanzie verbali. Cosa si aspettavano il PD e I suoi satelliti , che in sede di valutazione sugli impatti ambientali, questo comune continuasse ad ignorare le irregolarità e il mancato rispetto delle prescrizioni? Cosa si aspettavano, che il comune continuasse ad accettare altri milioni di metri cubi di rifiuti speciali provenienti da mezz’Italia in una discarica gestita in difformità a quanto previsto dalla legge? Cosa si aspettavano, che la Regione continuasse a chiudere gli occhi? Lo scandalo delle concerie ha precluso queste possibilità.
Ora si apre un nuovo capitolo per questo martoriato territorio: siamo certi che questa amministrazione metterà in atto tutto quanto sarà necessario sia per la tutela dei lavoratori, sia per evitare ulteriori impatti ambientali. Si apre la strada del risanamento vero e della risalita di questo territorio.
Lista civica
Lavoro & Ambiente