MISERICORDIE: «IL PRESIDENTE GIANI HA PRESO UNO SVARIONE “EPOCALE”»
Piombino (LI) – Riceviamo e pubblichiamo da Don Mario Magni, corettore della Misericordia di Piombino.
«Il Presidente Eugenio Giani ha preso uno svarione “epocale”, affermare che le Misericordie siano aziende è indecoroso ed offensivo. I Governatori delle Misericordie ed i membri dei Magistrati non percepiscono un euro, ed oltre all’impegno nello svolgere i servizi erogati dalle associazioni che guidano, hanno tutti gli oneri di chi ha precise responsabilità amministrative e giuridiche. Ritenere che costoro siano imprenditori è indecoroso, con tutto il rispetto per chi legittimamente fa impresa, il solo pensarlo mortifica i principi che animano ogni singolo volontario delle Misericordie.
Da 800 anni al servizio delle comunità, mantenendo integri i valori fondamentali, nonostante i cambiamenti avvenuti con il passare del tempo. Considerare le Misericordie come aziende è solo un’affermazione per giustificare le inadempienze della Regione. Se i servizi svolti dalle Confraternite di Misericordia e da tutte le altre associazioni di volontariato avessero i prezzi di mercato e non le tariffe delle convenzioni, la Regione sarebbe obbligata a sborsare cifre molto più onerose. Sarebbe opportuno che il Presidente Giani fosse meglio informato in tal senso. Se le Misericordie chiedono ciò che gli spetta, non è per un punto preso, ma per andare avanti dovendo sostenere spese immani per il mantenimento dei mezzi e delle strutture, soprattutto al tempo della pandemia.
Migliaia di volontari formati in tutta la Toscana che prestano la loro opera per gli altri con le loro divise giallociano, questo è l’emblema delle Misericordie. Dedicare il tempo agli altri è la cosa più bella al mondo, nessuno chiede riconoscimenti o plausi, ma il rispetto è fondamentale. Ebbene, Giani non ha rispettato le Misericordie ed oltre 800 anni di storia, proprio lui che si ritiene uno storico e partecipa a trasmissioni culturali. Perlomeno, abbia il coraggio di chiedere scusa ed ammetta di aver sbagliato».