CAMPING CIG: NESSUNO PARLA PIU’ DI RIMATERIA E DEI SUOI LAVORATORI
Piombino (LI) – Riceviamo e pubblichiamo integralmente dall’associazione Camping CIG.
«Dei lavoratori Rimateria si sono dimenticati tutti. Ugualmente oggi pochi parlano della situazione ambientale delle discariche: inaccettabile che il biogas dalla discarica non coperta si sprigioni nell’aria o che sia solo bruciato in torcia, inoltre la probabile non più efficiente manutenzione dell’impianto di estrazione e trattamento del biogas può dare origine ad incidenti; inaccettabile quanto denunciato tempo fa da ARPAT relativamente al livello oltre il limite di guardia raggiunto dal percolato nei serbatoi di raccolta. Avere mandato a casa la maggior parte dei dipendenti crea pericoli ambientali oltre che un danno ai lavoratori.
La curatrice fallimentare deve garantire la sicurezza delle discariche per fare questo dovrebbe fin da subito riassumere un maggior numero di operativi per la gestione del percolato, la pulizia delle canaline, il controllo del biogas, il controllo delle coperture, ecc. Ed in prospettiva riteniamo interessante la proposta del gruppo “La Piazza” dove sostengono che sarebbe possibile non lasciare al prossimo compratore privato la ditta ma in alternativa formare una società pubblica costituita da Invitalia, Comuni e Regione per rilevare l’azienda. Propongono quindi una nuova società a completo controllo pubblico il cui scopo sarebbe quello di rendere possibile ad un minor costo le numerose bonifiche ed i lavori pubblici già previsti e finanziati dallo Stato: trincea drenate per la messa in sicurezza della falda, la strada a quattro corsie per il porto, ecc. Tali lavori origineranno rifiuti da mettere in discarica.
Ad esempio per la trincea drenante è già prevista la spesa per la costruzione di “depositi” in loco dove metter le terre di scavo non riutilizzabili. Riattivando Rimateria gli spazi presenti potrebbero riempirsi con quanto di non riciclabile proviene dalle bonifiche e dai lavori pubblici. Il futuro dell’azienda si dovrebbe basare poi sulla riattivazione della T.A.P. capace di trattare i cumuli di materiali siderurgici presenti nel SIN, le demolizioni edili, ecc, i capannoni potrebbero essere utilizzati anche per la gestione dei rifiuti urbani e la raccolta differenziata, il riciclo della carta e del cartone, riciclo dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, ecc. Per il settore dei rifiuti e dell’economia circolare dove si inserirebbe Rimateria sono previsti dal PNRR cospiqui finanziamenti a fondo perduto per le aziende pubbliche.
Tale ditta pubblica potrebbe riscuotere immediatamente le fideiussioni per la chiusura a norma delle discariche esaurite e provvedere alla messa in sicurezza dell’intera area compresa quella dei cumuli. Inoltre anche noi riteniamo plausibile quanto detto a proposito dei nuovi privati che potrebbero rilevare la ditta fallita. I nuovi privati per ottenere ricavi punterebbero a creare il massimo profitto destinando gli spazi di discarica ai rifiuti speciali provenienti da fuori, non riassumerebbero la maggior parte del personale, vorrebbero altri rilevanti volumi di discarica da gestire secondo i loro interessi, non investirebbero per mettere in sicurezza gli impianti ed una volta esauriti gli spazi a disposizione abbandonerebbero la zona lasciandola nel degrado.
Ci sembra quindi che la proposta del gruppo “La Piazza” sia da valutare attentamente: noi abbiamo centinaia di ettari da bonificare per restituirli in parte alla città ed in maggior quantità alle industrie che potrebbero utilizzarli per creare nuovi posti di lavoro, per fare le bonifiche sarebbe utile trasformare Rimateria in una società pubblica come quella creata a Cornegliano, con una una discarica esclusivamente dedicata a tali opere come nel SIN di Casale Monferrato. Prendiamo l’occasione di questo comunicato anche per rinnovare il nostro invito ad un incontro ai lavoratori Rimateria, per loro come per noi cassaintegrati JSW il ruolo della politica e dello Stato è di fondamentale importanza.
Coordinamento Art. 1 Camping CIG
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La Piazza: Rimateria, Arpat nega su indicazione dell’Autorità Giudiziaria l’accesso agli atti
«Sulla questione Rimateria e sui problemi ambientali ed occupazionali ad essa collegati, “La Piazza” ricorda che lo scorso settembre ha proposto di inserire tutta l’area delle sue discariche all’interno del SIN e della trincea drenante, strategia che renderebbe effettiva la messa in sicurezza operativa dell’intera falda superficiale e che consentirebbe di ricevere finanziamenti statali per la bonifica dell’area (che andrebbero ad aggiungersi alla riscossione delle fideiussioni).
Questa proposta a metà dicembre è stata approvata all’unanimità dal Consiglio Comunale di Piombino: a distanza ormai di due mesi, visto il pesante silenzio sceso sulla questione, ci chiediamo se a tale approvazione abbia fatto seguito la doverosa e urgente azione verso il Ministero.
Intanto rendiamo pubblici anche i suggerimenti che in estate presentammo alle forze politiche: avremmo voluto comunicarli insieme ai risultati delle ultime indagini ARPAT, ma questa volta nonostante la nostra formale richiesta di accesso agli atti ARPAT non ci ha fornito i documenti relativi alle indagini ambientali svolte nella discarica. Per la prima volta, il responsabile del procedimento di accesso ha negato “temporaneamente l’accesso su indicazione dell’Autorità Giudiziaria ex art 329 del cpp”, articolo che impone l’obbligo del segreto sugli atti di indagine compiuti dal pubblico ministero e dalla polizia giudiziaria fino alla chiusura delle indagini preliminari.
La situazione ambientale è sicuramente sull’orlo del collasso, ma supponiamo che le indagini in corso non ci abbiano permesso di sapere quanto. A giorni richiederemo nuovamente ad ARPAT i risultati delle ultime indagini compiute nell’area Rimateria.
La curatrice fallimentare è comunque tenuta ad ottemperare alle prescrizioni Regionali in merito alla sicurezza, soprattutto riguardo alla situazione del percolato (che deve essere prelevato più spesso dalle vasche di raccolta). La soluzione passa necessariamente dalla chiusura della discarica esaurita e dalla riscossione delle apposite fideiussioni. I vecchi compratori si sono ritirati e non sappiamo a cosa mirino quelli nuovi, sempre che ci siano. Siamo certi che la vendita a nuovi privati non potrà comunque portare al risanamento ambientale, né potrà risolvere il problema occupazionale: da sempre i privati si occupano di fare profitto e non di investire sulla messa a norma degli impianti, né di riattivare gli impianti (TAP) capaci di trattare i cumuli del SIN.
La situazione disastrosa dell’area gestita da Rimateria ci ha spinti a chiedere alle Amministrazioni Comunali (Piombino, Campiglia e San Vincenzo) e a tutte le forze politiche di non accettare che quella che era una società pubblica sia venduta all’asta a nuovi privati. Abbiamo proposto in alternativa un percorso che vede gli Enti Locali, la Regione ed il Ministero della Transizione Ecologica, con Invitalia, lavorare per riacquisire il pieno ed esclusivo controllo pubblico di Rimateria, al fine di creare una SpA di scopo per il risanamento ambientale del SIN di Piombino. Effettuare le bonifiche con un’azienda di nuovo pubblica, ad esse esclusivamente dedicata, consentirebbe di ridurre sensibilmente le spese e rimettere finalmente a posto l’intera area.
Se Rimateria fosse messa al servizio delle bonifiche del SIN e della protezione ambientale della Val di Cornia, lo Stato trarrebbe vantaggio dall’avere un’impresa di proprietà (diminuirebbero i costi della bonifica della falda, della rimozione dei cumuli, del trattamento delle terre scavate per realizzare la strada e la ferrovia di accesso al porto, ecc).
Gli spazi già autorizzati in discarica dovrebbero essere utilizzati esclusivamente per i materiali provenienti dalla bonifica (terre della MISO della falda, ecc.) del SIN ed eventuali ampliamenti dovrebbero essere legati esclusivamente alle necessità di bonifica del SIN di Piombino.
La nostra proposta di creare una azienda pubblica per il risanamento ambientale non è un’utopia: esperienze simili si sono già avute a Casale Monferrato ed a Cornegliano».
La Piazza Val di Cornia