PIOMBINO: RIGASSIFICATORE, PER USB ZERO OCCUPAZIONE E COMPENSAZIONI RIDICOLE
Piombino (LI) – Ha senso realizzare un rigassificatore a Piombino? Per il Governo italiano potrebbe essere una ipotesi nel piano degli snodi strategici del piano di emergenza nel caso in cui la Russia dovesse interrompere l’arrivo di gas. Ma per realizzare l’opera servono anni e i rischi per il territorio sembrano tutt’altro che trascurabili. Al momento in Italia sono 3 i rigassificatori presenti: a Porto Piro in Veneto, a Panigaglia a La Spezia e uno a 12 miglia dalla costa di Livorno.
L’Italia acquista dalla Russia circa 29 miliardi di metri cubi di gas, circa il 40% del gas che importiamo. Circa 15-16 miliardi di metri cubi potrebbero essere rimpiazzati da altri fornitori, principalmente statunitensi, e per i restanti l’obiettivo è di riuscire a essere indipendenti. Sembra inoltre che il premier Mario Draghi la prossima settimana porterà in consiglio dei ministri un decreto per sbloccare la realizzazione di nuovi rigassificatori nella penisola.
Ma questi impianti solitamente vengono istallati a largo della costa o protetti da colline che impedirebbero in caso di incidenti, o eventi bellici di coinvolgere la popolazione.
_________________________________
USB: AUMENTI DEI COSTI ENERGETICI E NUOVO RIGASSIFICATORE DI PIOMBINO. FACCIAMO IL PUNTO.
In questi giorni abbiamo letto alcuni articoli di stampa riguardanti la possibile installazione di un nuovo “rigassificatore” GNL a Piombino. Prendendo spunto da questi annunci vorremmo provare a chiarire la nostra posizione.
La crisi Ucraina ha reso manifeste tutte le debolezze che, sia il nostro paese ma anche gli altri Stati Europei, hanno in merito all’approvvigionamento energetico. Al di là come la si pensi, dal punto di vista politico, il primo dato è il seguente: Nonostante i vari annunci, in Italia un vero progetto (sostenuto da investimenti consistenti) di riconversione energetica verso fonti sostenibili non è mai decollato. Manca chiaramente la volontà politica.
Oggi, a distanza di 10 anni esatti dall’entrata in funzione del rigassificatore OLT di Livorno, siamo ancora fermi al palo. Si parla di riaprire le centrali a carbone, di un ritorno al nucleare e, ancora una volta di rigassificatori. Se la crisi Ucraina e le sanzioni contro la Russia potevano “insegnarci” qualcosa questa non è sicuramente la strada giusta. Un conto è riaprire, temporaneamente e sull’onda dell’emergenza, alcune centrali ferme. Un conto e mettere in campo una progettualità di medio e lungo periodo che continui ad essere incentrata sui combustibili fossili. Partendo dall’esperienza Livornese vogliamo dire alcune cose ai cittadini e ai lavoratori di Piombino.
Il rigassificatore di Livorno è sostanzialmente una grande nave metaniera (costruita rigorosamente in cantieri navali esteri) collegata ad una stazione gas a terra che funziona da collettore per l’ingresso del metano nella rete. L’iter per la sua installazione è durato 7 anni ed è costato circa un miliardo di euro (soldi in parte sborsati da noi tutti con una maggiorazione in bolletta). Con un impatto occupazionale vicino allo zero e compensazioni ridicole per i Comuni interessati. Arriviamo quindi al punto.
Perché si dovrebbe mettere in campo un nuovo investimento tanto consistente per vederne i frutti eventualmente tra anni? Il nostro paese, ma anche la stessa Piombino, hanno bisogno di questo? Con quale faccia i soliti noti si presentano oggi sponsorizzando quest’opera dopo anni di promesse mai mantenute per quanto riguarda l’acciaieria?
Partendo dal presupposto che qualsiasi attività industriale ha bisogno di (tanta) energia , mettere insieme acciaieria e rigassificatore, oltre ad essere scorretto dal punto di vista comunicativo in quanto stiamo parlando di infrastrutture legate all’approvvigionamento nazionale di gas e non certo di un’opera con ricadute dirette sui territori, è un modo per prendere ancora tempo sul futuro del nostro impianto siderurgico. Oltre ai tempi lunghi, sul piatto della bilancia, bisogna mettere anche i rischi dal punto di vista della sicurezza e l’impatto ambientale. Argomenti non certo trascurabili.
Come Unione Sindacale di Base ci mettiamo a disposizione per intraprendere un percorso comune di discussione per arrivare a delle proposte serie sul futuro industriale di Piombino a partire dall’esigenza delle bonifiche dei siti, da veri investimenti per il nostro territorio sulle fonti rinnovabili di qualsiasi tipo fino alla possibilità di un progetto basato sull’idrogeno green.
USB LIVORNO e PIOMBINO.