TOSCANA: GLI IMPIANTI PER I RIFIUTI SULLA COSTA E NON DOVE CI SONO PIU’ ABITANTI
Rifiuti Toscana, Landi: “Regione abdica a ruolo di decisore e toscani continueranno a pagare”. Il Portavoce dell’Opposizione: “Gran parte degli impianti sono sulla costa e non dove ci sono più abitanti”.
“Con questa inedita procedura la Regione ha abdicato al suo ruolo di decisore su un tema di grande rilievo in una regione in cui si fa poca differenziata, si continua a conferire in discarica, dove le tariffe sono le seconde più alte in Italia, dove si esporta rifiuti all’estero, come in Olanda, dove mandiamo 4,5 tonnellate e loro dal trattamento producono energia. Il risultato è che senza pianificazione lasciamo che a decidere siano altri, con il rischio di una concentrazione di impianti sulla costa e non dove c’è più popolazione e si producono più rifiuti. E con la certezza che da qui a quando gli impianti saranno operativi passeranno anni, e nel frattempo continueremo ad esportare rifiuti e a pagare tariffe alte”.
Così il consigliere regionale della Lega e Portavoce dell’Opposizione Marco Landi intervenendo nell’aula del Consiglio regionale della Toscana sulla comunicazione dell’assessore all’Ambiente Monia Monni sull’esito della gara sull’impiantistica per i rifiuti.
“Si va verso il piano di economia circolare, ma qui di circolare c’è solo il passaggio di dirigenti dalla politica alle società partecipate”, ha attaccato Landi, contestando il no pregiudiziale ai termovalorizzatori e citando poi un intervento del maggio 2018 dell’allora vicecapogruppo del Pd Monia Monni, oggi assessore all’Ambiente, in cui sosteneva una posizione aperta all’aggiornamento del Piano regionale dei rifiuti ‘senza alcun tipo di dogmatismo ambientale o ideologia preconcetta’.
Se questa fosse ancora la posizione noi saremmo sicuramente d’accordo, ma invece si è deciso di fare un’inversione a U. E a pagare saranno ancora una volta i toscani”.
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Noferi: Ad essere state riciclate sono solo le parole “Economia Circolare” a cui è stato dato un significato diverso.
Bisogna cambiare modo di pensare, adottando nuovi modelli industriali, sfruttando le nuove tecnologie che possono aiutare nella creazione di imballi eco-compatibili e nella diversa organizzazione nella distribuzione delle merci.
L’opinione del Movimento 5 Stelle sulla relazione dell’assessora Monni sul Piano Regionale dei Rifiuti, è estremamente negativa; la Regione Toscana dovrebbe calcolare quanti rifiuti vengono prodotti ogni anno, di che tipo e partendo da questo dato, pensare non solo a diminuirne le quantità ma anche come differenziarli in modo più preciso prima di procedere alla realizzazione degli impianti, perché affidarsi ad un avviso pubblico che chiede al mondo imprenditoriale quali impianti hanno da offrire senza dar loro un’indicazione su cosa serva per affrontare un certo volume dei rifiuti, è un metodo assai poco razionale.
A parte la mancanza di dati tecnici sugli impianti proposti che dovremo acquisire con accesso atti, sarebbe importante sapere come verranno scelti questi impianti e chi valuterà se saranno rispondenti alle necessità della Toscana in termini di quantità e tipologia.
Ad esempio, il quantitativo annuale di Prodotti assorbenti per la persona in Toscana, attualmente è circa 100 mila tonnellate (fonti ISPRA 2021), nella comunicazione dell’assessora Monni è presente solo l’impianto di Capannori proposto da Retiambiente S.p.a. con una capacità di 10 mila tonnellate, quindi solo il 10% del necessario, e il resto?
L’inceneritore di Montale la cui chiusura dal 2023 è stata posticipata al 2026, come e da chi verrà sostituito?
Gli impianti da soli non possono risolvere il problema dei rifiuti se non abbiamo una buona raccolta differenziata, ossia materie prime seconde suddivise per composizione e tipologia (vetro, metalli, plastica, organico ecc.), perché altrimenti è molto difficile il recupero e tantomeno il riuso; soprattutto per la frazione organica è fondamentale puntare ad una maggiore qualità perché sono sempre più numerosi gli allarmi della presenza di plastiche nel sangue umano, segno evidente che è stata contaminata la catena alimentare.
Il problema dei rifiuti non può essere affrontato solo a valle, quando i rifiuti sono ormai prodotti, ma è necessario introdurre meccanismi che ostacolino la produzione di imballi inutili all’origine. Bisogna cambiare modo di pensare, adottando nuovi modelli industriali, sfruttando le nuove tecnologie che possono aiutare nella creazione di imballi eco-compatibili e nella diversa organizzazione nella distribuzione delle merci.
Per quanto riguarda i gassificatori non ci sono novità, è rimasto tutto come prima, anzi i gassificatori-pirolizzatori sono quelli più pericolosi per le sostanze che disperdono; usano la tecnica del riscaldamento indiretto senza combustione o con combustione in difetto di ossigeno per produrre carbonio e gas (idrocarburi vari, idrogeno, CO2), quindi sostanze chimiche che hanno come principale scopo il recupero energetico, non il recupero di materia come chiede la transizione ecologica..
Tutto questo, alla luce della recente condanna della Corte dell’UE all’Italia per l’inquinamento atmosferico, vorremmo capire come si concilia. Non sappiamo se verrà fatto uno studio sugli effetti cumulativi degli impianti sulla qualità dell’aria e la loro compatibilità ambientale.
Abbiamo capito che la maggioranza ha imparato ad usare termini del gruppo semantico ecologista: “economia circolare, riuso, allungamento della vita della materia, rivoluzione verde, minimizzazione degli impatti ambientali, evoluzione tecnologica degli impianti di valorizzazione”, ma poi vuole fare tutto il contrario costruendo inceneritori sotto mentite spoglie come sono quasi la metà degli impianti raccolti con l’avviso pubblico.
In questo avviso pubblico ad essere state riciclate sono solo le parole, a cui è stato dato un significato diverso.
È prevedibile che ancora una volta sia una battaglia a suon di carte bollate con quei territori che da anni si battono per evitare la costruzione di nuovi inceneritori e gassificatori. Tutto questo farà solo perdere tempo prezioso per contrastare una visione vecchia invece di imboccare da subito una strada, non più rinviabile, come quella della diminuzione della produzione dei rifiuti.
Silvia Noferi
Consigliera della Regione Toscana